Palestina
Accordo di riconciliazione tra Hamas e Fatah
Nuovo governo unitario e elezioni presidenziali e legislative entro un anno

Il leader di Fatah e presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen e il leader di Hamas Khaled Meshaal hanno siglato il 4 maggio al Cairo un accordo di riconciliazione che prevede tra l'altro la formazione di un governo provvisorio unitario, elezioni presidenziali e legislative entro un anno e la proclamazione della costituzione dello Stato di Palestina nei territori di Cisgiordania e Gaza con capitale Gerusalemme Est alla seduta del prossimo settembre dell'Assemblea Generale dell'Onu.
L'intesa è stata firmata alla presenza del segretario della Lega Araba, l'egiziano Amr Moussa, del ministro degli Esteri egiziano, Nabil al-Arabi, e del nuovo capo dei servizi egiziani, il generale Murad Muafi. Evidente la sponsorizzazione dei vertici del Cairo all'accordo che vuole porre fine alla spaccatura del 2007, sobillata dai paesi imperialisti che avevano sollecitato le elezioni legislative palestinesi ma non avevano voluto poi riconoscere la vittoria di Hamas. Il legittimo governo palestinese presieduto dall'esponente di Hamas, Ismail Haniyeh, governava nella striscia di Gaza mentre la Cisgiordania era sotto l'amministrazione della fazione capitolazionista, diretta dal presidente Abu Mazen rimasto in carica ben oltre la scadenza del suo mandato, l'unica riconosciuta dai paesi imperialisti e dai sionisti. Anche Giordania e Iran hanno applaudito all'intesa.
La creazione di uno Stato solo su di una porzione della Palestina storica era la posizione di Fatah, accettata in via transitoria dai dirigenti di Hamas, una parte dei quali la indicano come momento di passaggio: "possiamo rispettare una tregua (con Israele, ndr) di dieci o venti anni, poi sarà il popolo palestinese a decidere, magari con un referendum, se accettare in modo permanente il compromesso territoriale", aveva spiegato qualche anno fa Ahmed Yusef, stretto collaboratore del premier Haniyeh.
Nel dettaglio l'accordo prevede la formazione di un governo provvisorio con personalità indipendenti accettate dalle due parti che preparerà, entro un anno, le elezioni presidenziali, legislative e per il Consiglio nazionale palestinese (Cnp), il parlamento che rappresenta i palestinesi di Cisgiordania, della striscia di Gaza e dei campi profughi dal Libano alla Giordania. Il nuovo esecutivo dovrà curare i piani per la ricostruzione di Gaza, devastata dai continui attacchi sionisti e dall'embargo, e unificare le istituzioni dell'Anp in Cisgiordania e quelle di Hamas a Gaza. Saranno costituiti una Commissione elettorale centrale, per organizzare le scadenze elettorali, e un Consiglio supremo per la sicurezza incaricato di riunificare i servizi di sicurezza gestiti separatamente dalle fazioni; fino alle prossime elezioni la responsabilità della sicurezza resterà comunque nelle mani di Hamas a Gaza e dell'Anp in Cisgiordania. Una commissione presieduta da Abu Mazen avrà il compito di ristrutturare l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), al fine di includervi anche Hamas e Jihad islami. L'accordo prevede infine la liberazione di tutti i prigionieri politici detenuti in Cisgiordania e a Gaza e che la gestione dei negoziati di pace con Israele sia tenuta esclusivamente dal presidente Abu Mazen.
Se l'intesa riuscirà a superare gli scogli che avevano fatto naufragare dopo poche settimane un accordo simile, firmato l'8 febbraio 2007 dagli stessi protagonisti, Abu Mazen e Khaled Meshaal, alla Mecca sotto l'egida allora del re saudita Abdallah, lo si potrà vedere a partire dallo sviluppo dei lavori del Consiglio supremo di sicurezza che dovrebbe rimettere sotto lo stesso comando i servizi di Hamas e quelli dell'Anp, finanziati e addestrati dagli Usa e che hanno operato in collaborazione con i servizi sionisti per reprimere la resistenza palestinese.
Solo il fatto che le due parti palestinesi siano arrivate all'accordo di conciliazione è stato sufficiente per sollevare le ire di Tel Aviv, con il premier sionista Benjamin Netanyahu che l'ha definito "un duro colpo per la pace e una grande vittoria per il terrorismo". Le contromisure al momento sono state la decisione del ministro delle Finanze Steinitz di disporre il congelamento del versamento dei dazi destinati all'Anp; come nel 2006, quando Hamas vinse le elezioni e il boicottaggio dei paesi imperialisti verso il legittimo governo palestinese iniziò con la decisione del governo sionista di cessare il versamento dei dazi doganali e delle tasse che raccoglieva ai valichi di Gaza e della Cisgiordania per conto dell'Anp.

11 maggio 2011