Albertoni (Lega Nord): "E' solo il primo passo" Col nuovo statuto destra e 'sinistra' borghese mettono la camicia nera alla Lombardia La Lombardia diventa una regione presidenzialista, federalista e autonoma. Il nuovo Statuto priva le masse di peso politico, diritti civili e tutele universali. Festeggiano padroni e chiesa cattolica. Neppure la Sinistra arcobaleno ha votato contro Dal corrispondente della Cellula "Lenin" della provincia di Bergamo Giovedì 13 marzo il Consiglio regionale ha approvato senza voti contrari il nuovo Statuto di autonomia della Lombardia. In pratica, il nero parlamento regionale ha assurto a legge il modello istituzionale, politico e sociale imposto da Formigoni nelle ultime tre legislature. Neppure dalla Sinistra arcobaleno s'è levato un voto contrario. La ex "sinistra radicale" non è andata oltre una benevola astensione, arrivando così a reggere il sacco alle politiche antipopolari di Formigoni che hanno ispirato il nuovo Statuto. Non a caso la camicia nero-verde Ettore Albertoni (Lega Nord), in qualità di presidente del Consiglio regionale, ha elargito complimenti a tutti i consiglieri, evidenziandone lo spirito bipartisan: "Nessuno ha votato contro. Il quorum era di 41 voti, la nuova Carta ne ha ricevuti ben 20 più del necessario. Il nuovo Statuto è un momento storico per la Lombardia". Perciò, al momento dell'approvazione, tutti i consiglieri si sono alzati ad applaudire, con pacche sulle spalle e strette di mano soprattutto per il presidente della Commissione speciale Giuseppe Adamoli del PD. Insomma, dai vandeani Cristiani e Federalisti fino al PRC, tutti uniti "per costruire una nuova Regione, grazie allo Statuto della vita e della centralità della persona nella sua espressività originaria", come non ha mancato di sottolineare lo stesso Albertoni. Presidenzialismo e federalismo nell'interesse dei padroni Il nuovo Statuto della Lombardia è la carta che regola la vita della Regione. Si tratta di un testo di 65 articoli raggruppati in nove titoli. Per quanto concerne la forma di governo, lo Statuto sancisce definitivamente il presidenzialismo mussoliniano, con l'elezione diretta del governatore. In questo modo, in nome dell'autoritarismo e del decisionismo, viene riaffermata e consolidata la sudditanza del Consiglio regionale, organo legislativo eletto a suffraggio universale, alla figura del presidente della giunta, che diventa padre e padrone dell'Assemblea. Una deriva pericolosa e bipartisan, preludio alla terza repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista, alla quale puntano le larghe intese di Berlusconi e Veltroni. Del resto, esponenti del PD lombardo hanno tenuto a precisare che l'elezione diretta del presidente è stata introdotta dalla legge 1 del 1999 con la riforma Bassanini dell'allora governo di "centro-sinistra" guidato dal rinnegato D'Alema. Il nuovo Statuto non si limita a recepire il presidenzialismo mussoliniano introdotto dal governo D'Alema, ma anche il federalismo introdotto nel 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione, dal governo Amato, anch'esso di "centro-sinistra". "Il nuovo Statuto - ha spiegato il capogruppo dei forzafascisti Giulio Boscagli (Pdl) - è un abito nuovo e adeguato per affrontare le nuove sfide, tagliato su misura per un federalismo differenziato e un federalismo fiscale, valori per i quali questo Consiglio si è fortemente battuto". Autonomia anticamera dell'indipendenza? Non a caso l'articolo 1 definisce la Lombardia "Regione autonoma". Nel corso del dibattito in aula il Consiglio regionale ha preferito non cambiare il nome da "Statuto di autonomia della Lombardia" a "Statuto di indipendenza" soltanto perché "la Corte Costituzionale l'avrebbe bocciato", come ha spiegato la camicia nero-verde Lorenzo Demartini. Per esplicitare l'obiettivo dell'indipendenza, non escluso a priori ma soltanto per motivi di opportunità, il Consiglio regionale in camicia nera evidentemente attende tempi più maturi. Intanto porta a casa l'autonomia, il federalismo differenziato e fiscale, nonché il presidenzialismo per consentire alla borghesia lombarda di liberarsi della "zavorra" del Centro-Sud ed essere più competitiva nella concorrenza globale grazie al sostegno delle istituzioni regionali. Nel frattempo, le masse popolari sono ridotte al silenzio. Non solo il Consiglio regionale è svuotato dei suoi poteri, ma diventa più complicato anche raccogliere delle firme per indire almeno un referendum abrogativo di una legge regionale indigesta. D'ora in poi, infatti, a tal fine ci vorranno ben 300 mila firme autenticate e non più 90 mila. In soldoni, è reso impraticabile pure il referendum abrogativo. Le masse vengono in pratica disarmate di ogni potere politico e di controllo. I valori antipopolari dello Statuto I princìpi generali del nuovo Statuto sono il concetto cristiano metafisico e antistorico di persona come "fondamento della comunità regionale", la famiglia sacralizzata dalla Cei, il riconoscimento della chiesa