Porto Marghera Due operai asfissiati mentre lavoravano nella stiva di una nave Bombole di ossigeno vuote. A Genova i camalli bloccano tutto. Lacrime di coccodrillo dei governanti e dei padroni Sciopero in tutti i porti italiani A poco più di un mese dalla tragedia di Torino, altro sangue operaio è stato versato sull'altare del profitto capitalista. È successo nella notte del 17 gennaio a Porto Marghera, il porto industriale di Venezia, dove due portuali, Denis Zanon di 39 anni e Paolo Ferrara di 47, sono morti avvelenati dalle esalazioni di anidride carbonica mentre cercavano di ripulire la stiva di una nave al termine delle operazioni di prelievo di un carico di soia. Le vittime lavoravano per la Ico logistica e per la Nuova compagnia Lavoratori portuali, due ditte che operano per conto del Cia, il Consorzio intermodale adriatico. Un terzo operaio coinvolto nell'incidente, è stato soccorso in tempo e per fortuna tratto in salvo. Secondo quanto riferito dai compagni di lavoro, le esalazioni mortali si sono sprigionate in seguito al contatto tra la soia e l'acqua piovana. Uno dei due operai, quello della Ico Logistica, era stato calato con una benna all'interno della stiva per raccogliere i rimasugli del carico, ma già in questa fase si è sentito male ed è svenuto. Il secondo operaio, quello della Nuova compagnia lavoratori portuali, si sarebbe calato per prestargli soccorso ma a sua volta sarebbe svenuto per la mancanza di ossigeno. I Vigili del Fuoco, chiamati nel tentativo di soccorrere i due operai, non hanno potuto che constatarne la morte, verificando che nella stiva la presenza di ossigeno era pari a zero. Altre agghiaccianti testimonianze, confermate anche da fonti sindacali, riferiscono che i due lavoratori quando sono stati portati fuori della stiva della nave ancora respiravano; per tentare di rianimarli sarebbe stata usata una bombola d'ossigeno in dotazione per le emergenze che però è risultata scarica e quindi inutilizzabile. Circostanza confermata anche dal fatto che il primo dei soccorritori, un rumeno di 53 anni, nonostante il respiratore di cui era munito, si è sentito male ed è stato ricoverato per accertamenti all'Ospedale Civile di Mestre. Al diffondersi della triste notizia i lavoratori hanno immediatamente indetto uno sciopero di protesta a oltranza e il blocco delle banchine contro le precarie condizioni di lavoro. Dalla Sicilia a Genova, da Napoli alla Toscana i portuali sono scesi in sciopero, i sindacati hanno disposto il blocco immediato di tutti i porti italiani. Nel capoluogo ligure lo sciopero è durato 24 ore e l'adesione dei lavoratori è stata totale. Sabato 19 gennaio hanno aderito alla protesta anche i portuali di Trieste, mentre domenica sono scesi in lotta anche i lavoratori ravennati e lunedì 21 la protesta si estesa anche ai portuali di Gioia Tauro e della Calabria che hanno incrociato le braccia per due ore. Un altro sciopero è previsto il giorno dei funerali delle due vittime che saranno celebrati dopo l'autopsia di martedì 22 gennaio. In quasi tutti i porti italiani i lavoratori hanno deciso di devolvere ore di lavoro ai familiari delle vittime in segno di solidarietà. In Veneto dall'inizio dell'anno ci sono stati otto morti e decine di infortuni gravissimi. Soltanto qualche giorno fa, un altro dipendente del Cia era rimasto gravemente ferito dopo essere stato travolto da un pacco di lamiere. Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno perciò confermato "le ragioni dello sciopero generale della provincia di Venezia già in programma il 28 gennaio, che ha tra i punti fondamentali la richiesta di apertura di una vertenza sulla sicurezza negli ambienti di lavoro che sconfigga la piaga dei morti e degli infortuni sul lavoro". In una nota congiunta, le tre sigle sindacali "esprimono ferma protesta per il susseguirsi di incidenti che hanno raggiunto livelli non sopportabili nel 2007 e che purtroppo proseguono. La protesta è indirizzata anche verso quelle imprese che non garantiscono lo svolgimento delle attività in sicurezza". Sull'ennesima strage operaia ha versato lacrime di coccodrillo anche il ministro del Lavoro Damiano secondo cui "Le buone leggi ci sono e sono le migliori in Europa, però vanno applicate". Dimenticando, o meglio facendo finta di non sapere, che chi ha l'obbligo di fare applicare e rispettare le leggi è proprio il governo di cui Damiano fa parte. Duramente contestato dai lavoratori il presidente dell'autorità portuale, Giancarlo Zacchello, che davanti ai cadaveri dei due portuali ha avuto il barbaro coraggio di dire che si è trattato di una "tragica fatalità", di un "evento che non si era mai verificato prima" perché ha aggiunto "abbiamo ispettori che girano costantemente". In realtà, come riferiscono i lavoratori, si tratta di un "omicidio premeditato" perché "Si sa che un carico di cereali può fermentare, produrre piccole combustioni, saturare l'aria. Ed è pazzesco che nel 2008 non ci sia uno strumento per rilevare la quantità di ossigeno nelle stive. Quando arriva una nave bisogna correre. La verità è che la merce è più importante della vita di un lavoratore. Una nave più sta ferma e più costa, e quindi bisogna fare in fretta. I carichi e i ritmi di lavoro sono massacranti. E inoltre c'è da dire che gli ispettori di cui parla Zacchello quando fanno i controlli finiscono il turno alle cinque del pomeriggio". E l'esecrabile stillicidio di morti sul lavoro che ormai ha raggiunto la tremenda media di 4,5 morti al giorno non accenna a placarsi. Il 16 gennaio altri tre incidenti mortali sul lavoro: il primo si è verificato a Schio (Vicenza) dove ha perso la vita un operaio di 21 anni originario del Burkina Faso schiacciato dagli ingranaggi di un macchinario in una fonderia. A Marignano, nel Riminese, un operaio di 41 anni è morto all'interno dello stabilimento della Lam: sarebbe rimasto schiacciato tra un carrello trasportatore e il bancone di una macchina punzonatrice per la lavorazione delle lamiere. A Ragusa un ex operaio di 74 anni è stato travolto da un escavatore in un cantiere edile. Il 19 gennaio a Napoli è morto Federico Artiaco, 34 anni, l'operaio caduto da un'impalcatura due giorni prima durante i lavori di ristrutturazione di uno stabile. Il 20 gennaio un agricoltore di 67 anni è morto in un incidente sul lavoro nelle campagne di contrada 'Reddito San Tommaso', a Forenza (Potenza). L'uomo, che viveva a Torino e si trovava a Forenza ospite di alcuni parenti, era su un trattore e stava lavorando in un campo. Il trattore si è ribaltato e lo ha schiacciato. Il 21 gennaio a Castel Bolognese (Ravenna) Roberto Imperiale, operaio di 36 anni, è deceduto nello stabilimento della Cerdomus Ceramiche spa. Il giovane è affogato nel fango contenuto in un silos durante i lavori di manutenzione. Mentre scriviamo un altro operaio di 56 anni è morto in una esplosione avvenuta durante lavori di manutenzione in una zona sportiva ad Ora, a sud di Bolzano. Dieci bambini, che erano all'iterno della struttura, sono rimasti feriti in modo non grave. L'esplosione sarebbe stata causata dalla fuoriuscita di ammoniaca utilizzata per l'impianto di raffreddamento del palazzetto del ghiaccio. Altri morti si sono registrati nei giorni precedenti in Veneto, dove ha perso la vita Francesco Pizzo, commerciante di 51 di Bagnoli di Sopra in provincia di Padova, morto mentre scaricava ghiaia dal suo camion: il mezzo si è ribaltato investendolo. Ad Andria dove un muratore di 42 anni ha perso la vita cadendo da un'altezza di sei metri mentre lavorava a una trave per una ditta a conduzione familiare. Il decesso dell'operaio edile sarebbe avvenuto durante il trasporto in ospedale. Alla ricerca del massimo profitto, il capitalismo assassino si ciba di carne operaia senza conoscere freni e ostacoli di sorta. 23 gennaio 2008 |