Ancora omicidi "bianchi" sul lavoro Un operaio morto e altri quattro infortunati all'Enel di Civitavecchia Immediato lo sciopero di otto ore. Una ragazza stritolata dal nastro trasportatore in fabbrica Dal corrispondente dell'Organizzazione di Civitavecchia del PMLI L'incidente in cui ha perso la vita Sergio Capitani di 33 anni, originario di Tarquinia (Viterbo), operaio metalmeccanico specializzato che lavorava con la ditta appaltatrice Guerrucci è successo il 3 aprile, intorno a mezzogiorno, alla centrale Enel di Civitavecchia (Roma). La zona dove stava lavorando, insieme ad una squadra composta da altri quattro operai, era quella dei serbatoi di ammoniaca, materiale miscelato all'acqua per purificare i fumi prodotti dalla combustione del carbone e per raffreddare l'impianto. Feriti anche i quattro operai che stavano lavorando con lui in quel momento, tre della ditta Guerrucci, e il caposquadra dell'Enel che era con loro. Tutti si trovavano a 15 metri di altezza. Secondo le prime ricostruzioni, una tubazione di circa 50 cm di diametro, a causa della forte pressione, ha ceduto e una valvola è schizzata come un proiettile addosso a Sergio che è stato scaraventato addosso a un altro tubo e investito in pieno dai gas tossici. A causa delle ferite e dei fumi inalati, il giovane operaio non farà in tempo ad arrivare in ospedale e morirà sull'elicottero arrivato per prestargli soccorso. Gli altri operai della squadra, gravemente intossicati dalle esalazioni, sono stati tutti ricoverati. Per Vincenzo Trippanera, 55 anni, colpito agli occhi dal getto di ammoniaca, si è reso necessario il trasferimento al reparto oftalmico di Roma. A seguito del gravissimo incidente Enel ha fatto sapere che "ha immediatamente costituito un comitato di crisi ed ha attivato una indagine interna per chiarire le dinamiche dell'accaduto". La Procura di Civitavecchia ha aperto un'inchiesta per chiarire la dinamica dell'accaduto. Si indaga se l'incidente sia avvenuto a causa di uno scoppio o se ci sia stato il cedimento di una giuntura della tubazione che sembra fosse parzialmente otturata. Certo è che qualche cosa di molto serio non deve aver funzionato a livello di manutenzione ordinaria o straordinaria dell'impianto e, dunque, a livello di organizzazione e gestione della sicurezza. Tra gli operai dell'Enel e i dipendenti delle ditte appaltatrici si respirano grande rabbia e preoccupazione. Alcuni di essi, che vogliono rimanere anonimi perché rischiano il posto di lavoro, e questo è tutto dire dell'atmosfera di ricatto esistente all'Enel di Civitavecchia, hanno sottolineato: "Noi interveniamo sempre dopo aver avuto il via libera dall'Enel. Quello che è successo sabato non doveva accadere, non possiamo più fidarci di chi ci dà il via libera e ci manda a morire. Chi doveva interrompere la pressione all'interno del tubo dell'ammoniaca non l'ha fatto e, questo, ha ucciso Sergio Capitani". Questo lo hanno detto nel corso dello sciopero di otto ore di martedì 6 aprile, indetto tempestivamente dai sindacati, con il blocco totale delle attività di cantiere e dell'area di produzione. La mattina del 6 aprile gli operai si sono concentrati davanti allo stabilimento, alle inferriate del quale hanno appeso lo striscione "Cantiere Torrevaldaliga nord. La sicurezza al primo posto". Questa è la prima dura reazione di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil al terzo incidente mortale in poco più di due anni. Dall'avvio della riconversione della centrale, infatti, sono morti tre operai. Il 17 ottobre del 2007, Michele Cozzolino di 31 anni, metalmeccanico della ditta Ceit, venne colpito mentre camminava a terra da un tubo caduto da circa 40 metri da uno dei ponteggi del terzo gruppo. Il 24 giugno 2008, Ivan Ciffary, di 24 anni, metalmeccanico della ditta Pilcher, muore in seguito ad una caduta da oltre 20 metri da uno dei nastri trasportatori del carbone. E l'ultimo, Sergio Capitani. Quali sono i motivi di questa strage continua di operai? In un comunicato la Filctem-Cgil, la Flaei-Cisl e la Uilcemi-Uil hanno affermato "Non è più sufficiente la sola denuncia, questi fatti devono essere evitati mediante una completa verifica dell'organizzazione del lavoro e delle relative procedure di sicurezza dell'impianto, con particolare attenzione alla fase di passaggio da cantiere a esercizio". Per questo ultimo incidente, come per quelli precedenti, la responsabilità ricade sulla gestione della sicurezza all'interno del cantiere e anche nelle aree gestite da Enel produzione. Infatti gli incidenti mortali sono avvenuti durante prestazioni di lavoro a carattere straordinario, in situazioni che vedono l'allentamento della vigilanza sulla sicurezza da parte del committente. Inoltre è da ricordare che, anche se non mortali per fortuna o per caso, gli incidenti gravi all'Enel di Civitavecchia avvengono ad un ritmo continuo. L'11 settembre del 2009 due operai rimangono feriti in due diversi incidenti in poche ore. Nell'aprile 2009, un operaio di 47 anni finisce in coma, folgorato da una scarica elettrica. Il 30 luglio del 2008 il ministro Scajola dichiarava: "dopo tanti anni, sacrifici, e la perdita di qualche vita umana, si è costruita questa moderna centrale dove tutto è controllato". Da notare il disprezzo con il quale parlava della perdita di vite operaie, come se ciò dovesse essere un ovvio tributo da pagare al profitto dei pescecani capitalisti, indice dello scarso interesse di questo governo verso la tematica della sicurezza sul lavoro. In ogni caso, stando all'ultimo gravissimo incidente, non è affatto vero che nella centrale di Civitavecchia tutto è controllato, anzi. Come hanno denunciato gli operai in sciopero: "L'Enel ha mandato i colleghi allo sbaraglio come del resto avviene troppo spesso. Quando accadono questi incidenti è dimostrato che noi le attrezzature di protezione le indossiamo sempre, ma l'Enel ci costringe ad interventi pretendendo rapidità senza saper garantire che a monte vi sia la messa in sicurezza necessaria ad evitare gli incidenti". Insomma gli operai vengono spremuti come limoni per ricavare il massimo. Il neopodestà di Civitavecchia Moscherini, Pdl, si dice convinto che tutto si risolverà a norma di legge (sic!) e intanto, davanti agli operai della centrale in consiglio comunale, stabilisce, in accordo con il presidente della provincia di Viterbo e della provincia di Roma, "la chiusura della produzione della centrale per il tempo necessario a fare chiarezza definitiva su quanto accaduto". Nulla ha detto, tuttavia, sulle responsabilità politiche della scarsa sicurezza dei lavoratori della centrale. Intanto in Italia gli ultimi giorni sono stati uno stillicidio di morti sul lavoro. Il 2 aprile ben due incidenti mortali. Il primo in provincia di Brescia, dove ha perso la vita un muratore, rimasto schiacciato da un macchinario e l'altro in provincia di Salerno, dove è morto un operaio rimasto schiacciato da un escavatore ribaltatosi. È morta anche la ragazza di 22 anni rimasta stritolata dagli ingranaggi del nastro trasportatore mentre lavorava in nero per 5 euro l'ora confezionando uova in una fabbrica della provincia di Pavia. 7 aprile 2010 |