Il massimo dell'ipocrisia e dell'inganno Obama riceve il nobel per la pace esaltando la guerra dell'imperialismo Usa I pacifisti, tra cui i No Dal Molin, contestano in piazza la premiazione del capo della Casa Bianca Il presidente americano Barack Obama ha ricevuto, il 10 dicembre a Oslo in occasione del conferimento del Nobel per la pace, una medaglia d'oro, un diploma ed un assegno da 1,4 milioni di dollari. Nelle stesse ore, dalla Carolina del Nord, si preparavano a partire per l'Afghanistan i primi reparti del contingente di 30 mila soldati che Obama ha deciso di inviare per rafforzare l'occupazione imperialista del paese, così in un solo anno ha triplicato le forze americane presenti, portandole da 32 mila a 100 mila uomini. Un piccolo esempio dell'ipocrisia e dell'inganno di Obama, ipocrisie e inganni che hanno toccato il massimo nella cerimonia di Oslo quando il neo premio Nobel per la pace ha esaltato la guerra dell'imperialismo Usa. Nel suo discorso di accettazione del premio Obama è partito con toni bassi, falsamente umili, "altri lo meritavano più di me", "i miei risultati sono modesti se paragonati a quelli di alcuni dei giganti della storia che hanno ricevuto questo riconoscimento", ma una volta esaurita la premessa ha calzato l'elmetto guerrafondaio e imperialista e difeso la "guerra giusta" degli Usa in Afghanistan. "Siamo ancora in guerra e io sono responsabile del dispiegamento di migliaia di giovani americani per combattere in una terra lontana", ha affermato Obama difendendo la sua decisione di spedire altri 30 mila soldati a Kabul, "alcuni uccideranno. Altri verranno uccisi. E io sono arrivato qui con una percezione forte del costo dei conflitti armati, pieno di difficili interrogativi sul rapporto tra guerra e pace e sul nostro sforzo di sostituire l'una all'altra". A quanto pare non è stato poi così difficile per Obama sciogliere l'interrogativo a favore della guerra, farla prevalere sulla pace e rafforzare un intervento militare che tra l'altro moltiplica le vittime civili. Ne è talmente consapevole che è ricorso alla citazione delle due guerre mondiali del secolo scorso per sostenere che "anche se è difficile immaginare una causa più giusta della sconfitta del Terzo Reich e delle potenze dell'Asse, la Seconda guerra mondiale fu un conflitto in cui il numero complessivo di civili morti superò quello dei soldati deceduti". E bravo, si è messo a contabilizzare la divisione tra vittime militari e civili ma nello stesso tempo ha ribaltato le parti tra invasori e occupati, perché oggi in Afghanistan gli occupanti sono le forze imperialiste guidate dagli Usa. Oggi occorre anche, ha aggiunto Obama "ripensare le nozioni di guerra giusta e gli imperativi di una pace giusta. E dobbiamo cominciare col riconoscere la dura verità che non vedremo nel corso delle nostre vite la fine dei conflitti violenti. Ci saranno momenti in cui le nazioni, agendo individualmente o di concerto, troveranno l'uso della forza non solo necessario ma moralmente giustificato". Certo, ci sono le guerre giuste, a partire da quelle di liberazione nazionale, e quelle ingiuste scatenate dall'imperialismo; Obama difende le seconde, magari dipinte come "guerre umanitarie" o contro il terrorismo, né più né meno del suo predecessore Bush, le guerre "moralmente giustificate". Che alla fine sono tutte quelle che hanno avuto per protagonista l'imperialismo americano nella seconda metà del secolo scorso dal momento che ha affermato che "per quanti errori abbiamo fatto, gli Stati Uniti hanno aiutato a sostenere la sicurezza globale per oltre 6 decenni con il sangue dei suoi cittadini". L'unico argomento del discorso di Obama in tono con la cerimonia è stato quando ha ricordato "ho proibito la tortura ed ordinato la chiusura di Guantanamo", che ha sollevato l'unico applauso caloroso del pubblico in sala, a quanto risulta dalle cronache, anche se a dire il vero il carcere di Guantanamo è ancora aperto. La premiazione del capo della Casa Bianca è stata contestata in piazza a Oslo dai pacifisti, con varie iniziative alcune delle quali promosse da una delegazione di No Dal Molin giunta da Vicenza. Un corteo di pacifisti è sfilato dalla stazione centrale fino al palazzo del Parlamento, non lontano dalla sede della premiazione. Alcuni dimostranti hanno esposto uno striscione davanti al municipio di Oslo con la scritta "l'hai vinto, adesso meritatelo". Una delegazione di No Dal Molin, che si oppone all'allargamento della base Usa di Vicenza, era arrivata nella capitale norvegese il 7 dicembre e tra le varie iniziative di protesta ha esposto uno striscione sul ponte presso la stazione centrale con la scritta "Stop U.S. War Bases - Vicenza Italy" e ha diffuso nel centro della città copie della copertina falsa del New York Times con l'annuncio da parte del presidente Usa dell'intenzione di chiudere tutte le installazioni militari nel mondo. 16 dicembre 2009 |