Operai inglesi contro operai italiani a causa della crisi economica (Corrispondenza dell'Organizzazione di Londra del PMLI) Una guerra che giova solo ai capitalisti Senza la coscienza dell'internazionalismo proletario gli operai sono in balia del nazionalismo reazionario e del razzismo Il 28 gennaio i lavoratori della raffineria Lindsey Oil di Grimsby, nel Lincolnshire, sono scesi in sciopero e hanno iniziato il presidio dei cancelli per contestare la decisione della Total, la compagnia francese proprietaria dello stabilimento, di appaltare la costruzione di un impianto alla società italiana Irem, che ha sede a Siracusa e che ha vinto la gara per la commessa del valore di 200 milioni di sterline. In pochi giorni gli scioperi in solidarietà con i lavoratori della Lindsey Oil si sono estesi a altri impianti petroliferi della zona e in varie parti del paese. Alle manifestazioni si sono uniti anche migliaia di lavoratori disoccupati nel settore edile, uno dei settori più colpiti dalla recessione e dal quasi blocco delle costruzioni. "Noi non abbiamo nessun problema con il fatto che italiani e portoghesi vengano a lavorare in Gran Bretagna ma devono farlo nel contesto delle regole sul lavoro che esistono nel nostro paese. Invece stanno usando i lavoratori italiani per aggirare il nostro contratto nazionale, portano qui gli stranieri per non rispettare gli accordi precedenti" dichiarava un responsabile del sindacato inglese Gmb. Ma la questione non aveva solo aspetti sindacali ed è apparso evidente quando i lavoratori inglesi, rivendicando che quel lavoro appaltato doveva utilizzare personale locale a fronte di una situazione di crisi che ha già registrato la perdita di cinquecento posti di lavoro nel solo mese di dicembre, sventolavano davanti la raffineria cartelli sbagliati sui quali era scritto "lavori britannici per i lavoratori britannici". Un altro frutto avvelenato della crisi economica che ha spinto operai inglesi contro operai italiani. Con i quasi cento lavoratori italiani e portoghesi arrivati a Grimsby confinati nel porto sull'imbarcazione-dormitorio utilizzata dalla Irem. È evidente che senza la coscienza dell'internazionalismo proletario, della solidarietà di classe, gli operai sono in balia del nazionalismo reazionario e del razzismo. Non sono in grado di respingere senza indecisioni le pressioni di chi, come alcuni gruppi della destra inglese tra cui il British Nationalist Party, tenta di dirigere la rabbia dei lavoratori verso la popolazione straniera. Iniziative inaccettabili che sono sullo stesso piano dei commenti di esponenti della Lega di Bossi e di interventi quali quello del governatore della sicilia Raffaele Lombardo, che ha minacciato ritorsioni "se fossero confermate le notizie in merito all'odio xenofobo contro i siciliani non avremmo esitazioni a interrompere le trattative con il gruppo Erg Shell che proprio in provincia di Siracusa propone di realizzare un rigassificatore". La vicenda della raffineria di Grimsby è un esempio di guerra tra operai che giova solo ai capitalisti, devia l'attenzione dei lavoratori dalla difesa dei loro diritti verso il lavoratore "concorrente". In una nota congiunta della Cgil e della Fiom si sottolinea che "nel Lincolnshire si sta consumando una delle più brutte pagine della storia del movimento sindacale in tempi di globalizzazione" e si denuncia che "in Europa si moltiplicano fatti e conseguenti sentenze che intervengono in materia di mercato del lavoro, di diritto alla mobilità di cose e di persone aprendo la strada al dumping sociale" quali alcune sentenze della Corte di Giustizia europea che hanno affermato la prevalenza del "diritto d'impresa" rispetto ai diritti sindacali sanciti da norme e contratti nazionali, consentendo alle aziende di non rispettare il regime salariale in vigore in un determinato paese, incentivandole così a importare forza lavoro da paesi con regimi salariali più bassi. La nota del sindacato italiano ricorda anche che la società italiana "è un'impresa dove non è presente il sindacato. Ciò la dice lunga sul tipo di relazioni industriali". Spetta ai governi e alle organizzazioni sindacali dei due paesi trovare un accordo per conciliare gli interessi dei lavoratori inglesi e italiani. 4 febbraio 2009 |