La Casa del fascio condivide le nomine ma non il metodo I nuovi capi ulivisti dei servizi segreti Pollari, anziché essere cacciato, diventerà consigliere di Stato Branciforte al Sismi, Gabrielli al Sisde, Cucchi al Cesis L'ammiraglio Bruno Branciforte, comandante in capo della squadra navale dal 2004, molto gradito agli americani per aver rappresentato l'Italia al comando centrale di Tampa nell'operazione "Enduring freedom" nei primi mesi dell'invasione dell'Afghanistan, è il nuovo direttore del Sismi, il servizio segreto militare, che dal prossimo 16 dicembre prenderà il posto del generale Nicolò Pollari. Nella stessa data il prefetto Franco Gabrielli, proveniente dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione, subentrerà al generale dei carabinieri Mario Mori alla direzione del Sisde, il servizio segreto facente capo al ministero degli Interni; mentre il generale dell'esercito in pensione Giuseppe Cucchi, ex direttore del Centro militare di studi strategici, consigliere militare del primo governo Prodi e del governo D'Alema, nonché attuale consigliere militare di Parisi, subentrerà a Emilio Del Mese alla direzione del Cesis, l'organismo presso la presidenza del Consiglio che coordina gli altri due servizi di intelligence. Il discusso generale della Guardia di finanza Pollari, la cui carriera al Sismi è costellata di operazioni sporche e illegali, l'ultima delle quali, il rapimento in combutta con la Cia dell'imam Abu Omar nel 2003 a Milano, che potrebbe costargli da un giorno all'altro l'incriminazione per sequestro di persona aggravato, non è stato però cacciato dal servizio, ma al contrario è stato promosso consigliere di Stato a disposizione della presidenza del Consiglio per "incarichi speciali". Sono queste le decisioni prese il 20 novembre dal Ciis, il Consiglio interministeriale per la sicurezza presieduto da Prodi, al quale hanno partecipato i ministri degli Esteri D'Alema, della Difesa Parisi, degli Interni Amato e della Giustizia Mastella, alla presenza del sottosegretario con delega ai servizi segreti Micheli. Decisioni che non potevano essere rimandate ulteriormente, dopo mesi e mesi di copertura e di protezione offerte dal governo Prodi a Pollari e al Sismi, ora che la magistratura milanese ha chiuso l'inchiesta sul rapimento di Abu Omar da cui risulta che non solo il Sismi è coinvolto nella vicenda, ma che Pollari ha mentito agli inquirenti e al parlamento e ha disposto depistaggi, pedinamenti e intercettazioni ai danni di magistrati e giornalisti; e che aveva creato un ufficio segreto, diretto da Pio Pompa, incaricato, anche attraverso il reclutamento di giornalisti prezzolati, di fabbricare falsi attentati e falsi dossier per manipolare l'opinione pubblica e "disarticolare" l'opposizione al governo Berlusconi, anche ricorrendo ad "azioni traumatiche". Le operazioni sporche e illegali di Pollari Ma non c'è solo questo nella nera carriera dell'ex capo della Guardia di finanza, nominato da Berlusconi a capo del servizio segreto della Difesa subito dopo gli attentati dell'11 settembre 2001; attentati che inaugurarono, con il pieno consenso dei rimbambiti e servili leader dello sconfitto "centro-sinistra", un nuovo "stile di lavoro" dei nostri servizi segreti, dotati di fondi illimitati e di completa mano libera in nome della "guerra al terrorismo". È grazie a questo credito illimitato da parte del governo Berlusconi (mentre il "centro-sinistra" in parlamento e il Copaco diretto da Enzo Bianco chiudevano entrambi gli occhi nell'interesse superiore della "sicurezza nazionale"), che il Sismi di Pollari ha messo in atto in questi cinque anni le operazioni più sporche e illegali: dai falsi allarmi su presunti "attentati di matrice islamica" a metropolitane, stazioni ferroviarie, chiese, e perfino a San Pietro, che fruttarono un'ondata di arresti illegali di presunti "terroristi", che poi la magistratura era costretta a scarcerare per l'inconsistenza delle prove, alla partecipazione alla preparazione dell'aggressione anglo-americana all'Iraq, attraverso l'infiltrazione di agenti italiani in quel paese, per il reclutamento di spie e di traditori nelle file dell'esercito di Saddam e nella segnalazione degli obiettivi da colpire