Voluta da Berlusconi, Bassolino, Iervolino e Di Palma No alla privatizzazione dell'acqua in Campania Solidarietà ai Disobbedienti caricati dalle "forze dell'ordine", ma le "azioni esemplari" di piccolo gruppo sono fuorvianti e controproducenti Il 24 giugno Manifestazione a Napoli promossa dai Comitati civici per il ritiro delle delibere di svendita dei servizi idrici Redazione di Napoli La Campania governata dal rinnegato Antonio Bassolino è all'"avanguardia" nella selvaggia politica di privatizzazioni, la più scandalosa e grave è certamente quella che riguarda l'acqua. Il cosiddetto "servizio idrico integrato" dell'Ato3, comprendente i comuni che circondano il Vesuvio ad altissima densità abitativa, è stato tra i primi in Italia ad essere privatizzato. Il consorzio G.O.R.I nel 2002 ne affidò la gestione alla società "sarnese-vesuviana Srl" nella quale sono entrati come soci di minoranza: Icar (coinvolta pesantemente nelle inchieste di tangentopoli), la romana Acea (azienda "mista" multinazionale), Enel Hydro (ramo idrico dell'Enel ceduto alla multinazionale francese Vivendi), DM, Sgi e Consorzio Feronia (controllate, per il tramite della moglie, dall'ex-presidente di Confindustria Antonio D'Amato) la Siba di Ottavio Pisante (coinvolto nell'inchiesta sulla morte della giornalista Ilaria Alpi in Somalia). Stratosferico il business degli appalti finanziati: almeno 1.500 miliardi di vecchie lire. Tramite affidamento diretto il governatore della Campania, Antonio Bassolino, ha dato nelle mani di Eniacqua Spa, controllata dal padrone del cemento G. Caltagirone e dal pescecane delle "Grandi opere" Cesare Romiti, la gestione dell'Acquedotto della Campania Occidentale (Sico) e l'acquedotto che viene dal Matese (Acquedotto Campano). Le tappe della privatizzazione Un'altra delibera regionale ha avviato la costituzione del "club dell'acqua" ai fini di dare in concessione per decenni ai privati l'imbottigliamento delle acque minerali e sorgive della regione Campania. Il 23 dicembre 2004 è stata la volta della dismissione del servizio idrico integrato dell'Ato2 (Napoli-Volturno), comprendente 136 comuni della provincia di Napoli e Caserta, che con gara d'appalto sarà affidato a breve ad una società privata inizialmente per il 40-50% del capitale. La decisione è stata ratificata da una votazione del consiglio comunale di Napoli presieduto dalla neopodestà DC Iervolino e appoggiata dal presidente della provincia di Napoli, il verde Dino Di Palma. è datata 26 febbraio 2003 invece la firma del commissario straordinario di Governo per l'Emergenza Rifiuti e Tutela delle Acque della regione Campania, Antonio Bassolino, sul bando di gara che avvia il più grande "project financing" sino ad oggi lanciato in Italia, con il quale si affida per 15 anni la gestione della fognatura, del collettamento e della depurazione di tutta l'area napoletana ad una cordata, in cui troviamo gli stessi capitalisti citati in precedenza. Le quote di partecipazione sono le seguenti: Arin Spa (28%), Acquedotto Pugliese Spa (21%), Impregilo Spa (19%), Acea Spa (14%), DM Spa (11%), Icar Costruzioni Generali Spa (3,1%), Feronia Srl (2,4%). Il servizio riguarderà 72 comuni campani, compreso Napoli, per un totale di 2,2 milioni di abitanti residenti con previsti investimenti per la bellezza di 170 milioni di euro (82 a carico del pubblico). Un altro bel regalo per il padrone dell'Impregilo-Fisia Italimpianti spa, Cesare Romiti, già prescelto da Bassolino quale proprietario del ciclo dei rifiuti e dei termoinceneritori della Campania che così può mettere le mani anche sui collettori e gli impianti di depurazione di Acerra, Cuma, Foce Regi Lagni, Marcianise e Napoli Nord, nonché sugli impianti di trattamento dei fanghi e potrà riscuotere fiumi di miliardi dalle bollette imposte alla popolazione. La protesta delle masse Sotto la parola d'ordine "L'acqua è un diritto non una merce" le assemblee dei Comitati civici in difesa dell'acqua di Napoli e Caserta hanno organizzato, con un fitto lavoro di volantinaggio e attacchinaggio, per il pomeriggio del 24 giugno una manifestazione che partirà da piazza del Gesù e si dirigerà sotto la sede del comune di Napoli in piazza Plebiscito per chiedere il "ritiro delle delibere Ato e regionali di privatizzazione" e il "blocco dell'apertura delle buste" per l'affido ai privati dei servizi dell'Ato2 previsto per il 27-28 giugno. In vista di questa importante manifestazione che potrebbe dare il là alla mobilitazione di massa e di piazza nel resto della Campania ed essere di esempio per i comitati delle altre regioni d'Italia dove avanza il processo di liberalizzazione e privatizzazione, non possiamo che considerare dannosa e controproducente per il nascente movimento, l'"azione esemplare" svolta lunedì 20 giugno da un piccolo gruppo di Disobbedienti col passamontagna che si definiscono "Water warriors" ("guerrieri dell'acqua") ai quali, da un lato va la nostra solidarietà per la repressione subita, dall'altra la condanna per i metodi avventuristici, infantili, staccati dalle lotte delle masse e quindi di stampo piccolo borghese che propagandano, come si evince dal loro comunicato stampa: "l'esercito rivoluzionario di liberazione dell'acqua stamane assalta il Comune di Napoli, le forze dell'ordine con violenza respingono i guerriglieri ma la battaglia non finisce qui... A questo punto, con l'acqua alla gola, abbiamo scelto di ripiegare, colpendo nella ritirata alcuni consiglieri comunali che si apprestavano a raggiungere la sede di Palazzo San Giacomo. La violenza della polizia tuttavia non ha scalfito la nostra determinazione: nei prossimi giorni, altri nuclei di guerriglieri dell'acqua inseguiranno e cercheranno di innaffiare le teste e le giacche dei politici complici della privatizzazione al fine di 'rinfrescargli' le idee e ricordare loro che l''acqua non è in vendita', così come recitava lo striscione dei Water warriors sequestrato dalle forze dell'ordine". 22 giugno 2005 |