Vista la volontà del governo Monti di proseguire i lavori della devastante ferrovia Torino-Lione nonostante le perplessità del governo francese I No Tav aprono varchi nelle recinzioni del cantiere di Chiomonte Cancellieri, Bersani, Fassino e Cota solidarizzano con le "forze dell'ordine" e attaccano i manifestanti. Di Pietro e Sel prendono le distanze dalle "violenze" dei No Tav La lotta dei No Tav continua senza sosta. E non potrebbe essere altrimenti di fronte all'arroganza del governo del tecnocrate liberista borghese Monti che ha confermato la volontà di proseguire i lavori della devastante ferrovia Torino-Lione persino di fronte alle perplessità espresse dal governo francese su un'opera che costerà 10 miliardi di euro e passa e sventrerà un'intera valle, senza alcuna evidente utilità. I No Tav stanno attuando una serie di iniziative con l'obiettivo dichiarato di impedire che il cantiere e poi i lavori di costruzione vadano avanti. Fra questi l'iniziativa di sabato 21 luglio quando migliaia di manifestanti sono riusciti con coraggio e determinazione ad aprire varchi nelle recinzioni del cantiere della Maddalena a Chiomonte e a dimostrare così che non è inviolabile come si può pensare. Almeno 1.500 No Tav dal campeggio di Chiomonte e altri 500 da quello di Giaglione si sono avviati in corteo nella sera del 21 luglio per una "passeggiata" intorno al cantiere. Appena giunti nelle vicinanze della recinzione la polizia ha scatenato la repressione e ha cominciato ad usare idranti e lacrimogeni, alcuni lanciati ad altezza d'uomo, uno dei quali ha causato un incendio nel bosco, prontamente domato dai No Tav. Ma i manifestanti non si sono fatti intimidire e si sono difesi con maschere antigas, scudi di plexiglas, caschi e petardi e sono riusciti ugualmente a bucare il new jersey, a tagliare e buttare giù in più parti decine di metri di rete, permettendo così l'entrata di No Tav nel cantiere e la loro sosta momentanea. Alla fine i vari tronconi dei manifestanti dispersi dalle "forze di polizia" si sono riuniti e in corteo sono tornati al campeggio, dove alcune decine di manifestanti contusi e feriti sono stati curati dal servizio medico No Tav. Feriti in modo leggero anche una decina di poliziotti fra cui il capo della Digos di Torino Giuseppe Petronzi. Tentativi di criminalizzare il movimento Tanto è bastato per scatenare una vera e propria canea contro il movimento No Tav da parte del governo e di tutti mass media e le forze politiche della destra e della "sinistra" borghese che lo sostengono a partire dal PD, tesa a screditare, criminalizzare e dividere il movimento dipinto come ormai caduto in mano ai "violenti" e a frange vicine al "terrorismo", prevalentemente venute da fuori, che terrebbero "in ostaggio" gli abitanti della Valle. Un coro al quale si sono poi associati la Lega di Maroni e persino i falsi amici dei No Tav come l'IDV di Di Pietro e Sel di Vendola. Il ministro dell'Interno Cancellieri, oltre a esprimere la solidarietà alle "forze dell'ordine", in una nota ha sostenuto che quello che è successo in Val Susa "non è una manifestazione di dissenso" ma "violenza allo stato puro" e ha ribadito che è suo dovere garantire "la costruzione dell'opera decisa, democraticamente, dallo Stato italiano". L'ha prontamente sostenuta il segretario del PD Pier Luigi Bersani: "Non si può più lasciare sotto silenzio sul piano politico, non solo su quello dell'ordine pubblico, ciò che accade in Val di Susa. È ormai evidente che vi è un uso organizzato della violenza... È tempo che la politica, oltre che le forze dell'ordine, alle quali va la nostra solidarietà, affronti e denunci con consapevolezza questo problema, suscitando una presa di coscienza collettiva e una vigorosa reazione". Gli ha fatto eco il sindaco di Torino, Piero Fassino, che va ancor più per le spicce invocando il pugno di ferro: "Ancora una volta una notte di violenze gratuite e ingiustificate a conferma della radicale mutazione del movimento no-tav, ormai sequestrato da gruppi insurrezionali e antagonisti che nulla hanno a che vedere con la Valle di Susa e la sua popolazione". E infine invoca la repressione: "il governo ha il dovere di garantire il dispiegamento di forze dell'ordine adeguato". Il governatore del Piemonte, il leghista Roberto Cota, pretende invece l'allontanamento di quanti vanno in Val Susa per portare solidarietà e sostegno alla lotta dei No Tav sostenendo che "dobbiamo proteggere la Val di Susa dall'azione di questi sciagurati... Adesso basta, mandiamoli via". Particolarmente gravi le prese di distanza dalle "violenze" dei No Tav da parte di Di Pietro che in una nota ha affermato: "L'Italia dei Valori condanna, senza se e senza ma, le violenze che si sono verificate in Val di Susa"; nonché quella di Sel che attraverso la consigliera regionale piemontese Monica Cerutti, esponente della segreteria nazionale del partito di Vendola, ha sottolineato che "la violenza danneggia chi dissente pacificamente dall'opera". La verità è che non vi è stata alcuna violenza gratuita e azione staccata dalle masse in lotta contro la Tav. Piuttosto un'azione di resistenza e di difesa rispetto alla violenza delle "forze dell'ordine" che hanno attaccato per prime. Senza contare che queste da anni stringono d'assedio e terrorizzano la valle comportandosi né più né meno come forze di occupazione. È comunque legittimo che una popolazione, che pretende solo di avere voce in capitolo su ciò che la riguarda in prima persona ma per vent'anni viene puntualmente ignorata e calpestata per favorire enormi interessi economici e mafiosi, si ribelli e imponga con ogni mezzo di essere ascoltata. Gli attivisti No Tav non sono dei criminali e degli antidemocratici. La loro unica colpa è di lottare con abnegazione esemplare per evitare la devastazione ambientale della Val di Susa. Al contrario Monti, quanto e più del suo predecessore Berlusconi, intende schiacciare il movimento No Tav ad ogni costo anche con l'obiettivo di impedire il contagio, ossia che esso ispiri, incoraggi e si saldi con la ribellione sociale che inevitabilmente sta montando contro la politica di lacrime e sangue del suo governo. I No Tav non si sono comunque fatti intimidire né dalla repressione poliziesca né da quella giudiziaria né dalla diffamazione e hanno continuato con la loro azione fatta di assemblee, discussioni, studi e azioni dimostrative e di lotta. Nella notte fra lunedì 23 e martedì 24 luglio hanno tentato di bloccare il passaggio di un treno di scorie nucleari proveniente dalla centrale di Trino e diretto verso la Francia. Passaggi che avvengono regolarmente sulla testa della popolazione della valle che non è stata mai adeguatamente informata sulla loro pericolosità, né tanto meno è stata preparata su come comportarsi in caso di incidente radioattivo. Qualche decina di No Tav sono riusciti ad occupare i binari a Borgone di Susa anche se solo per pochi minuti. Mentre altri 200 No Tav che erano sul treno regionale diretto da Chiomonte a Bussoleno, una volta giunti a destinazione e ancor prima di scendere sono stati assediati da polizia e carabinieri che in seguito li hanno anche identificati. A rischio di sgombero è anche il campeggio di Chiomonte che secondo la Digos serve da base per le azioni notturne No Tav. Ma i portavoce dei No Tav fanno sapere che non riusciranno a fermare la lotta in corso e se chiuderanno il campeggio ne apriranno altri. 25 luglio 2012 |