Il marciume delle forze politiche borghesi di destra e di "sinistra" a Paola e nel cosentino Combattere la giunta nera e filomafiosa del neopodestà Ferrari Senza dare alcun credito alla "sinistra" borghese Varata la giunta di destra del neopodestà di Paola (Cosenza), Basilio Ferrari, eletto lo scorso maggio al ballottaggio delle comunali con meno di un terzo dei voti degli aventi diritto. Ballottaggio che ha visto una storica affermazione dell'astensionismo che ha sfiorato il 48%. La nuova giunta è un'accozzaglia di politicanti borghesi espressione dei "poteri forti", del familismo, del clientelismo e delle logiche spartitorie e che quindi, come Ferrari stesso, nulla hanno a che spartire con le masse popolari. Come pronosticato Ferrari risulta essere un burattino nelle mani del suo sponsor politico principale, il fascista presidente della regione Calabria Giuseppe Scopelliti, del suo assessore al bilancio, Giacomo Mancini jr (nipote dell'omonimo ex segretario del PSI), dei due fratelli ex socialisti e ora PDL di Cosenza, Antonio e Pino Gentile, dei medici corrotti e trasformisti Lucio Sbano (Grande Sud di Miccichè), Sergio Stancato (oggi PRI) e di Jole Santelli, deputata PDL ex sottosegretario alla giustizia del governo Berlusconi. Composizione della giunta di Paola L'asse Scopelliti-Santelli-Mancini oltre al sindaco e al capogruppo di maggioranza, il fascista ex AN Mimmo De Rosa, esprime l'assessore al Bilancio Stefano Mannarino. l gentiliani ottengono l'assessore ai Lavori pubblici, Dario Gaetano, un posto chiave, come è facilmente intuibile, in una terra dove da sempre la cementificazione del territorio e gli interessi legati alle opere pubbliche e private sono in odor di 'ndrangheta e muovono milioni di euro e corruttele di ogni tipo. I fratelli Gentile estendono anche su Paola la loro nefasta influenza politica che già ha causato e causa tanti danni ai calabresi e non solo: ricordiamo infatti che Pino è consigliere regionale del PDL, l'altro, Antonio, è senatore PDL ed ex sottosegretario all'economia dell'ultimo governo Berlusconi. Inoltre, è di "famiglia" anche il vicesindaco di Cosenza, Katya Gentile, figlia di Pino, che ha anche l'incarico di assessore (guarda caso!) ai lavori pubblici della giunta del neopodestà Mario Occhiuto (UDC), fratello di Roberto Occhiuto, deputato UDC e vicepresidente della V commissione Bilancio della Camera dei deputati. A proposito dell'UDC di Casini, che anche a Paola è alleata con la destra (in tutta la Calabria il cosiddetto "terzo polo" è sostanzialmente inesistente o inglobato nel "centro-destra") strappa con Massimo Focetola l'assessorato alle Politiche sociali dopo una guerra interna alla sezione locale e grazie all'appoggio determinante di Michele Trematerra, assessore regionale all'Agricoltura e figlio di Gino Trematerra, senatore, sindaco di Acri (Cosenza) e segretario regionale dell'UDC a cui il 23 dicembre 2010 il Senato ha assegnato il seggio al Parlamento europeo, attribuito in più all'Italia dal Trattato di Lisbona. Il PRI di Stancato, anche qui dopo una guerra interna con tanto di articoli al veleno sui giornali, esprime l'assessore all'Urbanistica, Paolo Siciliano e il presidente del Consiglio comunale, Emira Ciodaro, compagna dello stesso Stancato. Ma chi parla di vero e proprio "botto" e "vittoria di famiglia" è il "Grande Sud" di Lucio Sbano che esprime la moglie di Lucio, Maria Pia Serranò in consiglio comunale e il figlio Francesco Sbano come vicesindaco e assessore alla cultura. Gli assessori sono dunque 5, nessuna donna, e restano ancora da distribuire le cariche dei presidenti delle giunte consiliari che saranno date a qualche arnese rimasto a bocca asciutta come Fausto Orsomarso, ex fascista consigliere regionale del PDL e grande supporter di Basilio Ferrari tanto che lo si è visto ballare in piazza la sera della "vittoria" urlando "chi non salta comunista è". Forse verrà istituito l'assessorato alla Pace e qui si è scatenato un autentico giallo che coinvolge sia la destra quanto la "sinistra" paolana: il consigliere Giovanni Abruzzo (PSDI) propone a Ferrari di nominare Alessandro Pagliaro, il candidato a sindaco anticomunista della FDS trombato alle elezioni e che non sarà presente in consiglio nonostante abbia preso più voti dell'ultimo arrivato, lo stesso Giovanni Abruzzo, che è invece consigliere. Pagliaro non è stato eletto perché ha sì raccolto 1.000 e passa voti ma le liste dei partiti falso comunisti che lo appoggiavano ne hanno presi meno di 500. Dunque, per la seconda volta di seguito (si candidò anche nel 2008) viene trombato dall'elettorato e neanche eletto consigliere. Tutte le forze politiche borghesi paolane, anche di destra, oltre alla potente chiesa locale, si dicono "dispiaciute" della sua mancata elezione e cercano di dargli un contentino, confermando così il suo anticomunismo