Una nuova mascheratura delle guerre imperialiste Il principio adottato dall'ONU per la prima volta della "responsabilità di proteggere i civili" La risoluzione n. 1973 del Consiglio di sicurezza dell'ONU, che ha fornito le basi giuridiche alla "coalizione dei volenterosi" imperialisti per l'attacco militare alla Libia, al punto 4, sotto il capitolo "Protezione dei civili", recita testualmente: (il Consiglio di sicurezza)... "Autorizza gli Stati Membri che ne abbiano informato il Segretario Generale, che agiscano su iniziativa nazionale o attraverso organizzazioni o accordi regionali, operando in collaborazione con il Segretario Generale, a prendere tutte le misure necessarie, anche senza tener conto del paragrafo 9 della risoluzione 1970 (2011), per proteggere i civili e le aree a popolazione civile minacciate di attacco nella Jamahiriya Araba di Libia, compresa Bengasi, escludendo l'ingresso di una forza di occupazione straniera in qualsiasi forma e qualsiasi parte del territorio libico...". In questo paragrafo è stato introdotto un principio del tutto nuovo e foriero di gravi conseguenze, non solo per l'oggi come si è visto con gli immediati e massicci bombardamenti francesi, inglesi e americani su Tripoli, ma anche per il futuro della indipendenza e della libertà dei popoli da sempre minacciate dalla rapacità dell'imperialismo. È il principio della "protezione dei civili" e delle "aree a popolazione civile", una formula talmente generica ed elastica da poter essere facilmente strumentalizzata da chiunque in qualunque momento per giustificare un intervento militare da parte di potenze straniere ovunque vi siano dei conflitti che coinvolgano in qualche forma e misura la popolazione civile. Cioè praticamente dappertutto. Tant'è vero che in base a questo ambiguo principio il paragrafo assegna la facoltà di applicarlo a chiunque voglia e sia in grado di farlo, singola nazione o coalizione di nazioni, con la sola limitazione di "informare il Segretario generale", e non a caso la Francia non ha aspettato neanche un minuto per sferrare di propria iniziativa l'attacco che da settimane andava reclamando. Quanto al divieto di una "forza di occupazione straniera" è solo una foglia di fico, destinata a cadere alla prima occasione utile, o quantomeno ad essere aggirata con qualche pretesto. Non a caso il ministro della guerra francese, Alain Juppé, a chi gli chiedeva se ai raid aerei Parigi avrebbe fatto seguire anche l'intervento di truppe di terra, si limitava a rispondere così: "Per ora non c'è". E sempre non a caso il generale USA Wesley Clark, che comandò i bombardamenti della Nato sulla Serbia e l'invasione del Kosovo, ha osservato che con questa risoluzione "è consentito anche l'impiego delle forze speciali in azioni dirette sul campo. L'unico limite invalicabile è l'occupazione militare della Libia, e le forze speciali non rientrano in questo divieto". Perfino l'estensione dell'intervento ben oltre la no-fly zone con cui era stato giustificato in un primo momento, può rientrare tra le tante interpretazioni possibili di questa ambigua e compiacente risoluzione. Oggi per arrivare per esempio all'uccisione del dittatore libico, come ipotizza infatti il generale Clark per il quale la formula "tutte le misure necessarie" va interpretata nel senso che "in breve tutto è lecito, o quasi". Ma domani può essere altrettanto facilmente usata dagli Stati imperialisti per rovesciare qualunque governo "nemico" e invaderne il territorio. Il fatto è che con questa risoluzione si è prodotto un ulteriore salto nella demolizione del diritto internazionale, e in particolare dei principi dell'inviolabilità delle frontiere nazionali e della non ingerenza negli affari interni delle nazioni, dopo che già da decenni tali principi erano stati violati e ridimensionati in più occasioni in base all'introduzione di presunti concetti