Cancellato lo spot elettorale di Monti Gli operai Fiat di Melfi in cassa integrazione due anni Marchionne si riavvicina a Berlusconi La Fiat ha richiesto a gennaio, per lo storico stabilimento di Melfi, in provincia di Potenza, la cassa integrazione straordinaria per la ristrutturazione aziendale. La durata sarà di due anni e partirà dal prossimo 11 febbraio per terminare il 31 dicembre 2014. Provocatoria la nota della Fiat che precisava ipocritamente che "obiettivo dell'azienda è far tornare a lavorare regolarmente, nel minor tempo possibile, tutti i lavoratori". Una decisione, quella dei padroni della casa torinese, che cancella lo spot elettorale di Monti che il 20 dicembre scorso aveva "strappato" a parole alla Fiat un investimento complessivo di 1 miliardo di euro nello stabilimento di Melfi. Un incontro quello tra Monti e Marchionne che ricordava molto quello avvenuto tra il fascista e fondatore della casa omonima di automobili, Giovanni Agnelli senior e Mussolini al Lingotto il 24 ottobre 1932, a sancire l'asse di ferro tra la dittatura fascista e la Fiat. Marchionne prometteva la produzione di due nuovi modelli, il mini Suv a marchio Jeep e un nuovo Suv a marchio Fiat 500x: "a regime lo stabilimento lucano produrrà 1600 vetture al giorno con una produzione organizzata su tre turni, lo stabilimento sarà all'avanguardia mondiale", aveva affermato fumosamente Marchionne. Al punto che anche Monti, nell'aprire la sua campagna elettorale si sbilanciava: "l'esempio di Melfi è emblematico della svolta possibile in Italia: pur essendo solo all'inizio delle riforme strutturali, sarebbe irresponsabile dissipare i tanti sacrifici che gli italiani si sono assunti". Riguardo all'impegno di Fiat, poi, Monti, dunque, aveva auspicato che Melfi fosse solo un punto di partenza per un impegno di maggior respiro: "Qui l'impegno preso dalla Fiat è stato mantenuto, adesso mi auguro che partano presto gli investimenti per gli altri stabilimenti del Gruppo in Italia". Una enorme bugia stigmatizzata dalla Fiom, che, tramite il segretario regionale della Basilicata, Emanuele De Nicola, affermava: "la richiesta arriva dopo gli annunci in pompa magna nei giorni scorsi, alla presenza di Monti e del governatore della Basilicata, Vito De Filippo, e dei segretari Cisl e Uil. Esprimiamo forte preoccupazione perché ad oggi ancora non si conoscono i dettagli degli investimenti per lo stabilimento e i tempi per la realizzazione del nuovo progetto. Chiediamo alla Fiat e anche alle istituzioni regionali la massima trasparenza nella gestione della cassa integrazione al fine di garantire la rotazione al lavoro di tutti i lavoratori, per impedire, come avvenuto a Pomigliano, discriminazioni e perdite salariali a danno dei lavoratori". Da crumiro la dichiarazione del leader della Uil collaborazionista e capitolazionista Luigi Angeletti per il quale "i due anni di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione annunciata sono la conferma che la Fiat vuole investire. Sarei stato molto preoccupato se non fosse accaduto nulla, il fatto che ci sia stata questa decisione, che era stata annunciata, è che, per fare nuovi modelli, bisogna ristrutturare gli stabilimenti" (sic!). Il nuovo Valletta Marchionne rincarava la dose: "Su Melfi non capisco il problema: stiamo installando le due linee di produzione per costruire le nuove vetture. Continuiamo a produrre la Punto ma abbiamo bisogno di installare le due linee di produzione per fare le vetture che intendiamo commercializzare entro la fine del 2014″. L'amministratore delegato del Lingotto che ha parlato dal salone dell'auto di Detroit, ha annunciato che non taglierà posti di lavoro in Italia, vista la drastica riduzione in Polonia delle operaie e degli operai, attualmente in sciopero. Nel contempo non ci saranno altre commesse in Italia, atteso che la produzione delle 60mila vetture della Ducato avverrà in Messico nel 2013. La Fiat va nazionalizzata senza indennizzo per salvaguardare questo patrimonio industriale, occupazionale e professionale da rilanciare anche nell'ambito di un piano di riconversione industriale e riprogettazione produttiva privilegiando il trasporto collettivo pubblico. 6 febbraio 2013 |