Con l'operazione "mare nostrum" mascherata come umanitaria Il governo schiera la marina e l'aviazione per respingere i migranti Droni, elicotteri, aerei e navi da guerra per "soccorrere" i barconi di migranti nel Mediterraneo in fuga da fame, persecuzioni e guerre. L'operazione "mare nostrum" varata il 14 ottobre dal governo Letta durante il vertice sull'immigrazione al quale hanno partecipato i ministri degli Interni Alfano, degli Esteri Bonino e della Difesa Mauro, insieme al sottosegretario con delega ai servizi segreti Marco Minniti e all'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, capo di Stato maggiore della Difesa, ha ben poco di umanitario. Si tratta in realtà di un rafforzamento armato dei pattugliamenti in mare, un controllo ancora più ferreo delle frontiere e rilancia in grande stile l'odiosa politica dei respingimenti in mare di Berlusconi, Bossi e Fini per la quale l'Italia è già stata condannata in passato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. La missione, il cui nome tra l'altro richiama il motto latino rilanciato dalla politica imperialista, interventista e guerrafondaia del regime mussoliniano, è già operativa dal 18 ottobre e prevede l'impiego di quattro navi della Marina Militare, due pattugliatori e due fregate, ma anche di una nave anfibia con elicotteri a lungo raggio, un ospedale e ampi spazi per il ricovero dei naufraghi. La missione potrà inoltre contare su due elicotteri Eh101 della Marina militare dotati di strumenti ottici a infrarossi e radar di ricerca di superficie, un velivolo P180 anch'esso dotato di tecnologia per la visione notturna, un'unità navale da trasporto costiero, un velivolo di pattugliamento marittimo che partirà dalla base di Sigonella, e sarà coordinata dal Comando forze navali Marina militare che ha base a Roma. Uno spiegamento di forze senza precedenti per "soccorrere" i barconi che però, come ha sottolineato Alfano: "Non è detto che poi verranno portati in Italia... Ci sono le regole del diritto internazionale della navigazione... Non è detto che se interviene una nave italiana porti i migranti in un porto italiano. Si valuterà in base al luogo dove avverrà l'operazione". Parole inequivocabili che lasciano intendere come di "soccorso" e di "umanitario" non ci sia niente in questa missione e che con molta probabilità i barconi saranno respinti verso i Paesi di origine, in primis la Libia il cui governo è ampiamente colluso con i trafficanti di migranti. Non a caso la missione non prevede "regole di ingaggio" delle navi, delle fregate e dei pattugliatori nell'esercitare, come dice Alfano, un "effetto deterrente con la possibilità di intercettare i mercanti di morte". Una questione di non poco conto visto come andarono le cose nel marzo 1997 quando la corvetta Sibilia (impegnata in analoga operazione di pattugliamento nel Canale di Otranto) speronò la Kater I Rades, provocando oltre 100 vittime tra i migranti albanesi. Regole poco chiare anche sulla possibilità di accettare le domande di asilo politico. Infatti nel caso in cui ai militari che "soccorrono" i profughi venga fatta una esplicita richiesta di asilo politico, la decisione finale se accettare o meno la domanda spetterà al Viminale, che darà ordine se portare a terra i richiedenti asilo oppure no. Dunque altro che corridoio umanitario per le navi di migranti, altro che abolizione della Bossi-Fini e cancellazione dei reati di clandestinità e di favoreggiamento per chi - come i pescherecci siciliani - si è trovato spesso nel dilemma se aiutare o meno le barche dei migranti in difficoltà. In realtà l'operazione "mare nostrum" serve al governo Letta per mostrare i muscoli e nel contempo per chiedere all'Europa in occasione del summit sull'immigrazione che si terrà il prossimo 24 e 25 ottobre "di fare la sua parte" e intervenire non solo dal punto di vista economico con una politica comune circa il rafforzamento di Frontex, l'agenzia che ha il compito di presidiare i confini dell'Europa e che Letta vorrebbe avesse una sua base anche in Italia. Infatti le attività di sorveglianza e controllo delle frontiere esterne svolte da Frontex hanno per primo obiettivo quello di impedire l'arrivo dei migranti in Europa, un compito del tutto diverso da quello eventualmente necessario di pronto soccorso in mare. Tanto che anche lo Special Rapporteur delle Nazioni Unite sui diritti dei migranti, Francois Crépeau, ha denunciato che Frontex è "un servizio di intelligence e informazione, i cui obiettivi di sicurezza sembrano lasciare in ombra le considerazioni relative ai diritti umani". 23 ottobre 2013 |