No alla detassazione degli straordinari Ci guadagnano solo le imprese. Occorrono forti aumenti salariali Quando c'è da fare gli interessi dei padroni, di cui del resto è uno dei massimi esponenti, il neoduce Berlusconi è di parola. In campagna elettorale aveva promesso che avrebbe detassato il lavoro straordinario, e appena formato il nuovo governo è passato all'azione. Nella riunione-sceneggiata del consiglio dei ministri tenutasi a Napoli il 21 maggio scorso, il IV governo Berlusconi ha infatti varato un decreto legge all'interno del quale spicca, appunto, questo provvedimento tanto caro a Confindustria finalizzato a detassare le parti variabili del salario a cominciare dagli straordinari. È vero che alla vigilia era stata annunciata una normativa assai più radicale di quella poi approvata, basata su una detassazione totale dell'extraorario e di altre voci variabili del salario come i premi di risultato, ma questo non ne diminuisce il significato politico estremamente negativo e le conseguenze dirompenti per i lavoratori e i diritti sindacali. I ministri competenti, Maurizio Sacconi per il Welfare, e Renato Brunetta per la Funzione Pubblica, hanno descritto i particolari del provvedimento: la detassazione degli straordinari avrà una prima applicazione sperimentale che durerà sei mesi, da giugno a dicembre; l'imposizione fiscale scenderà dall'attuale 23-25% al 10% come aliquota fissa; sarà applicata per i lavoratori con un reddito non superiore ai 30 mila euro dichiarati nel 2007 con un beneficio massimo che non può superare i 3 mila euro annui. Varrà solo per i dipendenti dei settori privati. I pubblici dipendenti ne sono esclusi, anche se vi è la promessa di varare una misura analoga in un secondo tempo. Si parla di una spesa complessiva per lo Stato di circa un miliardo di euro; ma secondo calcoli sindacali nei primi mesi i soldi a disposizione saranno solo 400 milioni di euro. Sia come sia, il ministro per l'economia (che regge anche il Tesoro) Giulio Tremonti, ha già chiarito che i fondi saranno reperiti attraverso (imprecisati) tagli alla spesa pubblica. La decisione del governo-amico dei padroni di detassare gli straordinari è stata accolta da una chiassosa e volgare ovazione da parte della Confindustria riunita in seduta plenaria nazionale per insediare il neo-presidente, Emma Marcegaglia. La quale sul punto ha dichiarato: "La detassazione degli straordinari e dei premi di produttività... è un primo passo significativo per coniugare produttività e salari". Circa la "riforma" della contrattazione, di cui la suddetta detassazione è parte non secondaria, ha aggiunto: "Noi siamo pronti, spero che la trattativa cominci presto. Dovrà essere lasciata all'autonomia delle parti sociali, se poi il Governo vuole mantenere un'attenzione sul tema, lo condividiamo". La nuova leader degli industriali ha anche sollecitato il governo ad attuare la misura prevista nel Welfare di Prodi che aumenta la decontribuzione sui premi di risultato da 3 a 5 per cento. Di fronte a una misura così sfacciatamente padronale che va ad incidere profondamente in modo negativo sulle relazioni sindacali e sul potere contrattuale collettivo dei lavoratori, che tende ad allungare la giornata e la settimana lavorativa (con sabati e domeniche che diventano lavorative straordinarie) e accentua le difficoltà del controllo degli orari nei luoghi di lavoro, che insomma aumenta lo sfruttamento dei lavoratori, vergognosa risulta la reazione dei vertici sindacali, specie di Cisl e Uil perfettamente allineati sulle posizioni governative. Per il segretario Cisl, Raffaele Bonanni, quelle del governo sono "proposte interessanti". C'è apprezzamento per la detassazione degli straordinari e delle parti variabili del contratto. Rappresentano "una prima risposta che abbiamo sollecitato noi al grave problema dei bassi salari". Un po' meno sbracato il segretario Uil, Luigi Angeletti che giudica la detassazione degli straordinari "un buon inizio, ma non il traguardo" perché c'è da "ridurre le tasse sul lavoro dipendente". Il segretario Cgil, Guglielmo Epifani, esterna alcune critiche, pone delle obiezioni per la verità di scarso