Manifestazione A Reggio Calabria 50 mila antimafiosi: "No 'ndrangheta" Al grido di "No 'ndrangheta!" il 25 settembre oltre 50 mila manifestanti, in gran parte giovani e studenti, sono sfilati per le vie di Reggio Calabria fino a Piazza Duomo dando vita alla più grande manifestazione antimafia che la Calabria ricordi. Il corteo, a cui hanno preso parte fra gli altri anche numerosi sindaci coi gonfaloni dei rispettivi comuni, è sfilato per le vie della città sfidando a viso aperto lo strapotere delle cosche che nella sola provincia di Reggio, secondo le ultime stime della Direzione nazionale antimafia, hanno costituito un vero e proprio esercito di affiliati organizzati in almeno 73 "sodalizi criminali". L'idea di una mobilitazione generale contro le cosche è scaturita all'indomani dell'attentato dinamitardo compiuto dalle cosche esattamente un mese fa sotto l'abitazione del Procuratore generale Salvatore Di Landro, in pieno centro. A lanciarla è stato "Il quotidiano della Calabria" in collaborazione con le strutture sindacali, con alla testa la CGIL, che si sono occupate di tutta la parte logistica e organizzativa. In testa al corteo lo striscione d'apertura recita: "Insieme per una nuova Calabria"; tutto intorno un fiume di manifestanti sfila con le bandiere sindacali, dei partiti, delle associazioni (Libera, Legambiente, Sinistra Euromediterranea, Arci) e gli striscioni dei comitati antiracket. C'è il Comitato Legalità Ora e Sempre di Corigliano Calabro ma non la sindaca, indagata per mafia, rimasta a casa. "Noi partecipiamo - spiega un gruppo di giovani che sfila con le gerbere gialle, il fiore antimafia che ragazze e ragazzi tengono in mano o appuntato al petto- per dimostrare che un'altra Calabria esiste e che ci sono tanti cittadini che vogliono assumersi le proprie responsabilità agendo in prima linea contro la criminalità. Per questo chiediamo a tutti i media nazionali di dare voce e volto a chi ha scelto di stare dalla parte giusta in una lotta impari ma non impossibile". Presenti anche Gaetano Saffioti, imprenditore del calcestruzzo di Palmi che si è ribellato al racket, e Francesca Anastaso, la madre di Dodò, il bambino di 11 anni ucciso da un proiettile vagante esploso dalle 'ndrine mentre giocava a calcetto in un campetto alla periferia di Crotone. In Piazza Duomo, gremita al punto di risultare troppo piccola per contenere i manifestanti all'arrivo, un fragoroso applauso e una marea di cartelli, slogan e striscioni contro il criminale intreccio fra politica e mafia accoglie il procuratore generale Di Landro che apre gli interventi incitando il popolo calabrese a liberarsi dal giogo delle cosche. Mentre, a conferma della natura filo-mafiosa del governo del neoduce Berlusconi, nessun ministro e nessun esponente si è sentito in dovere di scendere in piazza. Addirittura la gerarca di Viale Trastevere Gelmini ha negato perfino la chiusura delle scuole chiesta dal presidente dell'Antimafia Beppe Pisanu. 29 settembre 2010 |