Non sedersi al tavolo di Berlusconi Con quasi 16 milioni di aventi diritto, un elettore su tre, che hanno disertato le urne, hanno annullato la scheda o l'hanno lasciata in bianco, l'astensionismo si è imposto di forza come il protagonista assoluto di queste importanti elezioni regionali. Calato il polverone propagandistico post elettorale sollevato dai partiti borghesi e dai loro pennivendoli, gli editorialisti e gli analisti della stampa borghese cominciano a prendere atto ed ammettere che l'astensionismo ha invece punito duramente tutti i principali partiti della destra e della "sinistra" del regime neofascista. E cioè che il cosiddetto "trionfo" di Berlusconi è del tutto immaginario e mediatico, avendo il suo partito perso ben due milioni e mezzo di voti a un anno dalle ultime elezioni europee; che il sedicente "tsunami" della Lega neofascista, secessionista, razzista e xenofoba tanto vantato da Bossi si riduce in realtà all'aver mantenuto a stento i voti che aveva già un anno fa, e che solo grazie al crollo del Pdl sembra cresciuta fino a sfiorare il sorpasso nelle quattro regioni del Nord; e infine che l'autoconsolatoria "tenuta" del PD rispetto alle europee a cui si aggrappa Bersani nasconde in realtà la perdita di un altro milione di voti oltre il risultato già pessimo di un anno fa. Si comincia ad ammettere cioè per la prima volta quello che solo noi finora andavamo dicendo da oltre vent'anni, vale a dire che per una corretta e realistica interpretazione dei risultati elettorali e dei flussi di voti non ha alcun senso riferirsi solo alle percentuali rispetto ai voti validi, ma che occorre invece prendere a base i voti assoluti e le percentuali dei partiti rispetto all'intero corpo elettorale. Che non si può più, in altre parole, ignorare l'astensionismo e il peso determinante che esercita sui flussi elettorali, come invece è stato sempre fatto finora da tutti, con l'unanime e arbitrario postulato che fosse un fenomeno puramente qualunquistico e del tutto trascurabile dal punto di vista politico. Via spianata alla terza repubblica Ma se da una parte anche questo nuovo atteggiamento va salutato come un'altra importante vittoria dell'astensionismo, ben altra è la rappresentazione dei risultati elettorali che i partiti e i pennivendoli del regime neofascista continuano come sempre a propinare alle masse. E non c'è dubbio che in questa rappresentazione la parte del leone la facciano il sedicente "trionfo" della Lega e l'immaginaria "vittoria" di Berlusconi. Così almeno appare a livello politico, e nessuno osa contestarlo, nemmeno Di Pietro. Del resto, grazie anche alla contemporanea batosta astensionista subita dal sempre più traballante ed evanescente PD, se Berlusconi si è indebolito sul piano elettorale non altrettanto può dirsi sul piano politico. Non solo perché il "centro-destra" strappa quattro importanti regioni al "centro-sinistra" e il suo governo neofascista viene di fatto messo al riparo per il resto della legislatura, ma anche perché l'alleanza di ferro tra il neoduce e Bossi ne esce fortemente rafforzata. Con un PD sempre più impotente e in stato confusionale, con Fini e Casini ora ridimensionati nelle loro ambizioni di scalzare la sua egemonia nel "centro-destra" e con Bossi ormai pronto a concedergli la controriforma della giustizia, il presidenzialismo, la legge contro le intercettazioni, la "riforma" fiscale per premiare ricchi, evasori e mafiosi e tutti i provvedimenti ad personam che vuole in cambio del federalismo, adesso il nuovo Mussolini ha davanti a sé tre anni tutti in discesa per completare la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, razzista e interventista come previsto nel disegno della P2. E intende sfruttarli fino in fondo per fare le "riforme" istituzionali e costituzionali necessarie a questo nero scopo, come ha annunciato immediatamente dopo il voto. Non a caso il rinnegato Giampaolo Pansa, in un suo fondo sul fogliaccio neofascista e razzista Libero del 31 marzo scorso, sottolineava trionfante che "pochi se ne sono accorti, ma lunedì sera, 29 marzo 2010, è nata la Terza Repubblica", rammentando a tutti i distratti che la seconda era nata nel 1994, sempre per mano dello stesso autore, il neoduce Berlusconi. Anche se questo vile traditore e denigratore della Resistenza si sbaglia su un punto: e cioè che dell'avvento della terza repubblica il PMLI si era già accorto per primo due anni fa e lo aveva denunciato con forza nel documento dell'Ufficio politico del 16 maggio 2008 dal titolo "Abbattiamo il governo del neoduce Berlusconi e la terza repubblica, per l'Italia unita, rossa e socialista". Anche il Quirinale per la "nuova stagione di riforme" Per questa sua "nuova stagione di riforme", annunciata pomposamente per la prima volta anche su Internet, il nuovo Mussolini ha dalla sua anche il nuovo Vittorio Emanuele III. Subito dopo