Il capofila dell'imperialismo americano Obama in Africa per contrastare l'influenza cinese in quel continente Dalla Casa degli schiavi sull'isola di Gorée in Senegal, da dove gli schiavi africani in catene partivano alla volta del continente americano il "Presidente afro-americano" Barack Obama affermava che quel luogo "mi dà motivazioni ancora più grandi per difendere i diritti umani in tutto il mondo". La parte propagandistica del viaggio di Obama in vari paesi africani del fine giugno scorso doveva completarsi con la visita a Nelson Mandela che è saltata perché l'ex presidente sudafricano si trovava in gravi condizioni di salute. Ma la vera ragione della missione del capofila dell'imperialismo americano Obama in Africa l'ha rivelata lui stesso quando ha dichiarato che "la Cina rivolge molta attenzione all'Africa" e che è "interesse degli Stati Uniti approfondire e allargare le partnership con i paesi africani", allo scopo di contrastare la crescente influenza del principale concorrente, il socialimperialismo cinese in quel continente. Senza contare le sempre più presenti India e Brasile. La controffensiva della Casa Bianca americana si basa in particolare sullo strumento militare, campo nel quale la Cina ancora non può competere a armi pari. Il Comando Africa creato sotto l'amministrazione Bush ha la principale base operativa, al momento, a Sigonella dove è stata dispiegata una speciale Task force dei marine che invia a rotazione squadre in Africa. Solo nel corso dei primi mesi del 2013 gli istruttori americani hanno addestrato forze speciali africane in Uganda, Burundi, Camerun, Ghana, Burkina Faso, Seicelles, Mozambico, Tanzania, Senegal e Liberia. Senza contare i corsi dedicati alla formazione degli ufficiali dei servizi segreti di paesi africani come Kenya, Etiopia, Sud Sudan e Nigeria. Strumenti per stringere legami con gli eserciti e i servizi speciali locali e estendere la rete militare dell'imperialismo americano in Africa, completata recentemente dal Comando Africa con l'apertura di un ufficio nella sede della Task force congiunta per il Corno d'Africa a Gibuti, il primo "posto di comando avanzato" nel continente. Con un meccanismo simile, un programma di borse di studio per i giovani africani per corsi di amministrazione politica ed economia, gli Usa puntano alla formazione dei futuri gruppi dirigenti amici in diversi paesi africani. Iniziativa lanciata da Obama il 29 giugno nel discorso tenuto all'Università di Johannesburg nel quale ha affermato che "l'Iniziativa per i giovani leader africani", realizzata attraverso "forum di alto profilo" e oltre 2mila "programmi per la gioventù" finanziati con milioni di dollari, ha lo scopo di "sviluppare una prestigiosa rete di giovani leader in settori fondamentali e cementare legami ancora più forti con gli Stati Uniti". Sul piano delle iniziative in campo economico i concorrenti cinesi sono molto avanti e l'amministrazione Usa cerca di tenere botta con alcuni interventi specifici. A Città del Capo Obama ha illustrato il programma Power Africa, inteso come Energia per l'Africa, un piano di investimenti americani da sette miliardi di dollari in 5 anni per raddoppiare la rete elettrica nell'Africa sub-sahariana. In un comunicato della Casa Bianca si spiegava che "Power Africa punta a sfruttare l'enorme potenziale energetico dell'Africa, che include nuove scoperte di vaste riserve di gas e petrolio, sul potenziale sviluppo delle energie pulite geotermiche, eoliche, idriche e solari". Nel piano Usa i paesi coinvolti maggiormente sono Etiopia, Ghana, Kenya, Liberia, Nigeria e Tanzania. 10 luglio 2013 |