rilievo, ma non dice di no. E come avrebbe potuto, visto che nel Protocollo del 23 luglio 2007 aveva sottoscritto misure analoghe? "Era meglio partire - dice sommessamente Epifani - dalle detrazioni ai redditi da lavoro dipendente, dal sostegno alla domanda, sarebbe stata una misura (la detassazione degli straordinari, ndr) più lineare". "La detassazione proposta non serve ad aumento della produttività - è addirittura la preoccupazione del leader della Cgil - perché la differenza la fa solo un aumento di quella oraria che questo intervento non farà salire". Assai più pungenti le contestazioni esternate nelle categorie, come agricoltura, edilizia e commercio, dove il provvedimento rischia di fare maggiori danni. "Detassare le ore straordinarie - ha detto il segretario generale della Flai-Cgil - aprirebbe la strada a un grave peggioramento delle condizioni di lavoro, minerebbe fortemente la sicurezza dei lavoratori e renderebbe carta straccia tutte quelle norme inserite nei contratti sulla gestione degli orari". Nell'edilizia, il provvedimento governativo finirà per incentivare il lavoro nero, attraverso il moltiplicarsi dei contratti part-time: "il rischio - dice il segretario generale della Fillea-Cgil - è di incentivare e legalizzare questa tipologia di contratti, che spesso nasconde forme di lavoro nero. Per le imprese - continua - sarà più facile aggirare la normativa sulla regolarizzazione, invece di regolarizzare 8 ore potranno regolarizzarne 4, e magari metterne qualcuna delle restanti in straordinario". Nel commercio, dove la quota di salario variabile ha dimensioni notevoli e in tanti casi è elargita unilateralmente dall'azienda, vi è il rischio che una parte consistente di essa sia trasferita nel lavoro straordinario la cui detassazione non incide su mensilità aggiuntive, nonché ferie e Tfr. La neo-presidente della Confindustria, con una faccia di bronzo davvero rara, sostiene che la nuova norma sugli straordinari va a vantaggio dei lavoratori. Niente di più falso. È vero il contrario: sono le imprese che ci guadagnano a mani piene. Ci guadagnano in flessibilità orarie e di lavoro, perché risparmiano sul "costo del lavoro" e perché portano avanti il piano di destrutturare la contrattazione collettiva per spostarla in azienda e a livello individuale azienda-lavoratore. In questo ambito passa la logica padronale secondo cui ogni incremento salariale deve essere subordinato a una intensificazione dello sfruttamento della mano d'opera. La detassazione degli straordinari, può rappresentare una risposta per l'incremento per i bassi salari, come vorrebbero far credere governo e padronato? Nemmeno per sogno! Intanto perché la misura tocca solo i lavoratori che fanno straordinari, e questi sono una minoranza. Poi perché non contempla i dipendenti pubblici, il che introduce una divisione tra i lavoratori davvero insopportabile e da respingere con forza. In ultimo, ma non per importanza, c'è la beffa: il lavoro straordinario costa alle aziende molto meno di quello normale. Mentre i lavoratori che effettuano lavoro straordinario, al netto prendono solo il 60% di quanto riscuotono nella paga oraria normale. Questo perché i conti del lavoro ordinario devono tenere conto della retribuzione tabellare, indennità di contingenza, Elemento Distintivo della retribuzione (E.D.R.), festività non godute, tredicesima e quattordicesima mensilità, trattamento fine rapporto lavoro, rivalutazione Tfr, fondo sanitario integrativo e fondo previdenza complementare. Viceversa i conti del lavoro straordinario si basano solo su retribuzione tabellare, indennità di contingenza ed E.D.R. No, gli interessi dei lavoratori passano da tutt'altra parte: va bene la riduzione delle tasse sul lavoro dipendente, ma agendo sulle aliquote Irpef e le relative detrazioni; occorre difendere il contratto nazionale; rivendicare forti aumenti salariali contrattuali; reintrodurre la scala mobile. Occorre condurre una lotta ferma contro la precarietà e le flessibilità padronali e recuperare un reale potere di contrattazione delle condizioni di lavoro nei luoghi di lavoro, a partire dall'orario, dai ritmi e la sicurezza. 28 maggio 2008 |