Il papa a Praga attacca il comunismo La visita ufficiale nella Repubblica Ceca di Benedetto XVI, che si è svolta dal 26 al 28 settembre scorsi, è stata contraddistinta da ripetuti e biliosi attacchi al comunismo, una vera e propria bestia nera per il Papa. Appena messo piede a terra all'aeroporto di Praga e prima ancora di incontrare il presidente Vaclav Klaus e i rappresentanti della Chiesa cattolica che lo attendevano, Benedetto XVI ha voluto rendere omaggio a Vaclav Havel, l'ex presidente della repubblica e protagonista della cosiddetta "rivoluzione di velluto" che ha messo fine al regime revisionista, spacciato ovviamente dal Papa per comunista. "Ha dato all'Europa un messaggio di cosa è libertà - ha detto Papa Ratzinger - Come ha detto Havel la dittatura è basata sulla menzogna. Se nessuno mentisse più, verrebbe alla luce la verità e ci sarebbe la libertà". Con queste riflessioni il pensiero corre subito a Berlusconi ma non è a lui che si riferiva. Gli attacchi di Benedetto XVI al comunismo sono proseguiti nell'intervento nella cerimonia di benvenuto all'aeroporto Stará Ruzyn di Praga e successivamente in quello nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, dove ha ricordato i "tanti Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli, che hanno resistito con eroica fermezza alla persecuzione comunista (revisionista, ndr), giungendo persino al sacrificio della vita". Soddisfatto per la fine del "lungo inverno della dittatura comunista (revisionsta, ndr)", di "quarant'anni di repressione politica'', ha tra l'altro affermato che "la caduta del muro di Berlino e dei regimi comunisti (revisionisti, ndr) dell'Europa Orientale hanno segnato uno spartiacque nella storia mondiale''. Non era comunque ancora soddisfatto Benedetto XVI che aveva qualcosa da dire anche sulla "attuale società dove tante forme di povertà nascono dall'isolamento, dal non essere amati, dal rifiuto di Dio e da un'originaria tragica chiusura dell'uomo che pensa di poter bastare a se stesso, oppure di essere solo un fatto insignificante e passeggero". Insomma se uno è povero, è colpa sua e non della condizione di sfruttato dal capitalismo. 14 ottobre 2009 |