ai bombardieri Usa. Dalla fabbricazione del falso dossier sul presunto traffico di uranio tra il Niger e l'Iraq per fornire una pezza d'appoggio alla Casa Bianca per la sua invasione (il cosiddetto "Nigergate"), alla collaborazione con la Cia nel programma di rapimenti e deportazioni segrete di sospetti terroristi ("extraordinary renditions"), tra cui quello dell'imam Abu Omar. Dalla creazione dell'ufficio segreto di Pio Pompa per operazioni politiche di stampo eversivo e piduista, al sistema di intercettazioni e spionaggio abusivi servendosi di Telecom e del suo addetto alla sicurezza, Tavaroli. Nel curriculum di Pollari c'era perfino la fabbricazione di un falso dossier per dimostrare che i rapimenti dei presunti terroristi erano autorizzati da Prodi quando era presidente della Commissione europea. Eppure quest'ultimo lo ha difeso e coperto oltre ogni limite possibile, e quando lo ha dovuto sostituire lo ha fatto promuovendolo a suo consigliere, e si parla pure di un suo futuro da pensionato d'oro alla testa di Finmeccanica, la nostra industria di guerra. Perché? È forse un modo per fargli tenere la bocca chiusa su quanto egli sa anche sul conto del "centro-sinistra" e del suo premier? Anche D'Alema ha cercato di evitare fino all'ultimo il ricambio ai vertici dei servizi segreti, avendo preferito farlo nel contesto di una "riforma generale" da concordare con il "centro-destra". Come se non bastasse, prima di andarsene Pollari ha provveduto a nominare ben otto dei suoi uomini più fidati ai posti chiave del Sismi, come a voler esercitare anche da lontano un'influenza sul servizio segreto militare che ha diretto in maniera incontrollata per cinque anni. Avvicendamento per la continuità della politica imperialista In ogni caso il governo si è rifiutato di ammettere che l'avvicendamento sia in relazione con la vicenda Abu Omar e l'operato di Pollari. Prodi ha detto invece che trattasi di "naturale rotazione", e che "è stato aspettato il momento opportuno". Quanto alla scelta dei nomi, il premier ha detto che si tratta di persone "al di fuori dei giochi politici". In realtà è evidente che sono invece stati scelti nella corrente dei servizi che ha più legami con l'Ulivo. Nel caso di Cucchi ciò è addirittura plateale, avendo egli anche legami con Nomisma, la società fondata da Prodi ed essendo consigliere di Parisi. Anche Branciforte, secondo il capo dei gladiatori Cossiga, farebbe parte di quel gruppo di capi della marina militare legati alla corrente ulivista; e comunque è molto gradito agli americani, che invece ultimamente diffidavano di Pollari. Quanto a Gabrielli, egli è uomo di Amato, che lo ha proposto per superare l'impasse sulla candidatura di Manganelli, vice del capo della polizia De Gennaro, su cui pendeva un veto del PRC, essendo Manganelli implicato nei fatti del G8 di Genova. E con questa soluzione l'Ulivo prende due piccioni con una fava, perché Manganelli rimane comunque in corsa per la sostituzione di De Gennaro quando questi dovrà lasciare l'incarico l'anno prossimo. Su queste nomine, comunque, nemmeno la Casa del fascio ha trovato nulla da ridire, ma ha solo protestato per non essere stata "consultata" dalla maggioranza, come invece il governo Berlusconi fece nel 2001. Micheli ha ribattuto che l'opposizione era stata invece informata, rassicurandola che comunque il governo presenterà presto una bozza di riforma dei servizi su cui chiederà anche il suo contributo, perché - ha sottolineato il sottosegretario - "deve essere una riforma assolutamente bipartisan". A proposito delle persone scelte, che anche la Casa del fascio giudica ineccepibili, Prodi ha detto: "Abbiamo bisogno di continuità. I nostri impegni in Medio Oriente la richiedono. E i nomi proposti sono quelli adatti per questo obiettivo". Il che, tradotto in parole povere, significa che l'Italia è un paese in guerra permanente in un numero sempre crescente di teatri internazionali e deve essere garantita la massima "continuità" della sua politica imperialista: qualunque sia la coalizione di partiti del regime neofascista che si avvicenda al governo e, di conseguenza, chiunque siano le persone messe dal governo in carica ai vertici dei corpi militari. 29 novembre 2006 |