cattolica, la "tradizione cristiana" e "il diritto alla vita in ogni sua fase". Su quest'ultimo punto, per esempio, non a caso la recentissima legge regionale sui servizi socioassistenziali approvata il 28 febbraio scorso ha introdotto in modo surrettizio l'obiettivo di "tutelare la maternità e la paternità fin dal concepimento", un attacco nemmeno velato alla 194. È stato così fortemente inficiato il principio di laicità delle istituzioni pubbliche. Al suo posto c'è il "valore" della sussidiarietà che legittima la concorrenza tra pubblico e privato nel welfare, nella sanità, nella scuola, nei servizi sociali di assistenza alla persona, rafforzando così il protagonismo sociale degli enti legati alla chiesa cattolica ed esternalizzando la gestione dello "Stato sociale" alle attività lucrative del "no profit" e del terzo settore. Si spalancano così i cancelli alla privatizzazione definitiva di tutti i servizi sociali. Al tempo stesso, anche in questo caso, è negata la partecipazione democratica delle organizzazioni civili e del lavoro in relazione ai passaggi più delicati dell'azione di governo (bilancio, leggi che intervengono sui livelli delle prestazioni inerenti i diritti civili e sociali). Se guardato dal punto di vista delle masse, il nuovo Statuto realizza perciò un ordinamento giuridico profondamente reazionario: nega i diritti fondamentali e le tutele universali delle masse popolari lombarde sacrificandole sull'altare dell'"efficacia" dell'azione di governo, delle esigenze dei padroni e dell'egemonia culturale e sociale della chiesa cattolica. Le posizioni della Sinistra arcobaleno Per tutti questi motivi il nuovo Statuto andrebbe già gettato nella fogna della storia come l'ennesima spazzatura borghese e neofascista. Altro che astenersi come ha fatto il 13 marzo in Consiglio la Sinistra arcobaleno, addirittura assente "per motivi istituzionali" il 5 marzo in Commissione speciale al momento del voto finale sul testo che sarebbe stato poi discusso in Consiglio l'11, 12 e 13 marzo. E poi dichiarano, dopo l'approvazione dello Statuto: "la nostra astensione segna la volontà di ampliare gli spazi di democrazia e di partecipazione oggi negati". Ma se neppure si sono presentati in Commissione nel passaggio cruciale. Che presa in giro! Del resto, secondo Mario Agostinelli (PRC) lo Statuto varato "non è un testo avanzato ma rappresenta il minor danno possibile". Come elementi positivi il PRC ha individuato: in primo luogo la nascita del Comitato delle Autonomie Locali, caposaldo non della classe operaia ma dell'Unione Province Lombarde, una sorta di federalismo al quadrato; in secondo luogo, il riconoscimento dell'acqua come bene pubblico, benché gestito nel migliore dei casi, ricordiamo noi, da municipalizzate quotate in borsa, perciò aziende pubbliche nella forma ma private nella sostanza; infine, la stabilità del lavoro e una crescente occupazione femminile come obiettivi, a nostro avviso però immediatamente contraddetti dai princìpi ispiratori fortemente reazionari e filo-padronali dello Statuto. Il fondo probabilmente è stato toccato dal verde Marcello Saponaro, che ha dichiarato da buon padroncino socio della Tecnofreight Srl di Osio Sotto che si occupa di spedizioni che "i Verdi non sono contrari al presidenzialismo" e che esultano per l'approvazione dell'emendamento per "proteggere la biodiversità e promuovere il rispetto degli animali". Dal PdCI, rappresentato dall'attore comico super-assenteista Bebo Storti, non sono pervenuti commenti sullo Statuto. Lo saprà almeno che è stato approvato? A questo punto è chiaro come il sole. Soltanto unendosi al PMLI i lavoratori e le masse popolari lombarde possono aspirare a migliorare le proprie condizioni di vita, mentre seguendo l'accozzaglia della Sinistra arcobaleno si ritroveranno a fare un salto indietro di mille anni. Infatti, in virtù di un emendamento della Lega Nord per il 7 aprile, giorno del giuramento di Pontida con cui nel 1167 si formò la Lega Lombarda contro Federico Barbarossa, potrebbe essere fissata la festa regionale. "Quella data indica un avvenimento - ha detto la camicia nero-verde Daniele Belotti, presidente della Commissione Cultura -, che cambiò la storia di tutta l'Europa, sotto il segno della libertà e delle autonomie". La "nuova" Lombardia si ispira a Mussolini e al medioevo, al potere calato dall'alto sulle masse e contro le masse. Per il 14 maggio prossimo è previsto un secondo passaggio in Consiglio. Se lo Statuto venisse approvato di nuovo e non ci saranno ricorsi governativi o referendum, il 10 settembre dovrebbe entrare in vigore, sempre che il Consiglio non venga sciolto prima per la candidatura del forzafascio Formigoni al Senato. Comunque vadano le cose da qui a settembre il PMLI non resterà certo alla finestra a guardare, anzi farà di tutto per sensibilizzare le masse e i fautori del socialismo a mobilitarsi contro il disegno di tutto il Consiglio regionale di mettere la camicia nera alla Lombardia. 2 aprile 2008 |