di "valore superiore" come il "diritto di ingerenza umanitaria" santificato anche dal papa. Qui si è andati ancora oltre, generalizzando ancor di più il concetto e rendendolo più accettabile a livello globale (vedi per esempio l'adesione della Lega Araba) e anche più rapidamente esecutivo, come si è visto. Ancora una volta sono gli stessi imperialisti francesi che hanno colpito per primi a spiegarcelo: "La coalizione - ha dichiarato l'ex ministro degli Esteri francese Hubert Védrine, in carica al tempo della guerra della NATO nei Balcani - si fa carico della responsabilità di proteggere le popolazioni civili, un principio adottato recentemente dall'ONU e che si applica per la prima volta con la Libia. È anche grazie a questa definizione, meno controversa, che Cina e Russia si sono astenute nel Consiglio di sicurezza... la svolta dell'ONU è stata un successo storico della diplomazia francese, destinato a modificare le relazioni internazionali del futuro anche al di là di quel che succede in Libia". Si tratta quindi di un nuovo inganno coniato apposta dagli imperialisti per carpire il consenso delle opinioni pubbliche interne e internazionali alle loro guerre di conquista, per tornare ad avere le mani libere dovunque fuori dai propri confini come nel pieno dell'epoca colonialista. È particolarmente disgustoso che a sostenere e a propalare a spada tratta questa nuova mascheratura delle guerre imperialiste si distingua proprio la "sinistra" borghese, sia nella sua versione rinnegata del comunismo che trotzkista. Vedi per esempio il rinnegato Massimo D'Alema, già capo del gabinetto di guerra al tempo dell'attacco NATO nei Balcani, che nel suo intervento alla Camera, nel ribadire l'appoggio pieno e senza riserve del PD all'azione militare, l'ha motivato con queste ipocrite parole: "La scelta dell'uso della forza è una scelta difficile, una scelta drammatica, una scelta che suscita turbamento ben comprensibile in tanta parte dell'opinione pubblica, ma è una scelta questa volta necessaria. Bene ha detto il capo dello Stato, che ha saputo rappresentare anche in questa drammatica vicenda i sentimenti e i valori che uniscono gli italiani, che noi non siamo in guerra ma aderiamo alla necessità di quell'uso legale della forza che è previsto dalla Carta delle Nazioni Unite". E vedi anche l'ex sessantottino pentito, oggi leader dei Verdi europei, Daniel Cohn-Bendit, che in un'intervista a La Repubblica del 22 marzo attacca chi manifesta contro la guerra imperialista alla Libia travestita da intervento umanitario, perché a suo dire "chi scende in piazza contro la missione internazionale cerca magari una terza via ma di fatto non è neutrale, bensì sta con Gheddafi". E per essere più convincente nei confronti degli antimperialisti e dei pacifisti istituisce da vecchio demagogo trotzkista qual è un confronto del tutto arbitrario tra l'intervento delle potenze imperialiste occidentali contro la Libia e il non intervento delle stesse potenze contro Franco, Hitler e Mussolini nella guerra di Spagna, per dire a chi manifesta contro la guerra di "non ripetere lo stesso errore" di allora. Se da questi borghesi ben allevati e foraggiati dal capitalismo e dall'imperialismo non c'è da aspettarsi niente di diverso, meno accettabile è che le loro fregole interventiste velate di "umanitarismo" riescano a influenzare e disorientare anche tanti sinceri pacifisti e antimperialisti, che rischiano di cadere nella trappola di un'altra "guerra umanitaria". Occorre invece aprire bene gli occhi e tenere dritta la barra sul rifiuto di ogni impresa imperialista comunque mascherata, senza farsi abbagliare dai sempre nuovi inganni che l'imperialismo escogita per ottenere il consenso di massa alle sue guerre di rapina e di conquista. La parola d'ordine giusta non può essere che questa: Libia libera da Gheddafi e dagli imperialisti! 30 marzo 2011 |