Presentando il nuovo governo, Obama riconferma la leadership imperialista degli Usa Per chi si illude che la nuova amministrazione americana sotto la presidenza del democratico Barack Obama passi a una politica diversa da quella precedente repubblicana di Bush può cominciare a ricredersi, se non lo ha già doverosamente fatto. Nel presentare il suo nuovo governo, il presidente eletto ha sottolineato che quello è "un nuovo team per una nuova alba della leadership americana" con l'obiettivo di "dare agli States un ruolo come leader nel mondo". L'imperialismo americano è in ginocchio, piegato dalla pesante crisi finanziaria e economica che è solo agli inizi e che giorno dopo giorno allunga la lista delle società in fallimento, per non parlare di settori sempre più vicini all'orlo del baratro come quello automobilistico, e Obama, non ancora con i pieni poteri per poter intervenire sulla crisi, si preoccupa intanto di mandare segnali politici inequivocabili: intende riconfermare la leadership imperialista degli Usa. Un ruolo non secondario lo avrà Hillary Clinton nominata segretario di Stato col compito di "rinnovare la diplomazia e riparare le alleanze" dato che, come ha affermato lei stessa, "l'America non può risolvere le crisi senza il mondo. E il mondo non può risolverle senza l'America" che "tornerà di nuovo" a collaborare con il resto del mondo nell'affrontare le crisi planetarie, non da sola ma comunque col ruolo di leader. La stessa politica che seguirà Susan Rice, consigliere di politica estera del presidente americano, e nuovo ambasciatore all'Onu. La continuità della politica militare dell'imperialismo americano è garantita dalla conferma di Robert Gates a ministro della Difesa. Per l'America è "tempo di un nuovo inizio per affrontare le sfide globali del mondo", ha affermato Obama, prima fra tutte quella al terrorismo e l'America rafforzerà la propria capacità di "sconfiggere i nostri nemici" e "portare aiuto ai nostri amici". "Rinnoveremo le nostre alleanze e rafforzeremo le nostre partnership, dimostreremo ancora una volta al mondo intero che l'America è capace di difendere senza esitazione il suo popolo". Col ministro della Difesa nominato da Bush e adottato da Obama. Il ministro che metterà mano al programma di ritiro dall'Iraq entro 16 mesi, ma delle sole forze operative, precisa Obama, dato che resterà "con ogni probabilità la necessità di mantenere per qualche tempo forze residue" per operazioni di sicurezza e logistiche. Un modo come un altro per mantenere l'occupazione imperialista del paese. Altri segnali della continuità sostanziale della poltica estera imperialista americana vengono dalla nomina a capo dello staff della Casa bianca di Rahm Emmanuel, sostenitore dell'invasione dell'Iraq da parte di Bush e con forti legami col regime sionista di Tel Aviv tanto che durante la guerra del Golfo del 1991 si presentò volontario per prestare servizio nell'Israel Defense Forces, l'esercito israeliano. Ultima nota per il consigliere economico di Obama, Robert Rubin, il banchiere che è stato segretario al Tesoro nell'amministrazione Clinton e responsabile dell'abolizione della legge Glass-Steagall che ha allentato i già ridicoli controlli finanziari del governo e permesso tra l'altro l'emissione dei famigerati subprime all'origine dell'attuale crisi finanziaria. 17 dicembre 2008 |