Per contenere la Cina e tenere sotto pressione l'Iran Obama rafforza la presenza militare degli Usa nel Pacifico e nel Golfo Persico Il 5 gennaio il presidente americano Barack Obama e il suo ministro della Difesa Leon Panetta hanno presentato la nuova "Defence Strategic Guidance", le linee guida per il bilancio della difesa americana per il 2013 e hanno pomposamente annunciato che "dopo un decennio di guerra gli Stati uniti stanno voltando pagina". A partire dai tagli annunciati al bilancio della Difesa, pari a 450 miliardi di dollari in dieci anni, e da uno snellimento della forze armate statunitensi. In ogni caso il Pentagono non disarma, deve solo razionalizzare l'uso delle risorse disponibili per rendere la sua macchina bellica ancora più efficiente, in grado di reggere a nuove sfide fra le quali quelle del contenimento della Cina e del mantenimento della pressione sull'Iran. Panetta ha infatti chiarito che la nuova strategia ha come centro focale il Medio Oriente e la regione Asia/Pacifico, ovvero che gli Usa tengono sotto mira Iran e Siria e intendono contrapporsi militarmente alla Cina e alla Russia. Il presidente Obama ha annunciato che "anche se le nostre truppe continuano a combattere in Afghanistan, la marea della guerra sta calando" ma "gli Stati uniti manterranno la propria superiorità militare", a cominciare dall'area del Pacifico. In altre parole l'enunciato che gli Usa "stanno voltando pagina", riguarda solo la forma ma non la sostanza di un impegno militare imperialista che ha lo scopo, come recita il titolo della nuova strategia, di "sostenere la leadership globale degli Usa". Come ha riconosciuto lo stesso Obama "sin dall'11 settembre il budget della difesa è cresciuto ad un passo straordinario. Nei prossimi 10 anni, la crescita del budget della difesa rallenterà ma continuerà a crescere. In effetti il budget continuerà ad essere più ampio di quello negli ultimi anni dell'era Bush". La spesa militare Usa è quasi raddoppiata nello scorso decennio e ammonta nel 2012 a oltre 900 miliardi di dollari che secondo varie stime rappresentano il 43% di quella mondiale; supera il 50% di quella mondiale includendoci altre spese non del Pentagono ma di carattere militare. Fra le voci di spesa vi sono 118 miliardi per la guerra in Afghanistan e per le "attività di transizione in Iraq". Nel progetto di Obama saranno ridotte le truppe, esercito e marines. La nuova strategia testata nella guerra alla Libia avrebbe confermato che il nuovo modo di fare una guerra vittoriosa a potenze di media grandezza si basa sulla schiacciante superiorità aerea e navale. Aviazione e marina sono i due settori che saranno potenziati. Assieme allo sviluppo di sistemi d'arma ad alta tecnologia e per il controllo dello spazio, all'uso sempre maggiore dei servizi segreti e delle forze speciali. Leon Panetta da direttore della Cia aveva già accelerato la trasformazione dell'agenzia in una vera e propria organizzazione militare che ha impiegato in misura crescente droni armati negli attacchi in Afghanistan e Pakistan e costituito basi segrete per le operazioni di commandos nello Yemen e in altri paesi. Le forze speciali americane sono oggi dispiegate in 75 paesi e sono affiancate da un numero crescente di mercenari di compagnie militari private, per condurre quella "guerra sporca" tanto cara a Bush e al suo successore Obama. La guerra è condotta in forme meno visibili e con costi di cui le amministrazioni non devono rendere conto. La crisi economica costringe Obama a tagli anche nel settore militare ma a conti fatti il budget del Pentagono rimane nel 2012 a livelli superiori a quelli del 2007 con Bush. E in ogni caso la cifra che gli Usa continueranno a spendere sarà superiore a quella di tutti gli altri 14 Stati messi assieme che li seguono in classifica. E non ci saranno limiti per le armi principali, dai droni, gli aerei senza pilota, impiegati in Afghanistan, Pakistan e Iran, alle navi necessarie a confrontarsi con la crescente presenza militare di Pechino nel Pacifico occidentale. 18 gennaio 2012 |