il voto, infatti, Napolitano ha scritto ai nuovi governatori che "servono ulteriori riforme alcune delle quali sono apparse condivise in Parlamento già nella scorsa legislatura". In un successivo incontro definito "molto cordiale", col neoduce al Quirinale, gli ha garantito il suo appoggio a patto che esse siano "condivise" con l'"opposizione". Berlusconi è stato al gioco, pur non rinunciando a sottolineare che se il Partito democratico ci sta tanto meglio, altrimenti il "centro-destra" andrà avanti anche da solo, approvandosi il pacchetto in parlamento a colpi di maggioranza e affrontando il referendum che si mostra sicuro di vincere. Il PD subisce in pieno l'iniziativa di Berlusconi, diviso tra i dalemiani e la destra cattolica che vorrebbero sedersi subito al tavolo delle "riforme" e le correnti facenti capo a Prodi, Franceschini, Veltroni e altri, che non si fidano. Con Bersani, la cui autorità esce molto scossa dal voto, che cerca di barcamenarsi tra le due posizioni dichiarando la sua disponibilità ad un "confronto in parlamento" a patto di anteporre i temi economici e sociali a quelli del presidenzialismo e della giustizia. Ma non escludendoli. Lo stesso Di Pietro ora si mostra possibilista. Intanto influenti settori della "sinistra" borghese, pur non chiudendo la porta al dialogo sulle "riforme", premono disperatamente affinché il PD si dia una scossa per uscire dal pantano e per darsi un leader capace di guidare il "centro-sinistra" a sfidare Berlusconi almeno alle prossime elezioni politiche. In questo senso una parte di essi, come quelli facenti capo al quotidiano di Scalfari e De Benedetti, La Repubblica, guardano sempre più speranzosamente al trotzkista liberale e cattolico Vendola come ad un nuovo Prodi, tanto ormai il presidenzialismo berlusconiano, fondato sul culto del leader "carismatico" e sulla sua capacità di rapporto diretto con gli elettori, si è imposto come metodo dominante anche nella "sinistra" borghese. No a nuove trappole parlamentari Nella vasta ma frammentata area a sinistra del PD, invece, prevale in generale il rifiuto a sedersi al tavolo del neoduce. In particolare nell'area del "popolo viola", degli ex girotondini, degli intellettuali e dei giornalisti non ancora asserviti della televisione e della carta stampata, tra cui quelli che fanno capo a Il Fatto, il quale ha iniziato una campagna contro l'attuale vertice del PD e le sue tentazioni inciuciste, rispolverando per l'occasione lo slogan morettiano dei primi girotondi ("con questi qui non vinceremo mai"). Forse costoro si rendono ormai conto che l'astensionismo di sinistra è una realtà che non si può più esorcizzare e con cui bisogna invece confrontarsi, se si vuol costruire un fronte unito per abbattere il nuovo Mussolini. Anche se c'è sempre il rischio che ricadano nel vecchio vizio di creare nuove trappole elettorali per riportare gli astensionisti all'ovile delle istituzioni borghesi, come il "movimento cinque stelle" del borghese Grillo. Un rischio del genere è insito per esempio nella proposta di De Magistris, lanciata su Il Fatto del 1° aprile, in cui il parlamentare europeo dell'Italia dei valori propone una grande conferenza a metà maggio a Firenze per costruire una federazione di forze che vada da Vendola a Grillo, dall'IdV al "popolo viola", dal Forum per l'acqua pubblica alle "migliori personalità del mondo della cultura e dell'informazione" e così via: "Queste elezioni hanno dimostrato che c'è un fortissimo astensionismo di sinistra. Questa federazione di forze può recuperarlo", dice infatti l'ex magistrato, che peraltro ha ricevuto per tutta risposta da Grillo una sonora pernacchia. Non è questa la strada per unire le forze per combattere il neoduce e la terza repubblica. Rifiutarsi di sedere al suo "tavolo delle riforme" è giusto, ma non basta se ci si limita alla difesa di una Costituzione borghese che ormai non esiste più e si rimane sul terreno del legalitarismo, dell'elettoralismo e del parlamentarismo, col che si finirebbe per fare solo da copertura a sinistra del partito liberale di Bersani succube di Berlusconi e votato anch'esso alla terza repubblica. Noi marxisti-leninisti ribadiamo invece che è ora di muovere la piazza per liberarsi del nuovo Mussolini. È ora cioè che tutti gli autentici antifascisti, gli astensionisti di sinistra che si sono rifiutati di turarsi il naso e di legittimare le istituzioni borghesi, gli intellettuali e i giornalisti che non hanno ancora portato il cervello all'ammasso e non si sono venduti al regime neofascista, si mobilitino e si uniscano al PMLI, che da solo non ha la forza sufficiente per farlo, per smascherare agli occhi delle masse la vera natura di questo regime e per chiamarle a scendere in piazza per abbattere il nuovo Mussolini e la terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, razzista e interventista. 7 aprile 2010 |