Contro i diktat della Bce e del governo Monti-Napolitano Occupy Piazza Affari: 50mila manifestano a Milano Determinata difesa dei beni comuni, dello "Stato sociale", dei diritti civili e dell'art. 18. Il Comitato "No Debito" di Napoli: "Marx è il nostro modello tedesco". Forte intervento del portavoce del movimento NoTAV La delegazione del PMLI, diretta da Urgo, lancia slogan che si diffondono a macchia d'olio per tutto il corteo Redazione di Milano "No ai diktat della Bce e del governo Monti-Napolitano" è scritto sullo striscione d'apertura della grande manifestazione anticapitalista di "Occupyamo Piazza Affari" che sabato 31 marzo ha attraversato il centro di Milano, da Piazza Medaglie d'Oro a Piazza Affari, con un corteo di 50mila manifestanti organizzati innanzitutto dai comitati "No Debito", e quindi dai sindacati, da movimenti, associazioni e centri sociali che si oppongono dalla piazza al governo della Ue, delle banche e della macelleria sociale. Tante le bandiere rosse di sindacati e partiti assieme a quelle del movimento NoTAV. Alla protesta hanno preso parte anche studenti, pensionati, e persino famiglie con i bambini al seguito. Le parole d'ordine riguardano la difesa dei beni comuni pubblici, dello "Stato sociale", dei diritti civili oltre che di protesta contro la "riforma" del "mercato del lavoro" e la modifica dell'articolo 18. Oltre, naturalmente, all'opposizione contro la TAV in Val Susa e per la liberazione dei NoTAV arrestati dalla repressione neofascista. Tra i tanti striscioni presenti c'è quello portato dal comitato No Debito di Napoli che affianca all'effige del grande Maestro Marx la scritta "Ecco il nostro modello tedesco". Presente una delegazione di operai sardi proveniente da Carbonia ed anche i lavoratori dell'Alcoa, della ex Wagon-Lits (i treni notturni) e di altre fabbriche in lotta in difesa del posto di lavoro e contro i licenziamenti. Azioni dimostrative sono state messe in atto lungo gran parte del tragitto del corteo: pannelli di compensato attaccati con schiuma sigillante sui bancomat e gli ingressi di alcune banche (come la Cariparma di via Molino delle Armi) e striscioni calati dall'alto delle impalcature di una palazzina di via De Amicis ("Siamo il 99% e siamo in credito") e da un grande pannello pubblicitario in via Torino ("Voi il debito, noi la rivolta"). A cingere la manifestazione un imponente schieramento di polizia e carabinieri in tenuta antisommossa con l'ausilio di un elicottero che sorvolava minacciosamente a bassa quota il corteo; ma i negozianti non si sono fatti intimorire da questo clima artefatto ed hanno tenuto aperti gli esercizi molti dei quali solidarizzando apertamente coi manifestanti. "La controriforma del lavoro non deve passare" titola un volantino distribuito in centinaia di copie e letto con interesse dai manifestanti tra i quali c'è chi ne chiede anche più copie; esso spiega in modo chiaro e conciso, riportando estratti dell'editoriale de Il Bolscevico n. 13, il provvedimento liberista del governo Monti-Fornero imposto dalla Bce e gestito da Napolitano, e come esso massacra i lavoratori, i giovani e i sindacati, per di più instaurando nuove relazioni industriali mussoliniane così com'era nei piani della P2 e di Berlusconi; a diffonderlo sono militanti e simpatizzanti del PMLI immancabilmente presenti con una folta e combattiva delegazione lombarda, guidata dal compagno Angelo Urgo, presente con cartelli su cui erano affissi i manifesti del Partito contro il governo Monti e contro la ministra del Welfare Elsa Fornero raffigurata in divisa fascista e presentata come "la Marchionne del governo Monti" che "impone le relazioni industriali mussoliniane che massacrano i lavoratori e i sindacati", cartelli che hanno attirato l'attenzione e l'approvazione dei manifestanti, fotografi e operatori televisivi. Sotto lo sventolare di una selva di rosse bandiere del PMLI, una delle quali abbinata ad una NoTAV, i marxisti-leninisti hanno lanciato, con l'ausilio di un megafono, una raffica di slogan coinvolgendo i manifestanti circostanti ed a volte intieri