Obama minaccia l'intervento armato contro l'Iran Patto segreto Usa-Israele anti Teheran L'interlocutore era certamente quello giusto, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in visita ufficiale; le circostanze altrettanto, la conferenza annuale dell'Aipac, American Israel Public Affairs Committee, a Washington che hanno offerto al presidente americano Barack Obama l'occasione e la tribuna migliore per ripetere le minacce di intervento armato contro l'Iran. Il fatto che l'Iran possa avere armi nucleari "è inaccettabile", affermava Obama il 5 marzo al termine dell'incontro con Netanyahu alla Casa Bianca. Gli Usa, aggiungeva, "'mantengono tutte le opzioni aperte" per risolvere la questione; una posizione che permetteva ai due compari di sottolineare l'unità di vedute nella questione del nucleare iraniano. "Tutte le opzioni sono sul tavolo" è un modo per sottintendere: ne è rimasta una, quella dell'intervento militare. Ciò che li divide sembra essere solo il fattore tempo, quando è opportuno lanciare l'attacco; possibile un patto segreto tra i due sigillato dietro le quinte della conferenza Aipac. Il 4 marzo alla conferenza dell'Aipac Obama prometteva solennemente che non avrebbe esitato "a ricorrere alla forza per difendere Israele". Non era semplicemente un omaggio per coltivarsi il sostegno di quella che è ritenuta la più potente lobby sionista americana e che nel 2008 dette un contributo pesante per la sua elezione alla Casa Bianca. Un contributo di cui ha di nuovo bisogno alle presidenziali del prossimo novembre. L'appoggio convinto dell'imperialismo americano ai sionisti di Tel Aviv è stata una costante anche sotto l'amministrazione Obama. Che cerca di mitigare l'impegnativa affermazione sostenendo che "sia gli Stati Uniti che Israele hanno interesse nel vedere la sfida con l'Iran risolta diplomaticamente". Una affermazione smentita dalla serie di minacce e provocazioni verso l'Iran inanellate dagli Usa e da Tel Aviv ma che tanto basta per far gridare al tradimento gli avversari repubblicani già impegnati nella campagna elettorale per le primarie. "Se Obama verrà rieletto, l'Iran avrà l'arma nucleare e il mondo cambierà. Questo è un presidente che non è riuscito a imporre sanzioni penalizzanti contro l'Iran ed è inaccettabile per l'America che l'Iran abbia l'arma nucleare", ha commentato Romney il probabile sfidante repubblicano alla Casa Bianca, più realista del re. Anche Netanyahu sa che con un clone di Bush potrebbe lavorare più tranquillo ma ora c'è, e probabilmente ci sarà anche dopo novembre, Obama e con lui ha cercato l'intesa. Trovando una porta aperta. Così nella conferenza stampa del 5 marzo al termine dell'incontro Netanyahu ha ribadito che "Israele ha il diritto di proteggere se stesso" rivendicando il diritto a colpire l'Iran quando lo ritenga necessario e Obama ha ripetuto che "tutte le opzioni sono sul tavolo" per risolvere la questione iraniana ma che "è meglio non dare scuse all'Iran per fare la vittima" e lasciare la porta aperta a una possibile soluzione diplomatica. Nel dietro le quinte della conferenza Aipac sarebbe invece maturato il patto segreto che a fronte della richiesta di Netanyahu di dare il via all'intervento militare prima possibile, dato che le fonti dei compiacenti servizi sostengono che Teheran potrebbe avere una bomba al massimo entro un anno, Obama avrebbe risposto d'accordo. Ma non ora, non è opportuno in campagna elettorale, meglio a fine anno dopo le elezioni presidenziali. Sempre in tempo utile e con la possibilità di poter utilizzare le superbombe di profondità per colpire i siti sotterranei che i tecnici americani stanno mettendo a punto; non sono ancora pronte. 14 marzo 2012 |