Obama come Bush invia 30mila soldati in Afghanistan Crollano le illusioni pacifiste dei suoi seguaci di sinistra I talebani: Gli americani saranno sconfitti. Obama vedrà sfilare numerose bare Fin dal suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente americano Barack Obama aveva promesso tra le altre una "nuova strategia" per l'Afghanistan che a mano a mano che si realizza altro non è che la vecchia strategia del predecessore Bush basata sul sostegno a un regime, definito dagli stessi Usa incapace e corrotto oltre che illegittimo, e sui pieni poteri ai vertici militari per mantenere il paese sotto il tallone dell'occupazione. Anzi, Obama più di Bush si affida ai militari e ha dato il via a una vera e propria esclation militare; nel giro di un anno ha raddoppiato il numero dei soldati Usa schierati in Afghanistan, da 32 mila a 68 mila, e si appresta a inviarne al più presto altri 30 mila come ha annunciato nel discorso tenuto l'1 dicembre all'accademia militare di West Point. Con la promessa di iniziare a ritirarli a partire dalla seconda metà del 2011. Ai soldati americani si aggiungeranno almeno altri 5.000 soldati degli altri paesi della Nato, inquadrati nella Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) che è sotto il comando del generale statunitense Stanley McChrystal. "Come comandante in campo - ha affermato Obama a West Point - ho deciso di inviare altri 30 mila soldati in Afghanistan nel vitale interesse della nostra nazione. (...) Sono convinto che la nostra sicurezza è a rischio in Afghanistan e Pakistan. Quello è l'epicentro dell'estremismo violento praticato da Al Qaeda. È da laggiù che noi siamo stati attaccati l'11 settembre e da laggiù che, mentre parlo, nuovi attacchi vengono pianificati. (...) Gli americani sono stati vittime di attentati abominevoli provenienti dall'Afghanistan e sono tuttora il bersaglio di questi stessi estremisti che stanno complottando lungo il confine afgano. Abbandonare quell'area adesso significherebbe creare un rischio inaccettabile di nuovi attacchi contro il nostro paese e i nostri alleati". Parole che nei toni e nei contenuti sono identiche a quelle pronunciate a suo tempo da Bush e che Obama adopera per continuare a giustificare la guerra d'occupazione in Afghanistan con la necessità di difendere gli Stati Uniti da nuovi attacchi terroristici. Un falso, perché gli attacchi terroristici dell'11 settembre non sono partiti dall'Afghanistan come nessun afgano è stato mai coinvolto in vicende o inchieste di terrorismo internazionale; quel paese non rappresenta affatto una minaccia per gli Usa né per i suoi alleati e dopo l'aggressione imperialista del 2001 la resistenza afghana combatte le truppe d'occupazione per la liberazione del proprio paese. A West Point Obama ha definito la guerra in Afghanistan "un test per la nostra società libera e per la leadership americana nel mondo. (...) La nostra forza risiede nei nostri valori. (...) Deve essere chiaro a ogni uomo, ogni donna, ogni bambino che vive sotto le oscure nubi della tirannia che l'America difenderà i loro diritti umani, la libertà, la giustizia, le opportunità e la dignità dei popoli. Questo è quello che siamo. Questa è la fonte morale del potere dell'America". Che l'imperialismo americano è il primo a violare a partire dall'Afghanistan con l'aggressione e l'escalation militare contro un paese sovrano, l'occupazione militare, le stragi di civili e i crimini di guerra commessi contro il popolo afgano. Contro la decisione di Obama protestavano i pacifisti americani, che in larga parte lo hanno votato e adesso si dichiarano delusi. Diversi dimostranti si sono riuniti presso l'accademia militare a West Point con cartelli contro la guerra in Afghanistan. "Doveva essere il candidato della pace e, dopo otto anni di Bush e Cheney, dovremmo mettere la persona al centro della politica, concentrarci sull'assistenza sanitaria e l'istruzione", affermava un ex sostenitore di Obama. Crollano le illusioni pacifiste dei suoi seguaci di sinistra. L'unico che si dichiara soddisfatto è il generale McCrystal che nel settembre scorso aveva chiesto un rinforzo di almeno 40 mila soldati e affermato che "se nei prossimi 12 mesi non riusciamo a prendere l'iniziativa e a fermare lo slancio degli insorti rischiamo di trovarci in una situazione per la quale non sarà più possibile sconfiggere l'insurrezione (leggi la resistenza all'occupazione, ndr)". Nel suo rapporto sulla situazione in Afghanistan il generale americano aveva sostenuto che "la situazione generale si sta deteriorando. Stiamo fronteggiano non solo una dura e crescente resistenza; c'è anche una crisi di fiducia tra gli afgani, sia verso il loro governo che verso la comunità internazionale, che mina la nostra credibilità e rafforza gli insorti. (...) La debolezza delle istituzioni statali, le malefatte, la corruzione e gli abusi di potere da parte delle autorità e gli errori della stessa Isaf hanno dato poche ragioni agli afgani per sostenere il loro governo. Questo, assieme alla mancanza di opportunità economiche ed educative, ha creato un terreno fertile per l'insurrezione". Secondo quanto sostenuto dal capo di Stato maggiore delle Forze armate Usa, l'ammiraglio Mike Mullen, di fronte alla commissione difesa del Congresso la resistenza controllerebbe 11 delle 34 province dell'Afghanistan. Non a caso il generale McCrystal sosteneva nel suo rapporto che "lo scopo della missione Isaf è sconfiggere l'insurrezione (ma non era quella di sconfiggere il terrorismo? ndr), far sì che essa non costituisca più una minaccia al governo afgano. Questo non arriverà né in tempi brevi né in maniera facile. È realistico aspettarsi un aumento delle perdite tra gli afgani e la coalizione". Portavoce della resistenza commentavano l'invio di nuove truppe americane e Nato nel paese affermando che "questa strategia non avrà benefici per il nemico e più truppe manderanno contro i mujaheddin in Afghanistan, più i mujaheddin cresceranno e la loro resistenza aumenterà", e "i talebani si nascondevano prima nelle montagne ma ora vivono nelle città e nei villaggi dell'Afghanistan con il sostegno della gente, è per questo che nonostante l'invio di nuove truppe, gli americani saranno sconfitti". Un altro responsabile talebano dichiarava a un'agenzia internazionale a Kandahar che "gli americani saranno costretti ad un vergognoso ritiro una volta capito che non potranno raggiungere il loro obiettivo, come i russi prima di loro (...) Obama vedrà sfilare numerosi feretri di soldati americani uccisi in Afghanistan". L'escalation militare decisa da Obama porterà a centomila il numero dei soldati americani impegnati nell'occupazione dell'Afghanistan; 36 mila sono quelli degli alleati imperialisti che cresceranno di almeno 5 mila. "La guerra in Afghanistan non è un affare solo americano, è un gioco di squadra e ognuno deve fare la sua parte", ha recentemente dichiarato il segretario generale della Nato, l'ex premier danese Anders Fogh Rasmussen, e nel Consiglio Nato del 4 dicembre l'Italia di Berlusconi ha messo sul piatto altri 1.000 uomini, 900 la Georgia, 600 la Polonia, 500 la Gran Bretagna, 250 la Slovacchia, 150 il Portogallo, 35 l'Albania. Francia e Germania al momento nicchiano e non si sono presi altri impegni. 16 dicembre 2009 |