L'Onu e l'Ue attaccano l'Italia per i respingimenti dei migranti Dopo anni di assordante silenzio finalmente anche l'Onu si è decisa di alzare la voce contro la politica italiana dei respingimenti dei migranti in Libia. Alla vigilia dell'apertura della dodicesima sessione del Consiglio dell'Onu, l'alto commissario per i diritti umani Navy Pillay ha diffuso un testo in cui si parla apertamente di "diritto internazionale violato". "La pratica della detenzione dei migranti irregolari, della loro criminalizzazione e dei maltrattamenti nel contesto dei controlli delle frontiere deve cessare", afferma senza mezzi termini. "In molti casi, - spiega la Pillay - le autorità respingono questi migranti e li lasciano affrontare stenti e pericoli, se non la morte, come se stessero respingendo barche cariche di rifiuti pericolosi" e menziona esplicitamente le situazione nel Mediterraneo, nel Golfo di Aden, nei Caraibi e nell'Oceano indiano. L'Alto commissario dell'Onu inoltre critica apertamente le violazioni del diritto di asilo di cui si sta rendendo responsabile il governo del neoduce Berluconi, giacché gli immigrati vengono "abbandonati e respinti senza verificare in modo adeguato se stanno fuggendo da persecuzioni, in violazione del diritto internazionale". La denuncia dell'Alto commissario dell'Onu per i rifugiati si unisce a quella del commissario europeo per la libertà, la giustizia e la sicurezza Jacques Barrot, che ricorda all'Italia che le leggi comunitarie vietano i respingimenti "verso paesi dove le persone rischiano di essere soggette a trattamenti degradanti o inumani" e in territori "in cui la loro vita o la loro libertà potrebbero essere minacciate". Così come occorre salvaguardare, ha aggiunto Barrot, la sicurezza di chi vuole chiedere asilo: "questo dovere di protezione deve essere rispettato" ha intimato. Il commissario Ue ha anche detto che la Commissione sta "studiando in modo accurato" la risposta ricevuta dall'Italia alla richiesta di chiarimenti inviata a luglio a proposito dei respingimenti dei migranti verso la Libia. Il linguaggio diplomatico lascia pochi dubbi sull'insufficienza della risposta delle autorità italiane che continuano a difendere a spada tratta la criminale e inumana politica anti migranti. Comunque, a parte la forte denuncia di Barrot, la politica della Ue in materia di immigrazione rimane ambigua e repressiva. Mentre da una parte si denunciano le politiche italiane dei respingimenti, dall'altra si sostiene la necessità di rafforzare Frontex, l'agenzia europea che si occupa del controllo delle frontiere esterne dell'Unione annunciando che dall'inizio del 2010 la Commissione Ue presenterà proposte per ampliare le attività di Frontex alle espulsioni e alla cooperazione con i paesi terzi, inclusa la Libia, che la Ue, come del resto l'Italia, vede sempre più come un partner prezioso nel controllo della migrazione. Netta e ferma è invece la denuncia di Human Rights Watch, l'organizzazione internazionale non governativa che si occupa della difesa dei diritti umani e che ha sede a New York. Nel dossier "Scacciati e schiacciati", presentato il 21 settembre scorso, denuncia duramente la politica italiana in materia di immigrazione scagliandosi contro i respingimenti dei migranti. "L'Italia intercetta migranti e richiedenti asilo e, senza valutare se sono rifugiati o bisognosi di protezione, li respinge in Libia, dove li attendono 'condizioni inumane'", in "aperta violazione dell'obbligo di non commettere refoulement - il rinvio di individui con la forza verso luoghi dove la loro vita o libertà è minacciata o dove rischierebbero la tortura o un trattamento inumano o degradante". 30 settembre 2009 |