Dopo due guerre civili e il referendum dello scorso gennaio E' nato il Sud Sudan Il 9 luglio con una cerimonia tenuta nella capitale Juba la repubblica del Sud Sudan ha formalmente proclamato la sua indipendenza da Khartoum. La regione meridionale del Sudan, di quello che fino a allora era lo Stato più grande dell'Africa è diventato il 54° Stato dell'Africa, il 193° del mondo, dopo due guerre civili, sei anni di pace e un referendum per l'autodeterminazione svoltosi nello scorso gennaio. Un avvenimento festeggiato dalla popolazione a Juba e nelle altre città del paese già a partire dal giorno precedente, con cortei che invadevano le strade della capitale con caroselli, suoni, canti e sventolio di bandiere. Alla cerimonia ufficiale presieduta dal presidente del Sud Sudan, Salva Kiir Mayardit, era presente Omar Hassan al-Bashir, il presidente del Sudan che già il giorno precedente aveva annunciato il riconoscimento immediato della nuova repubblica. Anche se molte questioni tra i due nuovi paesi rimangono aperte, a partire da questioni di confine, dal controllo della regione petrolifera di confine di Abyei, e infine alla spartizione dei proventi dell'estrazione del petrolio. La presenza del presidente sudanese era comunque la testimonianza del passaggio di poteri ai dirigenti del nuovo Stato; fino alla cerimonia Bashir era ancora formalmente presidente dell'intero Sudan e Salva Kiir il suo primo vicepresidente. Numerose le delegazioni straniere presenti alla cerimonia, di diversi paesi africani, degli ex paesi coloniali Gran Bretagna ed Egitto, degli Stati Uniti molto interessati al nuovo Stato, soprattutto per le sue ricchezze petrolifere. E non sono i soli. Il Sud Sudan, con nove milioni di abitanti e una superficie territoriale pari a quella di Kenya, Uganda e Tanzania messi insieme, nasce con una dote di molti problemi in parte derivati dalle conseguenze delle due guerre civili combattute contro Khartoum dal 1955 al 1972 e dal 1983 al 2005, costate due milioni di morti e oltre quattro milioni di sfollati. Il trattato di pace firmato nel 2005 tra il presidente sudanese al-Bashir e i dirigenti separatisti del Spla (Sudan People's Liberation Army, nella sigla inglese), prevedeva la formazione di un governo di unità nazionale con rapresentanti delle due parti. Per la regione del Sud era previsto un periodo di autonomia di sei anni, al termine del quale la popolazione tramite referendum avrebbe deciso se rimanere come regione autonoma nel Sudan o decidere per l'autonomia. Nel referendum che si è svolto dal 9 al 15 gennaio scorsi, il 98,8% dei quattro milioni di votanti ha scelto l'indipendenza. Non ancora deciso il destino della contesa regione di Abiyei, che fa parte del problema dei ricavi dello sfruttamento delle risorse petrolifere. Nel Sud Sudan si trova il 75% delle risorse petrolifere dei due paesi i cui proventi sono concordemente divisi al 50%, perché Juba ha il petrolio e Khartoum ha le pipeline, le raffinerie e i terminali. Dalla vendita di petrolio il Sudan ricava 1,5 miliardi di dollari all'anno, il 98% del prodotto interno lordo. E dagli Usa alla Cina sono diversi i pretendenti a metterci le mani sopra. Sul nuovo paese è previsto l'arrivo di una pioggia di soldi, almeno 500 miliardi di dollari di investimenti privati in cinque anni, ha stimato il vicepresidente Riak Machar Teny, che accenderanno molti appetiti; a Juba negli ultimi mesi sono arrivati uomini di affari di tanti paesi, folta la delegazione proveniente dall'Eritrea che ha comprato alberghi e locali, una possibile avanguardia per conto dell'imperialismo americano nella contesa con la concorrente Cina, già fortemente presente nell'area. 20 luglio 2011 |