Un'aberrante proposta partorita dal ventre putrido del governo del neoduce Berlusconi No alla controriforma dell'avvocatura voluta dal gerarca Alfano La "riforma-killer" prevede gravi restrizioni per i giovani avvocati, paletti, numeri chiusi e durissime prove selettive per l'accesso all'avvocatura, rafforzamento dei baroni-avvocati cassazionisti ai danni dei praticanti Numero programmato all'accesso, la pratica forense a costo zero e frequenza obbligatoria della scuola forense fin dal primo anno, cui si potrà accedere solo previo superamento di un esame d'ingresso; poteri ispettivi assegnati agli Ordini degli avvocati di verificare chi davvero svolge la professione e chi no per cancellare dall'Albo chi non esercita. Sono solo alcuni dei punti della controriforma dell'avvocatura voluta fermamente dal gerarca Alfano e sponsorizzata dal presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa, che ha provveduto anche alla stesura. In sostanza negli intenti strategici del governo del nuovo duce Berlusconi vi è il taglio di ben 50mila giovani e praticanti avvocati e il conseguente rafforzamento della baronia avvocatizia, che andrebbe ad ingrossare il già vistoso portafoglio clienti in suo possesso. Paralizzati i giovani avvocati La controriforma Alfano-Alpa prevede delle inaccettabili aberrazioni al punto che l'Unione Giovani Avvocati Italiani (una delle formazioni più rappresentative dei giovani e praticanti avvocati italiani) l'ha ribattezzata "riforma-killer" perché uccide letteralmente speranze e sogni di centinaia di migliaia di giovani dopo aver conseguito la sudata quanto agognata laurea in Giurisprudenza. In sostanza il disegno di legge prevede, tra l'altro: la cancellazione dall'albo di chi non raggiungerà un limite di reddito professionale deciso dagli ordini; una assicurazione obbligatoria per restare nell'albo (art. 11 della "riforma" le cui spese eventuali non sono ancora certificate, ma si aggireranno sui migliaia di euro); un ampio potere di controllo e di ispezione da parte degli Ordini degli avvocati. Le parti più inaccettabili della controriforma riguardano, in particolar modo, la formazione del praticante e giovane avvocato: infatti viene introdotta la formazione coattiva con spese ulteriori per i corsi ed esame finale per avere le specializzazioni necessarie per i differenti rami del diritto; l'introduzione del numero programmato che Alfano e Alpa ripropongono dopo che fu già rigettato dagli universitari, praticanti e giovani avvocati nelle dure lotte a cavallo degli anni 1997 e 2001; all'esame finale di stato, mentre attualmente è possibile portare i codici commentati, l'art. 49 della riforma prevede test di preselezione (come quella informatica prevista dall'art. 45) e l'utilizzo di codici non commentati ("Le prove scritte si svolgono col solo ausilio dei testi di legge senza commenti e citazioni giurisprudenziali..."); agli orali lo stesso articolo renda obbligatorie materie che il candidato può scegliere ancora in maniera facoltativa, rendendo improponibile il carico di studio per l'aspirante avvocato che si decuplica rispetto a quello dell'esame attuale. Verrà cancellata la figura dell'avvocato praticante abilitato alle cause "minori" (che si acquisisce previo esame dopo un anno di pratica), spesse volta valvola di sfogo per i giovani avvocati che devono sbarcare il lunario: l'art. 41 cancella, difatti, il cosiddetto "patrocinio legale autonomo" e l'avvocato abilitato potrà esercitare l'attività professionale solo in sostituzione del suo avvocato-barone dove svolge la pratica. La controriforma conclude le sue nere trame introducendo anche uno sbarramento 'in uscita' affermando che non si potrà sostenere l'esame dopo più di 3 bocciature (art. 43 del disegno di legge) e non potranno sostenere l'esame i pari e superiori di età cinquantenni. Verranno istituite delle scuole forensi a pagamento e fondate sul deprecabile sistema dei crediti, come già accade per l'università e la formazione obbligatoria di circa 250 ore annue (art. 41 e 42 della 'riforma', ma l'Ugai parla addirittura di 400 ore). "Puntiamo a rendere possibile - ha candidamente affermato Alpa - l'esame di abilitazione solo dopo aver frequentato un tirocinio integrato con la frequenza alle scuole forensi". Ma le scuole saranno a numero programmato e, quindi, "solo i praticanti che avranno superato il test di ammissione potranno puntare all'abilitazione". Diametralmente opposto è il giudizio di Gaetano Romano, numero uno dell'Ugai: "ricusiamo in toto la proposta: favorisce le gerarchie ordinistiche e gli avvocati cassazionisti e va a sfavore dei giovani legali, obbligandoli a nuove incombenze come l'assicurazione, che determinerà tra l'altro un aumento delle azioni legali per colpe professionali. Favoriti i boss dell'avvocatura L'esame per diventare cassazionisti, altro punto negativo voluto da Alfano e Alpa, secondo Romano, "è stato voluto da chi cassazionista già lo è e vuole imporlo ai concorrenti". Il presidente dell'Ugai aggiunge che sono bocciate anche "le modalità per ottenere la specializzazione perchè sono burocraticamente insostenibili e impongono 400 ore di formazione, che sono un carico pesantissimo per un professionista che lavora". Noi marxisti-leninisti sosteniamo la giusta lotta dei praticanti e giovani avvocati contro la nera riforma Alfano-Alpa e condividiamo la mobilitazione prevista per il prossimo 28 novembre a Roma. L'accesso all'avvocatura deve essere libero, non a pagamento, senza numeri chiusi o programmati, né restrizioni in "uscita" e in "entrata", nel rispetto pieno del valore legale del titolo di studio che, se dovesse passare la controriforma Alfano-Alpa, diventerebbe carta straccia. Ma anche un corposo dietrofront sul pacchetto "tariffe", con la richiesta di reintrodurre i minimi inderogabili e di abolire il patto di quota lite. Il tutto "calmierato" da una "profonda semplificazione" delle voci in tariffa, svincolate dalla durata del processo e da un "premio", oltre il compenso, per l'avvocato che vince la causa. È durata oltre cinque ore l'ultima assemblea organizzata dal Consiglio nazionale forense, a cui hanno partecipato gli Ordini locali, l'Oua, le Unioni distrettuali e le associazioni forensi per discutere i punti qualificanti della riforma del proprio ordinamento, che sarà poi sottoposta al ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel più ampio progetto di riforma della giustizia. Un testo che sarà pronto, assicura il presidente del Cnf, Guido Alpa. "entro fine mese" e che oltre a rilanciare i temi sentiti dalle associazioni mira a introdurre, di fatto, il numero chiuso per i praticanti e restituire alla categoria quei minimi di tariffa che il primo decreto Bersani ha abrogato per tutte le libere professioni (tranne i soli notai). 2 dicembre 2009 |