Termini Imerese Gli operai ex-Fiat bloccano la Palermo-Catania Occupate la stazione di Termini e via Cavour di Palermo, sotto la sede della Banca d'Italia Dal nostro corrispondente della Sicilia Dopo le clamorose occupazioni che hanno preso di mira banche e agenzie delle entrate, il 16 maggio cassintegrati, interinali, esodati, licenziati dell'ex-stabilimento siciliano di Fiat e di quelli dell'indotto hanno tenuto un'assemblea aperta in Piazza Duomo a Termini per discutere le modalità di prosecuzione della lotta. L'obbiettivo è l'avvio del piano di riconversione ancora al palo. Al termine dell'assemblea gli operai hanno effettuato un sit-in davanti il Palazzo di giustizia di Termini. Il 17 maggio la protesta è continuata con l'occupazione della stazione ferroviaria della cittadina. Un'iniziativa di lotta fuori programma. Infatti gli operai erano saliti sul treno diretti a Palermo, dove centinaia di compagni li attendevano in un presidio, che aveva bloccato la centralissima via Cavour, sotto la sede della Banca d'Italia, protetta da uno schieramento di Polizia e Guardia di Finanza in assetto antisommossa. Trenitalia, con l'infondato pretesto che gli operai non avevano il biglietto, non ha fatto partire il convoglio: "Non è vero che eravamo senza biglietti - smentisce il segretario della Fiom, Mastrosimone - Siamo saliti sul treno ma gli operatori delle ferrovie non si sono nemmeno preoccupati di verificare. Hanno solo bloccato il treno impedendoci di arrivare a Palermo". Sembra abbastanza probabile che il blocco del treno fosse finalizzato ad impedire il sit-in sotto la Banca d'Italia a Palermo, ma esso, grazie alla grande combattività degli operai, ha raddoppiato gli obbiettivi della protesta con l'occupazione simultanea della stazione a Termini e di via Cavour a Palermo. Il 18 maggio, all'indomani dell'inconcludente vertice tra il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera e il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, gli operai, mossisi in corteo dai cancelli serrati della fabbrica, hanno occupato, in entrambe le direzioni, l'autostrada Palermo-Catania. Durante il blocco hanno diffuso agli automobilisti, in gran parte solidali con la lotta, dei volantini contenenti le motivazioni della protesta. L'incontro tra ministero e regione si era concluso con una sorta di ultimatum a Massimo Di Risio, proprietario della DR Motor, che ha rilevato lo stabilimento siciliano. Il 4 giugno si terrà un tavolo di confronto con tutte le parti sul futuro dell'ex stabilimento Fiat e Di Risio dovrà presentare assicurazioni definitive. Solo adesso che infuria la lotta operaia, il governo sembra svegliarsi ed accorgersi che l'imprenditore non mostra di avere le credenziali per riavviare la produzione a Termini. Il 21 maggio si è svolto a Palermo l'incontro tra il governo siciliano e Di Risio, che continua a dichiarare che ci sono tutti i presupposti per risolvere positivamente la vicenda. Ma gli operai e i sindacati, che hanno manifestato sotto la sede della Presidenza della Regione a Palazzo D'Orleans, non sono per nulla d'accordo: "È da mesi che sentiamo queste storie sui debiti di Di Risio a Macchia D'Isernia e la ricerca di un fantomatico investitore - commenta Roberto Mastrosimone della Fiom - Noi non ne possiamo più e non abbiamo apprezzato neanche l'assenza del presidente della Regione che oggi ha snobbato questo tavolo. Siamo stanchi di questi annunci e siamo pronti a qualunque atto ma certo non ci arrenderemo". La verità, secondo alcuni settori sindacali, è che Invitalia, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa in particolare nel Mezzogiorno, che agisce su mandato del governo nazionale, ha preso un enorme abbaglio su Di Risio. E in questo errore deve certo aver influito l'atteggiamento servile del governo nei confronti di Fiat, a cui è stata così garantita una via di fuga veloce ed agevole da Termini. "Se il ministero - dice Vincenzo Comella, della Uilm - non riterrà affidabile Dr Motor, Domenico Arcuri (amministratore delegato di Invitalia, ndr) si dovrà dimettere immediatamente". Il PMLI appoggia la lotta degli operai di Termini Imerese e auspica che essa si estenda e si colleghi con altre lotte operaie e sociali, ponendosi come obbiettivo quello di mandare a casa il governo Monti. Intanto chiediamo agli operai Fiat di riflettere che quanto succede agli operai di Termini dimostra che bisogna avere il coraggio di fare una scelta radicale: l'esproprio dell'intero gruppo Fiat senza indennizzo. 23 maggio 2012 |