Denuncia della Cgil nei confronti di una cooperativa che lavora per la Danone Operai pagati 4 euro l'ora Schiavismo nell'Italia del tecnocrate liberista borghese Monti Altro che "avvicinarsi alla fine della crisi" e "raggiungimento degli standard europei"! Nell'Italia del tecnocrate liberista borghese Monti ci sono lavoratori costretti a sottoscrivere contratti capestro e buttare il sangue per 4 miseri euro all'ora. È ciò che accade quotidianamente non in un Paese del terzo mondo in via di sviluppo o in una piccola ditta semiclandestina, ma a poche centinaia di chilometri dai palazzi della politica e tra i capannoni di una multinazionale come la Danone. La denuncia pubblica è stata lanciata dalla CGIL a Santa Palomba nel comune di Pomezia, in provincia di Roma, in una delle piattaforme logistiche della "Logipi" che si occupa dell'attività di carico, trasporto e scarico merci per conto di grandi marchi e che, come recita il sito della società, "condivide una partnership con l'azienda Danone Italia (ancora oggi il suo più importante partner) fin dal 1974. Per svolgere il suo servizio, la "Logipi" si serve a sua volta di molte cooperative locali tra le quali la "Danalog" presso cui lavorano circa 40 dipendenti che non rispondono né alla "Logipi" né alla "Danone", come accade molto spesso nel gioco delle esternalizzazioni. Nei loro confronti la "Danalog" non applica il contratto nazionale di settore siglato da Cgil, Cisl e Uil ma un contratto a livello aziendale sottoscritto dall'Unione nazionale delle cooperative italiane Unci-Cnai che prevede 4,10 euro netti l'ora, senza pagamento delle ferie, né quattordicesima, né festività. Un contratto a dir poco schiavista al punto che il Tribunale di Torino, nel 2010, lo ha dichiarato addirittura lesivo della dignità del lavoratore della persona in quanto viola oltretutto l'articolo 36 della Costituzione secondo cui: "Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro - hanno scritto i costituenti - e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa". E anche per questo, informa il sindacato, la cooperativa ha ricevuto la visita degli ispettori del lavoro. Anche se, a onor del vero, il problema che la Cgil denuncia non è tanto il misero salario e la totale quanto palese violazione di tutti i diritti e le tutele sindacali e costituzionali, ma più semplicemente denuncia il fatto che il contratto Unci non deve essere assimilato di fatto a un contratto nazionale perché è stato siglato con sindacati minori o sconosciuti come Confsal, Fesica, Cnai, ecc.). Mentre "il nostro contratto nazionale - ha spiegato il segretario regionale della Filt-Cgil, Rocco Lamparelli - rappresenta un milione di persone ed è siglato con le vere controparti del settore come Legacoop, Confetra (la Confindustria del settore della logistica e deposito merci, ndr), ma anche la potente associazione dei camionisti, Fai-Conftrasporto". Nascondendo il fatto altrettanto vergognoso che anche il tanto sbandierato "contratto vero" dei confederali prevede di fatto stipendi da fame e al limite della dignità pari a sette euro l'ora "ma con il pagamento delle ferie, della 14sima e di tutte le garanzie previste dai Contratti collettivi di lavoro" sic!. 14 novembre 2012 |