Importante iniziativa dei vicentini I No Dal Molin occupano la base Usa In tremila in corteo sotto la pioggia: il prossimo obiettivo blocco dei lavori "La nostra lotta è appena all'inizio", così il Presidio Permanente ha annunciato l'importante iniziativa lanciata sabato 31 gennaio scorso quando circa seicento manifestanti sono penetrati nell'aeroporto Dal Molin aprendosi un varco nella recinzione, nella parte ancora di proprietà dell'Enac e affidata in gestione all'ex società aeroporti vicentini, e l'hanno occupato, cogliendo di sorpresa la vigilanza. Un'azione di lotta che ha mobilitato i vicentini, da anni in lotta contro l'ampliamento della base Usa, con il solito passa parola per impedire l'inizio dei lavori di allestimento della nuova base con la demolizione della caserma abbandonata dall'Aeronautica italiana all'interno dello scalo, previsti per il 2 febbraio. Immediata la controffensiva repressiva del questore Giovanni Sarlo che ha contrapposto ai manifestanti, col supporto della Celere mandata da Padova e da Bologna, uno schieramento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa, tutti pronti a menar le mani e iniziare una battaglia campale. Scontro evitato dal secco comunicato dell'Enac che fa sapere di non essere interessato allo sgombero dell'area, raccogliendo il plauso del sindaco Variati (PD) per aver evitato "di portare le tensioni oltre il punto di non ritorno", cioè alla brutale repressione dei manifestanti alla quale il neoduce Berlusconi, come il suo predecessore Prodi, è solito ricorrere. È la prima vittoria del movimento. Subito viene issato il tendone, messe le bandiere fino sul tetto di un hangar; alle 18 viene organizzata l'assemblea dove in 400 decidono di mantenere l'occupazione. Questa azione di lotta ha riportato alla ribalta la questione e ha ottenuto, secondo il movimento, due importanti risultati politici: il primo è l'apertura di una trattativa tra amministrazione comunale e Enac per far sì che la parte civile del Dal Molin, oggi inutilizzata, sia messa a disposizione della città come parco. Secondo obiettivo: la valutazione d'impatto ambientale autogestita del progetto statunitense prenderà avvio nei prossimi giorni e la sede dell'ufficio tecnico sarà situata all'interno dell'aeroporto Dal Molin. Quella promessa come studio preventivo dal commissario del governo Paolo Costa, definito "il portaborse dell'esercito statunitense", non ha mai visto la luce. A chiudere la tre giorni d'occupazione, mobilitazione e lotta il 2 febbraio si è svolta a Vicenza una fiaccolata, riscuotendo un alto consenso e partecipazione da parte della popolazione: in tremila sfilano per le vie della città fino alla zona occupata dell'aeroporto, sotto la pioggia battente, smentendo quanto affermato da Costa che gli oppositori alla base sono "poche decine di facinorosi che non riusciremo mai a convincere". Il prossimo obiettivo del movimento: fermare e ostacolare i lavori in corso, all'interno della zona militare del Dal Molin. Viva il coraggio e la determinazione dei No Dal Molin che lottano "più convinti di prima che fermarli è possibile". 4 febbraio 2009 |