Contro la fine della produzione auto nello stabilimento siciliano Gli operai Fiat di Termini bloccano strade e binari Dura contestazione al vicesindaco di Termini Imerese, Micciché, favorevole al piano Marchionne Dal nostro corrispondente della Sicilia Il 29 giugno gli operai dello stabilimento siciliano della Fiat, durante un'assemblea tenuta nel piazzale della fabbrica e in cui si sono discusse le ultime dichiarazioni di Sergio Marchionne, che aveva definito "ineludibile" la cosiddetta "riconversione", (leggasi "chiusura"), della Fiat di Termini e invitato i sindacati a "essere ragionevoli", hanno deciso il blocco totale della produzione. Lo sciopero ha raccolto il 100% delle adesioni anche nell'indotto ed è stato accompagnato da un'altra efficace protesta, il blocco della principale arteria del traffico siciliano, l'autostrada Palermo-Catania, nei pressi dello svincolo di Termini Imerese, sia nella mattinata che nel pomeriggio. La protesta è stata condivisa dall'intera popolazione di Termini Imerese e del comprensorio palermitano che, nonostante i disagi e i ritardi, ha dato appoggio, come già successe nel 2003, alla lotta degli operai Fiat. Dagli automobilisti, bloccati per ore, sono giunti attestati di solidarietà e c'è stato anche chi si è offerto di portare da mangiare e da bere ai lavoratori fermi sotto il sole cocente. La battaglia in cui sono impegnati gli operai, infatti, riguarda la difesa dell'intera economia siciliana. Come affermava il volantino diffuso agli automobilisti e camionisti, la chiusura dello stabilimento isolano significherà la "devastazione per l'economia dell'intero territorio". La protesta ha interessato, nello stesso giorno, anche l'occupazione della stazione ferroviaria di Fiumetorto, nei pressi di Palermo, dove gli operai hanno fermato il transito dei treni per il resto della Sicilia e per il continente. Protagonisti, in questo caso, gli operai dell'indotto che hanno dichiarato: "siamo pronti a fare azioni eclatanti a Roma e a Torino se Fiat non cambierà idea. Abbiamo il dovere di tutelare il futuro dei nostri figli". "Oggi diamo una risposta molto precisa alla Fiat, alla Regione e al governo nazionale - ha commentato Mastrosimone del direttivo regionale della Fiom -. Devono capire che, se non si cambia la decisione di togliere l'auto a Termini Imerese, dovranno fare i conti con i lavoratori e con tutte le forze sane del territorio che si oppongono ai loro piani. Marchionne dovrebbe mostrare rispetto verso questi lavoratori che hanno contribuito a fare grande la Fiat". Il 30 giugno ancora l'indotto ha scioperato per il secondo giorno consecutivo. Bloccata la produzione negli stabilimenti della Bienne Sud, Lear ed ex Ergom. Qualche giorno fa, il coordinamento nazionale della Fiom aveva chiesto "un ruolo forte del governo regionale per impedire che il piano di Marchionne vada avanti", ma ancora il "ruolo forte" dell'amministrazione guidata da Lombardo, Mpa, stenta ad arrivare. Nel tavolo tenutosi il 23 giugno con il governo regionale nulla di concreto è stato deciso e il sindacato ha chiesto a Raffaele Lombardo di riferirsi al neoduce per aprire con urgenza un tavolo con Fiat, "in cui offrire all'azienda una gamma di opportunità, questa volta esigibili rapidamente, per impedire la chiusura dello stabilimento siciliano". Ma c'è un elemento politico non di poco peso che determina l'attuale immobilismo di Lombardo: è stato proprio il neoduce Berlusconi, di cui il governatore è un fedele ascaro, ad aver dato il suo benestare al piano antisiciliano e antimeridionale di Marchionne. Anche il PD siciliano è senza un progetto per salvare la Fiat di Termini. E non si può nascondere che il sostanziale silenzio e l'assenza di un progetto valido su Termini sono il primo frutto avvelenato della criminale strategia delle alleanze trasversali tra la "sinistra" borghese e Pdl sperimentata nelle amministrative in Sicilia in diversi comuni, tra cui Termini. Il neopodestà della "sinistra" borghese, Burrafato, eletto a Termini, data la maggioranza neofascista che siede in giunta e lo appoggia in consiglio comunale, non può che adeguarsi alla linea del governo su Termini. Già nel suo programma elettorale volutamente aveva taciuto sulla sorte dello stabilimento siciliano: "Riteniamo - aveva precisato tutta la coalizione trasversale che appoggiava Burrafato - che la Fiat rappresenti un patrimonio della città e non di una parte politica, e per tale ragione essa va affrontata unendo le nostre forze e chiedendo chiarezza sulle future prospettive dello stabilimento". E la strategia sul futuro di Termini viene consegnata dal PD nelle mani del Pdl siciliano. È stato, infatti, il principale collaboratore del sindaco della "sinistra" borghese di Termini, il neofascista Gianfranco Micciché, nominato vicesindaco, a chiarire quali sono secondo il governo "le future prospettive dello stabilimento". Nel corso di una riunione di sindaci del comprensorio tenutasi nell'aula consiliare di Termini il 26 giugno, il sottosegretario Micciché ha rivelato che Fiat ha ribadito al ministro per lo Sviluppo economico Scajola di essere interessata alla Opel e di aver fornito come ulteriore garanzia al piano industriale che a Termini Imerese non si assembleranno più auto. Poi ha invitato le decine di operai presenti in aula a "non organizzare scioperi e proteste contro la Fiat" e ad accogliere come un'opportunità il progetto di "riconversione", ricevendo le forti contestazioni e le proteste degli operai e dei sindacati. 1 luglio 2009 |