Rimangiandosi le promesse di Praga del 2009 sul disarmo nucleare Obama adegua le atomiche europee per gli F-35 70 sono stoccate nelle basi Nato in Italia Lo scorso 22 aprile il giornale britannico The Guardian ha reso noto che il Pentagono si appresta a spendere 11 miliardi di dollari per ammodernare circa 200 ordigni nucleari tattici, quelli del tipo B61, dislocati nelle basi Nato ma sotto il controllo americano in Europa per trasformarli in "bombe atomiche intelligenti" del tipo teleguidato e adattate per essere trasportate e sganciate dai caccia "invisibili" di ultima generazione, gli F-35. Di queste almeno 50, altre fonti dicono 90, sono nella base italiana di Aviano e 20 a Ghedi. L'investimento del Pentagono rientra nel piano di Barack Obama di ammodernamento degli arsenali militari dell'imperialismo americano. Le bombe del tipo B61 sono atomiche antiquate costruite alla fine degli anni Sessanta e hanno una potenza massima di 340 chilotoni, vale a dire oltre 30 volte la bomba lanciata dagli Usa su Hiroshima. Quelle dislocate nelle basi in Europa sono di un modello a potenza "ridotta" a 50 chilotoni; si tratta comunque sempre di armi di distruzione di massa. Grazie all'investimento del Pentagono non andranno in pensione ma allungheranno la propria vita, saranno trasformate in bombe atomiche filoguidate e saranno pronte e operative entro il 2020, in tempo per essere usate anche dagli F-35. La decisione di Obama è una palese e pericolosa giravolta rispetto la decisione annunciata in quello che è considerato lo "storico" discorso di Praga dell'aprile 2009 quando dichiarò che gli Stati uniti avrebbero fatto passi concreti verso un mondo senza armi nucleari. Affermazione demagogica che contribuì a fargli avere il paradossale premio Nobel per la pace a fine anno. Sulla scia di quella promessa nel 2010 il Pentagono si impegnava a ridurre il numero degli ordigni atomici e a non svilupparne di nuovi. A Praga Obama aveva affermato che "l'esistenza di migliaia di armi nucleari è il lascito più pericoloso che ci sia arrivato dalla Guerra Fredda (...). Oggi la Guerra Fredda non esiste più ma esistono invece migliaia di questi ordigni (...) Dobbiamo essere uniti per il diritto di tutti i popoli a vivere affrancati dalla paura nel XXI secolo". Annunciava quindi quale sarebbe stata la strada per arrivare a un mondo senza armi nucleari, una strada decisa e controllata dalla prima superpotenza atomica mondiale, l'imperialismo americano. Allora la Germania e altri membri europei della Nato quali Belgio, Lussemburgo, Norvegia e Olanda, avevano proposto il ritiro delle armi nucleari americane dall'Europa, ritenute inutili dopo la fine della "guerra fredda". Era la soluzione più facile ma la proposta veniva bocciata da Obama che utilizzava a pretesto le richieste di alcuni stati dell'Est appena entrati nella Nato che volevano mantenere la protezione di difesa americana "contro la Russia". Le bombe rimanevano così in quattro paesi europei membri della Nato (Germania, Italia, Belgio, Olanda) e in Turchia, stivate nelle basi americane o in quelle alleate ma sempre sotto il controllo Usa per effetto degli accordi di "Nuclear Sharing", gli accordi fra i quali quello tra Italia-Usa risalenti ai tempi della "guerra fredda". Secondo quanto riferisce il Guardian, l'amministrazione Obama definisce l'ammodernamento delle bombe con l'aggiunta della possibilità della guida "un cambiamento non significativo per cui non viola gli impegni del 2010". Invece così non è tanto più che non solo la bomba è molto più precisa e efficace ma ancora potenzialmente più letale se trasportata in profondità nel territorio "nemico" dal caccia-bombardiere F-35. E non a caso la notizia ha fatto rizzare le orecchie a Mosca. Come dovrebbero interessare l'Italia dato che Belgio e Olanda hanno già denunciato gli accordi di "Nuclear Sharing" e la Germania non ha nessuna intenzione di acquistare i caccia F-35 per cui potremmo essere il principale paese europeo a ospitare bombe e caccia. Certamente a Aviano, probabilmente anche a Ghedi. Una cosa certa è che la decisione di Obama rappresenta un inaccettabile passo in avanti verso un nuovo riarmo generalizzato. 2 maggio 2013 |