e la sua subalternità totale al potere politico borghese locale. Che poi Pagliaro abbia già detto di "non essere disponibile ad accettare l'assessorato alla pace né altro" non toglie nulla alla gravità della cosa e dovrebbe aprire gli occhi ai (pochi) elettori e militanti di queste formazioni politiche sedicenti di "sinistra" che in realtà sono pilastro anche a Paola della borghesia e del capitalismo. Caos nella "opposizione" A proposito dell'opposizione di "sinistra" (ex maggioranza fino a poche settimane fa e dal 2003 con le giunte presiedute dal neopodestà e grande sconfitto delle ultime elezioni, Roberto Perrotta, PSI) come previsto si è scatenata una vera e propria guerra intestina fra le varie fazioni. Gli 8 consiglieri di minoranza non sembrano essere intenzionati a fare alcun tipo di opposizione, neanche a livello comunale, come da tempo a livello regionale; addirittura sembra che il candidato a sindaco perdente, Carlo Gravina (espressione di Perrotta e consigliere del PDL nello scorso consiglio) stia già per tornare a destra dopo la tremenda sconfitta subita con il "centro-sinistra". Anche il già citato Giovanni Abruzzo, espressione dei lambertiani e del PSDI, che al ballottaggio ha fatto convergere i voti a destra, parrebbe intenzionato ad appoggiare Ferrari, specie se qualche consigliere eletto ma non accontentato in termini di poltrone dovesse passare all'opposizione. Per quanto riguarda il PD è esplosa la guerra fra le sue varie componenti e va inserita nel quadro complessivo della lotta interna al partito, sul piano regionale, fra Mario Pirillo, Nicola Adamo, Mario Oliverio, Carlo Guccione, Franco Laratta, Doris Lo Moro e tanti altri, anche in vista delle prossime elezioni politiche. A livello regionale non si contano le sezioni commissariate e non si tengono, come dicono gli iscritti al partito sui giornali locali, nemmeno i congressi di sezione; il partito è insomma praticamente paralizzato dalle lotte interne, che fra l'altro (o forse, almeno in parte, proprio per questo?) impediscono la benché minima opposizione in Consiglio regionale alla giunta Scopelliti, quasi come se il PD fosse una sorta di sua ruota di scorta. Tornando a Paola i più forti sembrano i pirilliani, poiché è risultato il più votato Graziano Di Natale, genero dello stesso Pirillo, ex vicesindaco della giunta di destra di Paola guidata da Giovanni Gravina e transitato nel PD, grazie a Pirillo, dopo essere stato espressione per anni di democristiani quali Mario Tassone, oggi UDC, Rocco Buttiglione e Geppino Camo, creatura di Franco Covello (ex vicepresidente della bicamerale De Mita, oggi nel PDL), tre volte parlamentare con 3 partiti diversi (2 volte al Senato con il PPI prima e il CDU poi e una volta alla camera con i Democratici di Prodi), venne eletto nel collegio di Rende grazie all'allora sindaco Principe battendo per pochi voti il suo stesso ex padrino politico Covello candidato con la destra. Vale la pena ricordare che con Camo il candidato della "sinistra" borghese nel corrispondente collegio senatoriale rendese e cosentino era Achille Occhetto, battuto dal già citato Antonio Gentile ed eletto con il proporzionale. Di Natale, nonostante la sconfitta elettorale della coalizione, forte di oltre 400 preferenze, si sente già il leader e futuro candidato sindaco: vuole ricucire con "una personalità importante" come Pagliaro per allargare la coalizione e provare a vincere fra 5 anni, emarginando lo scornato ex sindaco Perrotta, eletto in consiglio con appena 200 voti, che, invece, promette battaglia e non si dà per vinto (e come potrebbe visto che vive di politica e da questo mese è senza stipendio?). Insomma, una situazione drammatica che svela il marciume delle forze politiche borghesi di destra e di "sinistra" della realtà paolana. Diventa perfino difficile ripercorrere la carriera di ogni singolo politicante e persino un po' ridicolo vedere oggi a "sinistra" gente che fino a ieri era a destra e viceversa. Non ci vuole un genio per capire che questa giunta e la cosiddetta "opposizione" non faranno altro che aggravare le condizioni di vita, di lavoro e di salute delle masse popolari paolane. Bisogna unirsi per combattere la giunta nera e filomafiosa del neopodestà Ferrari senza dare alcun credito alla "sinistra" borghese. Per il lavoro, lo sviluppo e l'industrializzazione di Paola e dell'intera martoriata Calabria, innescando la lotta di classe fuori dalle corrotte istituzioni locali in camicia nera creando le condizioni per il raggiungimento dell'obiettivo strategico indicato dal PMLI delle istituzioni rappresentative delle masse astensioniste e fautrici del socialismo: le Assemblee Popolari e i Comitati Popolari, per Paola governata dal popolo e al servizio del popolo, per l'Italia unita, rossa e socialista! Un abbonato di Paola (Cosenza) 13 giugno 2012 |