Al 29° posto su 34 Bocciata dall'Ocse la scuola italiana Classi affollate, tagli alle risorse, stipendi da fame al personale 29a su 34. Questa la triste posizione che si è aggiudicata la scuola italiana nel recente rapporto "Education at Glance 2011" ("Uno sguardo sull'istruzione") redatto dall'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sulla base di dati del 2009. L'Italia riserva all'istruzione il 4,8% del prodotto interno lordo (destinato a scendere sulla base delle manovre di Tremonti) contro la media OCSE del 6,1%; la percentuale precipita all'1% in riferimento specifico all'università, sempre più relegata infatti ai finanziamenti privati. La spesa annua per studente è di 9.200 dollari rispetto alla media OCSE di 9.860, ma va sottolineato che gli investimenti sono principalmente per gli studenti delle scuole primarie e secondarie, mentre quelli per gli universitari sono ben sotto la media. Gli stipendi degli insegnanti sono tra i più bassi d'Europa e fra il 2000 e il 2009 si registra un calo in percentuale a fronte dell'aumento avvenuto in altri paesi. Inoltre i docenti devono attendere i 35 anni per raggiungere il massimo salariale (la media OCSE è 24 anni). Lontani comunque dalle aspettative di reddito per un laureato in Italia, aspettative in cui è lampante la discriminazione verso le donne laureate che guadagnano fino al 75% in meno rispetto agli uomini. Il Ministero dell'Istruzione si è pronunciato sui bassi stipendi scaricando la colpa sul fatto che ci sarebbero troppi insegnanti (uno ogni 10,7 alunni nella scuola primaria e uno ogni 11 nella scuola secondaria), chiudendo così anche sulla questione di quelle che la gerarca Gelmini chiama "classi pollaio", cioè le classi sovraffollate. In realtà le cose non stanno così perché dati del medesimo Ministero parlano, rispetto all'anno scorso, di 92 edifici scolastici in meno rispetto ad un aumento di 4.200 classi, quindi il problema delle classi sovraffollate è ben presente. A ciò si aggiunga il fatto che nel rapporto docenti/studenti sbandierato da viale Trastevere non tiene conto della significativa presenza degli insegnanti di religione cattolica. Sempre in tema di stipendi va ricordato che dal 2006 è scaduto il contratto nazionale e che le ultime manovre finanziarie hanno congelato gli scatti d'anzianità. Non va nemmeno dimenticato che i dati raccolti si fermano al 2009 e che negli anni successivi le forbici del governo non se ne sono state affatto ferme. Il rapporto OCSE rileva anche che solo il 70,3% dei giovani fra i 25 e i 34 anni ha un diploma, rispetto alla media OCSE dell'81,5%. I laureati sono il 14% della popolazione e il loro tasso di occupazione è del 79%. Questo, come nota Giuseppe De Nicolao dell'Università di Pavia, tenuto conto che "il rapporto si riferisce ad una situazione antecedente ai tagli Tremonti-Gelmini per giustificare i quali è stato fatto credere che la spesa per la formazione universitaria fosse eccessiva". "Cambiare rotta, aumentare gli investimenti in istruzione, rinnovare i contratti che questo governo ha bloccato fino al 2014", queste le parole di Domenico Pantaleo, segretario della FLC-CGIL, in riferimento ai dati suddetti. 21 settembre 2011 |