spezzoni vicini: "Contratto nazionale/da preservare/mai lo faremo/cancellare"; "Ministro Fornero/a controriformare i nostri diritti/non ci provare!"; "Articolo 18/non si tocca/lo difenderemo/con la lotta"; "Art. 18/va difeso a tutti i lavoratori/va esteso"; "Il diritto di sciopero/non si tocca/lo difenderemo/con la lotta"; "Tariffe e prezzi/da bloccare/salari e pensioni/da aumentare"; "Basta/stangare/i lavoratori/colpire/le rendite/e gli evasori"; "La crisi/va pagata/da chi l'ha provocata"; "Né flessibile/né precario/lavoro a tutti/pari salario"; "Ai giovani/va garantito/lavoro stabile/ben retribuito"; "Mario Monti/come Berlusconi/macelleria sociale/nuova gestione"; "Le spese inutili/sono da tagliare/missioni di guerra/da cancellare/fuori dai confini/nemmeno un militare"; "Governo della Ue/governo delle banche/per fare politiche/di lacrime e sangue"; "Vogliamo/un solo disoccupato/governo Monti/sei licenziato" seguito da un continuo "Monti vattene" che si espandeva a macchia d'olio su tutto il corteo! E poi ancora: "I padroni non son da finanziare/ aziende in crisi da nazionalizzare!"; "Un sistema in crisi/quest'è il capitalismo/unica soluzione è il socialismo" seguito poi dal grido "Italia unita, rossa e socialista!" e dal vibrante canto di "Bandiera Rossa" eseguito a pugno alzato! Con tutta la sua carica di lotta il corteo confluisce quindi in Piazza Affari, dove di fronte al tempio del capitalismo italiano, la Borsa, si sono svolti i comizi finali aperti dal presidente del comitato centrale della FIOM Giorgio Cremaschi che ribadendo i motivi della protesta ha evocato lo sciopero generale, sull'esempio di quello spagnolo e greco, per cacciare il governo Monti-Napolitano scongiurando la realizzazione dei suoi programmi di macelleria sociale e dei diritti dei lavoratori. Tra i vari interventi c'è stato anche quello, scarsamente applaudito, del falso comunista segretario del PRC, Paolo Ferrero, che guardandosi bene dall'invocare lo sciopero generale e la lotta di classe, vorrebbe "mandare a casa il governo Monti" limitandosi a supplicare il PD a "staccare la spina". Forte invece è stato l'intervento del portavoce del movimento NoTAV Alberto Perino che ha definito il governo Monti come il peggiore della storia dell'Italia repubblicana che "ruba ai poveri per dare ai ricchi" come e peggio di quello di Berlusconi, e che ha denunciato il ruolo golpista di Napolitano che invece di far rispettare ciò che formalmente rimane della Costituzione del '48 "si comporta come uno zar che impone le cose dall'alto". Mentre si svolgevano i comizi i nostri compagni incitavano la piazza al grido di "sciopero generale" e "Monti vattene" mentre altri diffondevano copie de Il Bolscevico nn. 11 e 12. La Commissione di organizzazione del CC del PMLI ha seguito costantemente l'impegnativa e vittoriosa partecipazione al corteo dei compagni lombardi ai quali ha poi indirizzato una lettera che esprime un "grazie, grazie, grazie di cuore da parte dei dirigenti nazionali del PMLI con alla testa il compagno Giovanni Scuderi e di questa Commissione per l'importante missione" e in cui si legge fra l'altro: "Sotto la direzione del Comitato Lombardo del PMLI con a capo il compagno Angelo Urgo, voi avete rappresentato magnificamente l'intero PMLI. La vostra combattività, la vostra capacità di inserirvi al posto giusto nei cortei sono di esempio per tutte le istanze di base del Partito. Grazie a voi, siamo stati presenti alla prima manifestazione nazionale ufficialmente contro il governo Monti. Non potevamo mancare a un appuntamento di lotta così importante per dare il nostro contributo proletario rivoluzionario e marxista-leninista alla lotta contro il capitalismo e il suo governo. Dobbiamo continuare a insistere, nella propaganda e nell'agitazione, affinché gli anticapitalisti prendano coscienza che per liberarsi dal capitalismo e dai suoi governi occorre lottare per il socialismo. Soprattutto dobbiamo lavorare negli organismi di massa, in particolare in quelli apertamente anticapitalisti, per far maturare tale coscienza rivoluzionaria". 4 aprile 2012 |