Le vertenze riguardano soprattutto le multinazionali Ondata di scioperi operai in Cina Per aumenti salariali e meno ore di lavoro Il 1° giugno la ditta Foxconn, leader nelle forniture tecnologiche a giganti multinazionali quali Apple, Dell e Hewlett-Packard, ha annunciato aumenti salariali del 30% per i 300 mila lavoratori degli stabilimenti di Longhua, presso la città di Shenzhen. Nella fabbrica taiwanese solo nei primi cinque mesi dell'anno vi sono stati 11 suicidi di lavoratori, spinti a tale gesto dalle trremende condizioni di lavoro. E per un salario base di meno di 130 dollari al mese, che costringe molti lavoratori a fare straordinari e turni massacranti, fino a 12 ore al giorno per 28 giorni. Secondo le denunce degli operai le "normali" condizioni di lavoro sono dettate da una disciplina di tipo militare, col divieto di parlare coi vicini, sedersi o allontanarsi senza permesso, contraddire gli ordini dei superiori diretti, sia nelle mense che nei dormitori dell'azienda. Chiusa la vertenza della Foxconn si è aperta quella alla Honda e subito dopo alla Kok, con un'ondata di scioperi che ha colpito nelle prime due settimane di giugno il Guandong, e in particolare la città di Shenzhen, la prima Zona Economica Speciale costituita dalla cricca revisionista e fascista di Pechino per attirare investimenti dalle multinazionali straniere. Nell'industria dell'auto, i salari vanno dai 1.000 ai 2.000 yuan mensili che corrispondono dai 146 ai 293 dollari. Nella fabbrica di Foshan della giapponese Honda gli operai più qualificati sono pagati 1380 yuan (166 euro) al mese mentre quasi la metà dei 1.900 addetti che è composta da stagisti, studenti delle scuole professionali ai quali è richiesto un periodo di lavoro per ottenere il diploma, vengono pagati 900 yuan (circa 108 euro) al mese. Ai primi di giugno sono scesi in sciopero per rivendicare aumenti salariali consistenti e migliori condizioni di lavoro. Gli operai hanno respinto le aggressioni dei funzionari dell'azienda e dei poliziotti contro i picchetti ai cancelli della fabbrica e hanno ottenuto aumenti salariali tra il 24 ed il 32%. Il 7 giugno sono scesi in sciopero anche i lavoratori di due aziende fornitrici della casa automobilistica giapponese. Si sono fermati gli operai dello stabilimento della Yutaka Giken di Foshan, che produce le marmitte per le Honda, e quelli della filiale Honda Lock. Uno sciopero riuscito tanto che la società ha dovuto sospendere la produzione di alcuni modelli per mancanza di componenti. Proteste, scioperi e scontri con la polizia si sono svolti anche alla fabbrica Kok, che produce componenti di caucciù per le auto, a Kunshan. I duemila operai della fabbrica hanno dato il via alle lotte per chiedere aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro. 16 giugno 2010 |