Stangata sugli immigrati No al "pizzo" governativo per il rinnovo del permesso di soggiorno e per aprire un'attività Introdotto il reato di immigrazione clandestina Ha di che brindare la Lega razzista, fascista e xenofoba di Bossi che sta portando all'incasso una dopo l'altra le misure persecutorie e fasciste per rendere un inferno la vita dei migranti che arrivano nel nostro paese per lavorare o per richiedere asilo politico. Il 14 gennaio scorso il Senato ha trasformato in reato l'immigrazione clandestina. Lo prevede l'articolo 19 del famigerato decreto "sicurezza", votato dalla maggioranza neofascista di "centro-destra". Lo straniero che entra e soggiorna illegalmente nel nostro Paese, verrà punito con una sanzione amministrativa compresa tra i 5 mila e i 10 mila euro. Anche se non rischia il carcere, come invece era previsto nella bozza iniziale, ciò però basta a far esultare gli aspiranti Goebbles padani e i neofascisti del Pdl perché assicurano che "questa norma renderà più semplici le espulsioni dei clandestini presenti in Italia". Ma è solo una delle misure "anti-immigrati" varate dal Senato. Con l'articolo 3 è stata decisa una "stretta" ai matrimoni misti prevedendo che il coniuge straniero o apolide, di cittadino italiano può acquistare la cittadinanza solo quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni in Italia. Inoltre arriva la "tassa" per la cittadinanza. A introdurla è l'articolo 4 che prevede che "le istanze o dichiarazioni di elezione, acquisto, rinuncia o concessione della cittadinanza sono soggette al pagamento di una tassa di importo pari a 200 euro". La norma era stata inserita a novembre nel corso dell'esame in commissione con l'approvazione di un emendamento della Lega, che fra l'altro aveva presentato anche le aberranti e vessatorie proposte del permesso di soggiorno a punti, dell'obbligo per i medici che si trovano a prestare cure a migranti irregolari a diventare delatori e a denunciarli, il prolungamento a 18 mesi del tempo di permanenza nei centri di identificazione (gli ex-Cpt), nonché l'oneroso balzello di 200 euro per il rinnovo del permesso di soggiorno da aggiungere ai bolli e le tasse che già ammontano a circa 70 euro che i migranti già sono costretti a pagare. La voglia dei fascioleghisti di taglieggiare i migranti con un vero e proprio "pizzo" governativo è talmente tanta che la Lega non ha avuto la pazienza di aspettare il decreto "sicurezza" e ha cercato di accelerare i tempi con la presentazione di due emendamenti al decreto "anticrisi". Nel primo si introduce una tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno di 50 euro, nel secondo si pretende dai migranti che vogliono aprire una partita Iva una fideiussione di 10 mila euro in favore dell'Agenzia delle Entrate. La tassa è stata subito accolta dal governo, anche se si è deciso di chiamarla "contributo", mentre sulla proposta di fideiussione l'esecutivo si è riservato di decidere. Senonché questa volta, a differenza di novembre, le due proposte hanno scatenato una dura polemica dove oltre allo stop del presidente della Camera, Gianfranco Fini, il governo Berlusconi e i leghisti hanno dovuto incassare anche la dura condanna da parte delle gerarchie ecclesiastiche. Il monito è arrivato dalla Fondazione della Cei di Migrantes che ritiene "inaccettabile" istituire una tassa ad hoc. Anche se più di una tassa "sarebbe meglio definirla un balzello verso una categoria già poco tutelata", ha detto monsignor Gianromano Gnesotto, dell'ufficio pastorale dei profughi e degli stranieri in Italia. Così si scivola, ha continuato,pericolosamente verso "il principio dell'indesiderabilità". Poche ore dopo è arrivato il secondo affondo, stavolta dal direttore generale dell'organismo della Cei, monsignor Piergiorgio Saviola, il quale giudica "aberrante" criminalizzare