L'operaista riformista Zipponi lavora per integrare la classe operaia nel capitalismo Cerchiamo di scoprire chi è Maurizio Zipponi, sindacalista della Fiom-Cgil lombarda, candidato nelle liste del PRC alla Camera in Lombardia. Presentato come "la tuta blu", un ex operaio figlio di operai, nelle liste di Rifondazione egli non è altro che un navigato quadro sindacale nazionale, operaista e riformista, dirigente storico dei metalmeccanici bresciani, con un'esperienza quasi trentennale alle spalle. La tuta blu l'ha appesa al chiodo nel lontano 1980, dopo essere entrato come operaio nel 1974, a 19 anni, nella Forni, grande fabbrica metalmeccanica di Brescia, sua città natale, quando diventa segretario della Fiom del comprensorio del Garda con Claudio Sabattini. Nel 1988 è segretario della Fiom di Brescia; nel '98 entra nella segreteria della Fiom regionale dove segue le politiche sindacali e le vertenze dei grandi gruppi industriali come l'Ansaldo, la Marelli, la Necchi e negli ultimi quattro anni, anche coordinatore nazionale dei gruppi Abb e delle imprese Fiat lombarde. Nel 2001 entra nella segreteria nazionale sindacale del gruppo Fiat. Nel 2002 viene eletto alla guida della Fiom milanese dove è confermato nel congresso del dicembre 2005. In fabbrica c'è stato più da funzionario e dirigente sindacale che da operaio; il suo mito è il sindacalista riformista padre della Cgil Giuseppe Di Vittorio. Una carriera all'ombra del riformismo e collaborazionismo dei vertici Cgil proprio negli anni del patto sociale, della cogestione e della politica dei redditi: Zipponi si è sempre dichiarato critico nei confronti della linea maggioritaria e schierato con le posizioni operaiste e movimentiste di Alternativa sindacale di Patta e Cremaschi; poi nel 2000 al XIV congresso Cgil pur non aderendo formalmente si schiera con Cambiare rotta (non ama le correnti organizzate) e, infine, all'ultimo congresso del 2006 sostiene gli emendamenti Rinaldini. La sua esperienza politica comincia a 14 anni da iscritto alla Fgci poi al PCI e al PDS fino al '95. Poi dice di non aver più preso tessere di partito. Nel 2001 Zipponi firma l'appello al voto per il PRC, una simpatia con il trotzkismo che dura da tempo e risale a DP e poi al Manifesto, sempre senza tessere. Critica i DS, dopo esserne uscito, e il "centro-sinistra", come il nascente partito democratico, perché sostiene che "ha perso il contatto con la gente che lavora". Quindi chiede il voto "utile" per il PRC e oggi addirittura si presenta nelle sue liste. Il suo attivismo sindacale fra i lavoratori, nelle assemblee e nelle manifestazioni, lo fa apparire fra gli operai come "uno di noi" ma questo funzionario sindacale ha gli occhi foderati di riformismo che sciorina nei suoi libri, scritti in modo semplice come "se fosse un intervento in assemblea". Nel primo "Ci siamo, operai, impiegati, precari nella nuova economia" (sponsorizzato direttamente da Liberazione e presentato pubblicamente con Bertinotti, Salvi e la Rossanda nel 2000), si presenta come "un uomo di sinistra che non intende rinnegare il proprio passato e il proprio presente di comunista; non sono però un conservatore... non cerco le risposte alle questioni dell'oggi nel passato, al contrario, sono convinto che sia necessario uno straordinario sforzo creativo per rappresentare interessi e conflitti, per trovare nuovi compromessi sociali, nuove soluzioni ai problemi, a quelli del lavoro in particolare". Eccolo qua! In perfetta sintonia col trotzkista neoliberale movimentista Bertinotti che ha tagliato i ponti col passato, del movimento operaio e le sue radici e si propone di trovare "nuovi" compromessi. E quali sono? Nel suo libro parla di "nuovi operai", allargando il concetto alla "nuova classe di lavoratori" precari, atipici, ecc., della necessità di adeguarsi al mercato che cambia, basta che si rispettino i diritti e le condizioni dei lavoratori (sic!), all'orario di lavoro che vada oltre le 35 ore ma a ritmi settimanali di lavoro-formazione-riposo (il 4+1+2) per "dare senso alla parola libertà nel mondo del lavoro", e tornare all'idea del lavoro (salariato e sfruttato, sic) strumento di emancipazione e miglioramento delle condizioni di vita, al nuovo patto sociale che porti a risolvere il problema del precariato come si arrivò all'accordo sulla cassa integrazione, e così via. Ma questa cos'è se non la vecchia e rimasticata concertazione? Il patto sociale e l'ingannevole e riformista posizione, rivista in senso "creativo", dell'accettazione del regime capitalista? Si può definire un nuovo compromesso fra capitale e lavoratori; infatti quasi in conclusione egli afferma: "per progettare questo nuovo compromesso è necessario mettere in contatto i veri liberali, portatori del senso dello Stato e del valore di regole che valgono per tutti (imprese comprese) e la parte migliore del movimento operaio comunista e socialista, contro i socialiberisti. Così forse sarà possibile coniugare la trasformazione dell'impresa, la necessaria flessibilità nell'uso degli impianti con i diritti degli individui evitando che l'imbarbarimento del rapporto di lavoro porti all'eliminazione di diritti per chi presta la manodopera ma, sul lungo periodo, anche danni per le imprese". Il suo, caro Zipponi, non è altro che il tentativo di integrare la classe operaia nel capitalismo e non di combatterlo per vincere lo sfruttamento e conquistare il socialismo. Infatti il suo "entrare in politica" vuol significare "dare rappresentanza, diritto di cittadinanza a questa nuova soggettività operaia, nelle istituzioni", e per farlo, il vecchio volpone sindacalista vuole ingannare fino in fondo le operaie e gli operai, chiedendo loro un voto che poi è a sostegno di una linea di governo, quella dell'Unione, che è ben altro della condivisione dei problemi delle masse operaie e popolari. Chiede un voto per recuperare a sinistra i voti dei disillusi e di chi comincia a orientarsi verso l'astensionismo. Chiede un voto per dar vita alla "sezione italiana della sinistra europea" (lo ritroviamo fra i firmatari del "Forum verso la sinistra europea"), con un documento improntato al neorevisionismo, al movimentismo, al riformismo, al liberalismo, al pacifismo e al soggettivismo con l'intento di inglobare e coinvolgere in questa "rete di reti" forze autenticamente anticapitaliste, antifasciste, antimperialiste, che vada oltre alla struttura partito, oltre il PRC, ma non oltre l'imperialismo europeo accettato da tale agglomerato trotzkista. Zipponi è un infido inganno per gli operai, disoccupati, lavoratori e lavoratrici, l'apripista riformista che lavora per integrarli nel capitalismo, e dare fiducia al parlamento nero, neoliberista e imperialista a firma Prodi. Proprio come dice Zipponi; "sapremo sconfiggere Berlusconi solo se sapremo essere altro da Berlusconi, nelle proposte ai bisogni delle persone, altro per le soluzioni che proponiamo, altro perché sappiamo esprimere una diversa classe dirigente, un diverso modo di produrre". Insomma gli schiavi salariati non dovrebbero più battersi per diventare la classe al potere nella nuova società socialista ma accordarsi con i padroni nel quadro del sistema capitalistico e del regime neofascista. 8 Marzo 2006 |