Il parlamento pakistano denuncia gli USA perché hanno violato la sovranità del proprio Paese nel blitz contro Bin Laden Inoltre chiede di sospendere "immediatamente" gli attacchi con gli aerei senza pilota Il parlamento pakistano ha approvato all'unanimità il 14 maggio una mozione di censura alla strategia adottata dagli Usa per spiare e preparare all'insaputa del paese l'azione che ha portato il 2 maggio scorso al blitz contro Osama bin Laden. Ha considerato l'azione degli americani una violazione della sovranità del paese e ha avvertito la Casa Bianca che se non modificherà il suo comportamento "il governo di Islamabad sarà costretto a considerare severe misure di ritorsione". Al termine di una discussione tenuta alla presenza dei vertici militari e dei servizi di informazione (Isi), i parlamentari hanno approvato il documento che condanna "con vigore l'azione unilaterale Usa ad Abbottabad (la località dove si trovava bin Laden, ndr) che ha costituito una violazione della sovranità pakistana". Una violazione che il parlamento ha ravvisato anche nel sempre maggiore uso degli aerei senza pilota, i droni, deciso da Obama nelle regioni al confine con l'Afghanistan per colpire le retrovie della resistenza afghana. "I continui attacchi dei droni sul territorio del Pakistan", afferma la risoluzione, non solo "sono inaccettabili, ma costituiscono una violazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite, della legge internazionale e delle norme umanitarie". Riguardo all'uso dei velivoli senza pilota il parlamento pakistano afferma che il loro utilizzo "deve essere sospeso immediatamente, altrimenti il governo sarà costretto a prendere in considerazione l'ipotesi di adottare necessarie contromisure, compreso l'annullamento della facilità di transito concessa alle forze di Nato/Isaf", il contingente imperialista di occupazione dell'Afghanistan. La Casa Bianca ha cercato di parare il colpo col presidente del Comitato per le Relazioni Estere del Senato Usa, il democratico John Kerry, che lo stesso giorno in visita a Kabul sosteneva che Washington vuole che il Pakistan sia un alleato "reale" nella lotta al terrorismo, un alleato col quale "non stiamo affatto cercando di rompere una relazione ma di trovare il modo per costruirla più solida". Non è detto che sia possibile, certamente non subito dato l'avvertimento lanciato recentemente in una intervista al settimanale Time del premier pachistano Yusouf Raza Gilani sulla sua condizione di dover "fare i conti con un elettorato sempre più ostile agli Usa. E se l'opinione pubblica è contro voi americani io non posso restarvi vicino". D'altra parte le violazioni della sovranità pachistana da parte degli Usa sono sempre più evidenti anche nell'uso dei droni che, secondo un recente rapporto della Commissione pachistana per i diritti umani (Hrcp, nella sigla inglese), hanno effettuato ben 134 bombardamenti missilistici solo nel 2010, quasi tutti sul Nord Waziristan, uccidendo quasi mille persone e ferendone gravemente 383; morti e feriti in larga maggioranza civili che secondo fonti giornalistiche pachistane non avrebbero nulla a che vedere con la resistenza dei talebani e tantomeno con le formazioni di al Qaeda. La campagna aerea dei droni in Pakistan era stata autorizzata nel 2004 dal presidente Bush e aveva iniziato la serie di massicce incursioni nel 2008 sostenuta dal premio Nobel per la pace Obama; in tre anni si sono contati 250 raid e almeno 2.300 morti. Questa campagna viola il diritto internazionale, ha denunciato Philip Alston, il rappresentante speciale dell'Onu per le esecuzioni sommarie, dato che si configura come "uccisioni extragiudiziali in serie, basate su una licenza di uccidere priva di basi legali''. 18 maggio 2011 |