La sinistra dei democratici critica Obama per i tagli alla spesa pubblica Il "Washington Post": successo dei repubblicani Lo scorso 8 aprile il presidente americano Barack Obama annunciava che "dopo settimane di lunghi e difficili negoziati sul bilancio pubblico, repubblicani e democratici hanno trovato l'intesa per tagliare le spese e investire nel futuro". Nelle settimane precedenti la Legge di bilancio per lo Stato di Washington votata dalla Camera a maggioranza repubblicana prevedeva 61 miliardi di tagli, quella votata dal Senato a maggioranza democratica tagliava "solo" di 33 miliardi. Nel caso non fosse arrivata l'intesa per l'intervento da "mediatore" di Obama il Tesoro avrebbe dovuto sospendere i finanziamenti per molte agenzie federali e lasciare a casa senza stipendio 800.000 dipendenti pubblici, chiudere uffici, musei e parchi, servizi sociali, raccolta di rifiuti e tutte le altre attività di servizio previste nell'ambito delle spese discrezionali delle amministrazioni. L'intesa prevedeva tagli immediati pari a 38,5 miliardi di dollari, un anticipo della cifra che potrebbe arrivare fino a 78 miliardi. Oltre la metà dei tagli già decisi colpirà scuola, lavoro e programmi sanitari. Un bel successo quello di Obama, criticato dalla sinistra dei democratici e bollato dal Washington Post come un bel successo dei repubblicani. E foriero di nuovi cedimenti del presidente alle posizioni della destra. Come già aveva ceduto nel dicembre scorso prorogando gli sgravi fiscali ai ricchi, varati dall'Amministrazione Bush. Il duello sulla Legge di bilancio è stato solo un anticipo dello scontro che si sviluppa già sull'approvazione del budget statale. I repubblicani hanno presentato un piano che prevede una riduzione del deficit pari a 4.400 miliardi di dollari in dieci anni, da attuare con tagli che vanno dalla privatizzazione completa dell'assistenza sanitaria al pesante ridimensionamento delle pensioni sociali. Il progetto della Casa Bianca è quello di ridurre il deficit di 4.000 miliardi in 12 anni. Nel discorso tenuto alla George Washington University, lo scorso 13 aprile, Obama ha presentato quello che ha definito "il più grande taglio di spesa nella storia", reso necessario a suo dire per arrivare all'obiettivo di un deficit pari al 2,5% del prodotto interno lordo (pil) nel 2015 e sotto il 2% entro il 2020. La differenza più evidente tra i due progetti è che quello repubblicano prevede solo tagli mentre Obama ha rilanciato con una piccola modifica che dovrebbe recuperare almeno 1.000 miliardi dalla limitazione delle detrazioni per i redditi più alti. Sempre che ci riesca, visto il passo indietro del dicembre scorso sulla proroga degli sgravi di Bush. Risanare i conti pubblici diventa un obiettivo sempre più difficoltoso per Obama che cerca di interrompere l'escalation del deficit, arrivato a 1.645 miliardi, quasi il 10% del pil. E che ha portato gli Usa a essere declassati dalle agenzie finanziarie che assegnano il grado di affidabilità dei rimborsi dei titoli di stato che coprono il debito dei singoli paesi. Bloccare gli effetti della crisi economica e arrestare il declino degli Usa è la difficile missione di Obama. 4 maggio 2011 |