Non ascoltiamo la predica di Napolitano che ha detto: "Confido che l'accordo ci sarà e senza proteste dei lavoratori" No a modifiche peggiorative dell'art. 18 Monti e Fornero: la "riforma" si farà ma non ci sono soldi per gli "ammortizzatori sociali". Il giornale "la Repubblica" dà notizia di un incontro segreto Monti-Camusso ma la CGIL smentisce Facciamo come i lavoratori e i sindacati greci: assediamo il parlamento Mercoledì 15 e giovedì 16 febbraio è in programma il terzo incontro tra governo Confindustria, Rete Imprese e sindacati confederali CGIL, CISL e UIL. Nel frattempo sono andati avanti gli incontri informali separati e in giorni diversi tra il ministro del Welfare, Elsa Fornero, e Raffaele Bonanni per la CISL, Susanna Camusso per la CGIL, Luigi Angeletti per la UIL, Emma Marcegaglia per Confindustria e Marco Venturi per Rete imprese. Le cosiddette "parti sociali" (sindacati e associazioni padronali) a loro volta si sono incontrate per definire punti in comune in materia di "ammortizzatori sociali", contratto d'inserimento al lavoro per i giovani, riduzione dei contratti precari. Monti e la Fornero si mostrano ottimisti sulla possibilità di portare a termine in breve tempo questa "riforma" considerata essenziale nell'ambito del programma che il governo della grande finanza, della UE e del massacro sociale sta attuando con la forza di uno schiacciasassi. "Ci stiamo avvicinando alla conclusione", ha detto Monti in una recente intervista al "Wall Street Journal". Mentre il ministro del Welfare ha definito "un bel sentiero largo" la strada per giungere a un accordo con le "parti sociali". Nel mirino l'art. 18 Come ciò sia possibile rimane da vedere. Considerando che la stessa Fornero ha anticipato che per la "riforma" degli "ammortizzatori sociali" e la sua estensione alle realtà produttive che attualmente non ne beneficiano non ci sono soldi; perché, è sempre lei a parlare, tutte le risorse pubbliche sono destinate alla restituzione del debito e "ogni euro destinato a una spesa pubblica è sottratto all'altra". E poi rimane sul tavolo la questione dell'art. 18 che il governo vuole in tutti i modi destrutturare e sterilizzare, se non tutto in parte. In questo ambito va segnalata una brutta, invasiva e inaccettabile dichiarazione del nuovo Vittorio Emanuele III, Giorgio Napolitano, ai giornalisti nel corso della sua partecipazione alla riunione informale dei presidenti europei a Helsinki. Riferendosi alla trattativa tra governo sindacati e associazioni imprenditoriali si è detto certo che i partiti non rovesceranno il tavolo per non mettere "in crisi l'esecutivo e a rischio il clima politico". Nello specifico ha detto che: "Confido che questa discussione si concluderà con un accordo e che possa non esserci contro queste misure una protesta, seppur ordinata e legittima (bontà sua, ndr), né tantomeno delle proteste che escano dal solco della legalità che non potrebbero essere tollerate", ha concluso in modo minaccioso il capo dello Stato. Invece di concentrare tutta l'attenzione su come creare nuovi posti di lavoro, specie per giovani, donne e disoccupati, specie al Sud, visto che la disoccupazione è cresciuta e crescerà ancora; su come eliminare, o abbattere drasticamente il lavoro precario e il grande abuso che le aziende ne fanno per esempio con i cocopro, le false partite Iva, gli stage, i voucher, ma anche il lavoro a chiamata, quello in somministrazione, lo stesso contratto a termine, visto che da molto tempo a questa parte ben il 90% dei giovani è assunto con contratto precario, altro che posto fisso! Invece di preoccuparsi di come estendere gli "ammortizzatori sociali" a tutte le realtà lavorative, rendendolo così uno strumento universale estremamente utile e necessario in un momento di grave crisi e di recessione produttiva, di trovare una soluzione alla massa di lavoratori in cassa integrazione lunga e in mobilità che, a causa della "riforma" pensionistica approvata nei mesi scorsi, rischiamo a un certo punto di rimanere senza lavoro e senza reddito. Invece di operare per aumentare il potere d'acquisto dei salari e delle pensioni ha continuato a tenere banco il tema della flessibilità in uscita, della liberalizzazione dei licenziamenti e dunque la manomissione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori. Negli incontri informali con la Fornero è stato il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia a rilanciare la questione: "Abbiamo parlato di tutti i temi della riforma, anche dell'articolo 18 e della flessibilità in uscita". La Confindustria chiede una modifica "della norma dello Statuto dei lavoratori per rendere possibile il licenziamento individuale per motivi economici". Su questo stesso terreno c'è stata un'apertura da parte del segretario della CISL, Raffaele Bonanni, che potrebbe diventare una voragine. Il quale curiosamente sostiene che per "restituire piena efficienza all'articolo 18 e conservandone tutta la validità come strumento antiabuso e antidiscriminatorio" si potrebbe accettare il licenziamento individuale per motivi economici utilizzando la stessa legislazione, la 223, per i licenziamenti collettivi per crisi aziendale. Parliamo di voragine perché questa proposta è stata subito sottoscritta dal segretario della UIL, Luigi Angeletti, e pare che sia condivisa anche dal PD come testimonia un intervento pubblico di Stefano Fassina e Emilio Gabaglio per i quali è giusto valutare la possibilità che i licenziamenti individuali di carattere economico possano seguire "un percorso simile a quello per i licenziamenti collettivi della stessa natura". Le aperture della CGIL di Susanna Camusso La CGIL per il momento si è detta contraria a questa modifica dell'art. 18. Ma sulla CGIL c'è un giallo tutto da verificare e da capire. Il giornale "la Repubblica" in data 12 febbraio ha dato con grande risalto la notizia in prima pagina di un incontro segreto tra Monti e la Camusso "un faccia a faccia - si legge - per sbloccare la trattativa" e per "dare uno sbocco alla riforma del mercato del lavoro" nel corso del quale si sarebbe parlato anche di una norma che sospenda e non cancelli l'articolo 18 per chi esce dal precariato. In caso di stabilizzazione del posto di lavoro per 3 o 4 anni vi sarebbe in pratica il congelamento dell'art. 18 e quindi la possibilità di licenziare senza alcuna conseguenza. La CGIL ha smentito dicendo che si tratta di notizia falsa e infondata, anche se non ci capisce perché "la Repubblica" avrebbe dovuto costruire un falso di questa portata di sana pianta. "È chiaro che la notizia è stata fatta uscire per metterci in difficoltà - ha replicato Vincenzo Scudiere, segretario confederale - per darci il fianco alle critiche di chi l'accordo non lo vuole comunque per far pensare che noi trattiamo fuori dai tavoli". C'è la smentita dell'incontro ma non sono stati confutati i contenuti che in questo incontro sarebbero stati trattati. Checché ne dica Napolitano ci vuole la mobilitazione dei lavoratori. Come stanno facendo in Spagna dove i principali sindacati hanno indetto uno sciopero generale per il 19 febbraio contro la "riforma" del lavoro approvata per decreto dal governo di Mariano Rajoy che smantella il diritto del lavoro e aumenta la libertà di licenziamento. Proprio come intende fare il governo Monti. Bisogna fermare subito Monti e Fornero con lo sciopero generale, prima che i provvedimenti sul "mercato del lavoro" diano un colpo mortale ai diritti dei lavoratori e dei giovani. Bisogna assediare il parlamento come hanno fatto i lavoratori e i sindacati greci. Non ascoltando le prediche del venduto Napolitano. 15 febbraio 2012 |