il fenomeno dell'immigrazione senza "lasciar vedere il resto della realtà". Ma il ministro fascioleghista Roberto Maroni con arroganza e strafottenza fa orecchie da mercante, e alle critiche della Cei risponde autodefinendosi "francamente meravigliato", anzi che le critiche non lo toccano affatto. Ma soprattutto afferma che sulla tassa sul permesso di soggiorno, prevista nell'articolo 39 del ddl "sicurezza", non è intenzionato a fare alcun passo indietro. Bisognerà solo capire se, quando a febbraio riprenderà la discussione dei rimanenti articoli al Senato, verrà approvato il testo licenziato dalle commissioni, che introduce, come già detto, il contributo di ben 200 euro per il rilascio e il rinnovo o se prevarrà l'emendamento del governo che rimanda la quantificazione del contributo a un decreto d'intesa tra i ministri dell'Interno Maroni e dell'Economia. Certo è che Maroni ha già cominciato a fare i conti su quanto potrebbe rendere allo Stato italiano il nuovo "pizzo" governativo ai danni dei migranti. "Ipotizzando un milione di permessi di soggiorno all'anno tra nuovi e rinnovi e ipotizzando una quota di 100 euro a permesso avremmo 100 milioni di euro all'anno che confluiranno in un fondo al Viminale che servirà a finanziare i rimpatri dei clandestini". Insomma un business nientemale, al punto da indurre Maroni a chiosare: "ritengo che sia una misura equa e giusta ed è doveroso applicarla e attuarla al più presto". Quanto all'opposizione di cartone del "centro-sinistra", c'è da dire che se è vero che alcuni esponenti hanno denunciato le proposte della Lega sulla tassa sul permesso di soggiorno come "razziste e discriminatorie" (Livia Turco), una proposta "vergognosa" (Claudio Fava), una "tassa odiosa (Marco Minniti), il leader del PD Walter Veltroni non ha trovato di meglio che esaltare le parole di Fini. Ma il fatto ancor più grave è che il PD è sostanzialmente a rimorchio della politica fascista, razzista e xenofoba della Lega riguardo alla gestione dei fenomeni migratori. E lo dimostra l'emendamento 39.106 al ddl "sicurezza" presentato da alcuni parlamentari del PD (primo firmatario Alberto Maritati), e solo in questi giorni ritirato, che propone l'istituzione di un fondo nazionale destinato al finanziamento dei rimpatri volontari, il cui finanziamento dovrebbe essere coperto, oltre che da fondi Ue anche dall'introduzione di una tassa sul rinnovo del permesso di soggiorno, la cui entità doveva essere stabilita dal governo. Insomma, ironizza il capogruppo leghista Bricolo che ha scovato quest'emendamento, "il PD potrebbe chiedere il copyright al governo Berlusconi". E non ha tutti i torti visto che se le finalità sono diverse, in comune c'è sicuramente la volontà di far pagare ai migranti i costi della loro integrazione, facendo finta di ignorare che i lavoratori migranti versano già molto di più di quello che ricevono, visto che contribuiscono a quasi il 10% del prodotto interno lordo e ricevono in termini di contributi diretti e welfare appena 836 milioni di euro. Le proposte della Lega potrebbero essere approvate tutte o in parte, nella forma attuale o leggermente corretta, e tuttavia averle già potute impunemente avanzare in parlamento, senza peraltro che l'opposizione ne abbia smascherato e denunciato il loro sfacciato e ributtante carattere razzista e xenofobo (l'introduzione del reato di immigrazione clandestina è stato giudicato dai senatori delle opposizioni "inutile e dannosa"), dà la misura del clima razzista e xenofobo che si è ormai radicato come un cancro nel putrido ventre del regime neofascista, e che si può estirpare solo con l'unità e la lotta dei migranti e delle masse popolari antifasciste, democratiche e progressiste italiane, per cancellare immediatamente queste odiose misure legislative a partire dalla Bossi-Fini. 28 gennaio 2009 |