Marcia indietro rispetto alle promesse elettorali Obama ripristina i tribunali militari di Bush Altre promesse mancate Il 15 maggio il presidente statunitense Barack Obama ha deciso di ripristinare le "commissioni militari", i tribunali militari voluti dal predecessore Bush e contestati da giuristi e organizzazioni umanitarie, per giudicare almeno una parte dei 241 prigionieri musulmani ancora illegalmente rinchiusi nel lager di Guantanamo. In campagna elettorale li aveva definiti "un enorme fallimento", tanto che in otto anni di vita di Guantanamo sono riusciti a incriminare formalmente solo tre detenuti, e subito dopo l'insediamento alla Casa bianca li aveva congelati assieme all'annuncio della chiusura di Guantanamo nel 2010. Con una delle oramai numerose giravolte Obama li ha reintrodotti con alcune parziali modifiche: potranno processare solo i detenuti più pericolosi, saranno inutilizzabili ai fini processuali le informazioni estorte durante interrogatori sotto tortura e diventerà limitato, ma non vietato, l'uso nei procedimenti di accuse orali non provate contro gli imputati. Il nuovo regolamento dei tribunali militari dovrebbe entrare in vigore tra tre mesi e i processi in corso sono stati fermati. Il che vuol dire che per coloro che risulteranno innocenti ci sono altri tre mesi di lager in più. Lo staff della Casa Bianca ha difeso Obama arrampicandosi sugli specchi: non ha mai escluso completamente la possibilità di utilizzare i tribunali dopo averli modificati, sarebbe troppo complesso giudicare nei tribunali federali statunitensi molti dei prigionieri, le risibili giustificazioni. Secondo le organizzazioni per i diritti civili americane "non c'è alcun recluso di Guantanamo che non possa e non dovrebbe essere giudicato nel normale sistema delle corti federali", i tribunali militari voluti da Bush e riesumati da Obama sono "illegittimi e anticostituzionali" e è doveroso chiederne la soppressione giacché "ripristinare le commissioni militari toglie gran parte di significato anche alla chiusura di Guantanamo". Solo pochi giorni prima Obama aveva sollevato altre proteste delle stesse organizzazioni per la retromarcia sulla decisione di permettere la pubblicazione di fotografie che ritraggono abusi su prigionieri iracheni e afghani da parte dei soldati americani. Il 12 maggio Obama metteva il veto sulla pubblicazione delle foto come era stato deciso da un giudice di un tribunale perché, con argomenti già usati da Bush, riteneva che potesse mettere a rischio l'incolumità dei soldati Usa all'estero. Le immagini degli abusi sui prigionieri in Iraq e in Afghanistan sono comunque uscite lo stesso su Internet. Sono le prove dei metodi di tortura adoperati dagli occupanti imperialisti in Iraq e Afganistan e a Guantanamo, in applicazione dei memorandum emessi dall'amministrazione Bush, su richiesta della Cia, sui metodi di interrogatorio ammessi nella "guerra al terrorismo". I documenti riportano in dettaglio una quindicina di tecniche di "interrogatorio spinto" tra le quali lo sbattere il prigioniero contro la parete, l'immobilizzazione facciale, le percosse, la reclusione in uno spazio angusto senza possibilità di alzarsi, la privazione del sonno fino a 11 giorni consecutivi, la privazione del cibo e il soffocamento con acqua. Lo scorso 16 aprile Obama ne ha ordinato la diffusione ma ha contemporaneamente precisato che "coloro che hanno fatto il loro dovere in buona fede basandosi sui consigli legali del dipartimento della Giustizia, non saranno perseguiti", dato che questo è un momento di ''riflessione'', non di ''vendetta''. La piena assoluzione degli agenti della Cia e di quanti altri hanno torturato, con la motivazione che avrebbero soltanto "eseguito degli ordini". 27 maggio 2009 |