Respingere il decreto del ministro Carrozza che regola e peggiora i criteri di accesso all'università No al numero chiuso No alle prove d'accesso all'università Aumenta la selezione di classe e crollano le iscrizioni Università pubblica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti Maria Chiara Carrozza (PD) come ministro dell'Istruzione non ci ha convinto dal primo minuto. Non solo perché, in quanto esponente del governo antipopolare Letta-Berlusconi e rettrice dell'esclusivissima Scuola superiore di Sant'Anna di Pisa, è lontana anni luce dalle problematiche degli studenti e dell'università pubblica italiana allo sfascio, ma anche perché ha reso omaggio al suo predecessore con queste parole: "Ho rispetto per Profumo e le sue scelte. Sul concorso pubblico ha avuto coraggio". Si riferisce al concorso aperto l'anno scorso da Profumo per l'immissione di nuovi docenti, passando sopra ai precari da anni nelle graduatorie e chiuso ai neolaureati. Il suo primo decreto da ministro (DM 449 del 12 giugno 2013), che riguarda i criteri di accesso alle università a numero chiuso (medicina veterinaria, professioni sanitarie, medicina, chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e architettura), è una prova del fatto che la musica non cambia e che questo governo è tutt'altro che amico delle studentesse e degli studenti. Inasprimento dei criteri di accesso e della selezione di classe Al centro del provvedimento sta la ridefinizione dei tempi e delle modalità per l'accesso alle facoltà a numero chiuso. Innanzitutto, il decreto regola il cosiddetto "bonus di maturità", lanciato da Prodi nel 2008 ma introdotto solo da Profumo quest'anno, da sempre inviso agli studenti per la sua funzione odiosa e discriminatoria. Secondo quanto previsto dal decreto, il bonus è assegnato a chi ha ottenuto un voto di almeno 80/100 all'esame di maturità e concede punti aggiuntivi nella valutazione del test d'ingresso all'università, punti (da 1 a 10, quest'ultimo solo per chi ha preso 100 e lode) ottenuti se lo studente alla maturità ha raggiunto minimo 80 in percentuale alla "distribuzione dei voti della propria commissione d'esame nell'anno scolastico 2012/2013". In altre parole, sarà più difficile ottenere un bonus in una ipotetica commissione con una media di 95 rispetto ad una con una media di 85. Stesso meccanismo dovrà applicarsi retroattivamente ai diplomati negli anni precedenti. Si tratta di un bonus estremamente discriminatorio per due motivi: innanzitutto perché penalizza gli studenti provenienti da scuole più svantaggiate, strozzate dai tagli e a corto di personale (soprattutto al Sud) o da famiglie più povere e costretti a contribuire al bilancio familiare, in secondo luogo perché introduce una selezione spietata per ottenere i punti bonus. Inoltre per decreto i test d'ingresso, che erano stati anticipati da Profumo a luglio con evidenti disagi degli studenti che avrebbero dovuto sostenerli appena diplomatisi senza nemmeno avere il tempo di prepararsi, sono stati rimandati a settembre. Ma solo per quest'anno, precisa Carrozza, perché "Per il 2014 stiamo lavorando su un'anticipazione dei test ad aprile". Dalla padella alla brace! Se prima i diplomandi avrebbero incontrato grosse difficoltà a combinare i pesanti oneri dello studio per l'esame di maturità con quelli di un test di ingresso universitario, adesso si troverebbero a dover scegliere l'ateneo e a sostenere l'esame di accesso prima ancora del diploma. Con palesi problemi tecnici: come assegnare il bonus di maturità se i test saranno due/tre mesi prima dell'esame di Stato? E come fare se lo studente viene poi bocciato all'esame? Ma Carrozza si giustifica da brava ministro di un governo servo dell'Unione europea imperialista: "I test a settembre sono in ritardo rispetto ai tempi delle università europee". Nel frattempo il ministro ha istituito una commissione per "equilibrare" il sistema del numero chiuso, che però equilibrata non lo è affatto in quanto è composta esclusivamente da professori (nessuno dei quali precario), senza nemmeno uno