Clamoroso dietrofront rispetto agli impegni presi per ridurre i gas serra Obama: non riduce l'inquinamento per non danneggiare i profitti Con un breve comunicato diffuso il 2 settembre il presidente americano Barack Obama ha comunicato di rinviare almeno fino al 2013 l'aggiornamento previsto adesso delle norme elaborate dall'Epa (Environmental Protection Agency, l'agenzia governativa di protezione ambientale, ndr) sui livelli più stringenti delle emissioni inquinanti delle industrie. Resteranno quindi ancora in vigore gli scandalosi limiti all'emissione dei gas serra definiti dall'amministrazione Bush. Rivedere le norme in questo momento di crisi economica creerebbe incertezza per le aziende e i governi locali, ha spiegato il presidente americano sottolineando la necessità di non imporre nuovi vincoli mentre è "importante ridurre i lacci per le aziende". Che possono avvelenare le acque e appestare l'aria, oltre che sfruttare i lavoratori. Un vero e proprio via libera all'inquinamento per non danneggiare i profitti che rappresenta un clamoroso e vergognoso dietrofront da parte di Obama rispetto agli impegni presi per ridurre i gas serra. Nelle vittoriose elezioni del 2008, Obama aveva promesso una "rivoluzione verde". Abortita di fatto già nel luglio del 2009 quando, sotto la pressione dei repubblicani, aveva messo alla porta il suo consigliere speciale che avrebbe dovuto essere il grande regista del progetto. Deceduta con la decisione di rinviare financo gli aggiornamenti dei livelli di inquinamento dell'ozono studiati dall'Epa per abbassare i livelli previsti dal Clean Air Act, la legge che regolamenta le emissioni di sostanze nocive nell'aria. Una modifica delle legge è prevista per il 2013, tanto vale aspettare quella scadenza ha sostenuto Obama. Che non ha convinto affatto le principali associazioni ambientaliste statunitensi che hanno denunciato la decisione della Casa Bianca come un ennesimo cedimento di Obama agli interessi delle lobby del petrolio e del carbone, che sono tra i grandi finanziatori delle campagne elettorali sia dei democratici che dei repubblicani. La sezione di Greenpeace negli Usa ha denunciato che "le corporation inquinanti non devono preoccuparsi di demolire il Clean Air Act , sembra che il presidente Obama lo stia facendo per loro", rinviando una modifica della legge che "avrebbe impedito 12 mila morti ogni anno a causa dell'inquinamento da ozono". Dello stesso tono la denuncia del Sierra Club, una grande associazione ambientalista che ha sostenuto Obama nella campagna elettorale, il cui direttore ha espresso la "condanna della decisione dell'Amministrazione Obama di ritardare l'attuazione delle tanto attese protezioni cruciali contro lo smog, un contaminante acido che quando viene inalato è come ricevere un eritema solare nei polmoni. Mettendo al primo posto gli interessi degli inquinatori del carbone e del petrolio, la Casa Bianca sembra volerci dire che 'l'aria pulita può aspettare'". "I leader dei più importanti gruppi imprenditoriali americani - ha commentato un servizio del New York Times - hanno premuto sui responsabili dell'Epa e su alti funzionari della Casa Bianca all'inizio di questa estate cercando di moderare, ritardare o uccidere la regolamentazione. Hanno detto a William Daley, il capo dello staff della Casa Bianca, che il regolamento sarebbe molto costoso per l'industria e avrebbe fatto male alle possibilità di rielezione di Obama". Che senza opporre resistenza ha ceduto su tutta la linea. 21 settembre 2011 |