Obama cede ai repubblicani sui tagli allo "Stato sociale" Lo scorso 9 luglio, all'indomani della pubblicazione dei dati disastrosi sull'andamento dell'occupazione americana che segnalavano la crescita di appena 18.000 posti di lavoro a giugno che neanche scalfiscono il saldo negativo dei circa 6 milioni bruciati dalla crisi economica, e che dimostrano quanto vacui fossero i primi segnali di "ripresa" provenienti dagli Usa indicati come l'inizio della chiusura su scala mondiale il ciclo infernale della crisi, il presidente Barack Obama accusava la maggioranza repubblicana al Congresso di ritardare "l'approvazione di leggi che creano lavoro". Nulla diceva sulle responsabilità della sua amministrazione nel non aver mantenuto le promesse di una ripresa dell'occupazione e nel contempo lanciava un appello al "senso di responsabilità" dei parlamentari affinché ponessero fine al braccio di ferro nella discussione sui tagli previsti nella legge di bilancio e la approvassero in tempi brevi. Dopo le elezioni di mezzo termine i repubblicani controllano uno dei due rami del parlamento e, per approvare la nuova legge, Obama deve trovare un compromesso su una manovra da 4.5 trilioni di dollari in tagli al budget e attraverso riforme. Il progetto messo in campo dai democratici prevedeva una serie di tagli alla spesa pubblica e un piccolo aumento delle tasse degli americani più ricchi, i repubblicani vogliono solo i tagli alla spesa pubblica salvo quelli per i militari del Pentagono. La posizione di Obama scontentava una parte degli stessi democratici, nella ricerca del compromesso il presidente cedeva progressivamente sui tagli allo "stato sociale" e annunciava una riduzione delle coperture dei programmi di assistenza sociale e sanitaria Medicare e di Medicaid; cambiamenti peggiorativi "necessari per essere sicuri che questi programmi possano esistere e funzionare a lungo termine", assicurava Obama con le stesse argomentazioni con le quali governi di destra e di "sinistra", a partire da quelli in Italia, hanno falcidiato i sistemi sanitari e pensionistici pubblici. La legge di bilancio deve essere varata entro il 2 agosto e in particolare deve contenere la clausola che innalza il livello ammesso del debito pubblico col limite precedente ampiamente sforato, nell'ordinamento Usa lo Stato federale o i singoli Stati possono spendere solo fino al livello definito per legge. Altrimenti l'amministrazione federale non potrà più spendere un dollaro, tecnicamente sarebbe il default, il fallimento nudo e crudo col licenziamento dei dipendenti pubblici, la sospensione del pagamento dei fornitori e soprattutto di una serie di servizi fondamentali, esclusi esercito e polizia, fino a quando non venga approvato un nuovo budget con le relative coperture. Una situazione che secondo il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, avrebbe un effetto pesante non solo per il bilancio statale, con il "declassamento" del debito pubblico americano dalle agenzie di rating che comporterebbe subito, come avvenuto per Italia, Spagna, Grecia, Irlanda e Portogallo, un aumento della spesa per il pagamento degli interessi sui titoli del Tesoro, ma sarebbe anche "catastrofico" per i mercati mondiali perché causato dalla prima potenza imperialista economica mondiale, sempre più azzoppata. 20 luglio 2011 |