studente. Continua il filo nero della fascistizzazione e aziendalizzazione dell'università Alla base del decreto c'è quindi la volontà di inasprire i criteri di accesso per inasprire la selezione di classe nell'accesso all'università, chiudendola sempre più ai figli del popolo ed alle larghe masse popolari per riservarla ai rampolli della borghesia e allo scopo di formare le future "teste d'uovo" per far girare gli ingranaggi del capitalismo. Il che avviene contestualmente agli aumenti delle tasse ed alle riduzioni dei fondi per il diritto allo studio, dovuti ai tagli ed all'aziendalizzazione e privatizzazione dell'università, che hanno determinato un vero e proprio crollo delle immatricolazioni. Nei mesi scorsi, il Consiglio universitario nazionale e il consorzio Cineca hanno calcolato una perdita di 30mila iscritti in tre anni. È la stessa Carrozza ad affermare sfacciatamente, in un'intervista alla Repubblica del 9 giugno, che l'università pubblica italiana deve essere resa compiutamente congeniale e funzionale alle esigenze della borghesia e del capitalismo: "In Italia (il numero chiuso, ndr) è necessario per due motivi. L'accesso ad alcune professioni va contingentato rispetto ai bisogni del paese: spesso formiamo persone che poi vanno a esercitare all'estero. E il numero chiuso è legato alla disponibilità di attrezzature: non si può aumentare indiscriminatamente il numero degli studenti, ogni ragazzo ha diritto a un insegnamento di qualità". E quindi, non rifinanziamento dell'università e del diritto allo studio, ma numero chiuso e selezione classista sono le bandiere di questo governo e del PD per l'università. Alla faccia del cambiamento! Lottiamo per l'università pubblica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti Il decreto è stato una vera e propria doccia fredda per le organizzazioni studentesche che si erano illuse che il PD al governo avrebbe potuto invertire la tendenza. È il caso dell'UdU, che in un comunicato del 13 giugno riconosce: "...eravamo convinti che si fosse aperta un'importante speranza per correggere, tutti insieme, le assurdità dettate dal precedente DM del Ministro Profumo. Delusi, non possiamo che constatare che così non è stato, sbagliando metodo e merito, e si è persa una grande possibilità". Il Coordinamento Link (Rete della conoscenza) chiede "il congelamento del bonus maturità" e di "superare il problema del numero chiuso nell'accesso all'università", che "ha la sola funzione di impedire l'accesso alla formazione universitaria a migliaia di studentesse e studenti", in quanto "riteniamo che la valutazione vada effettuata durante il percorso accademico e non sulla base di test a crocette dimostratisi assolutamente inadatti". Questo dovrebbe far riflettere anche il vertice della CGIL, che il 7 giugno aveva lodato il programma di lavoro di Carrozza come benefico per "livelli di competenza della popolazione, riduzione delle diseguaglianze economiche e sociali, promozione della mobilità sociale". Per noi marxisti-leninisti italiani, l'università deve essere un servizio goduto dal popolo e governato dal popolo, senza limitazioni di "merito" o economiche al libero accesso delle masse. Tutto il contrario del servizio elitario goduto da chi può permetterselo e governato dai potentati capitalisti, come vogliono Carrozza, Letta, Berlusconi e la classe dominante borghese. Per questo chiediamo l'abolizione del numero chiuso e delle prove di accesso, contestualmente al rifinanziamento dell'università pubblica e del diritto allo studio ed all'eliminazione delle esose tasse universitarie. La caduta dell'ennesima illusione parlamentarista costituita da Letta e Carrozza dimostra che sotto il capitalismo non possono esserci governi amici delle larghe masse giovanili e studentesche. Bisogna lottare contro le loro misure inique. Le masse studentesche devono fare affidamento sulle proprie forze, ricercare le necessarie alleanze e battersi nelle università e nelle piazze per l'università pubblica, gratuita e governata dalle studentesse e dagli studenti. 19 giugno 2013 |