Il papa visita il lager di Auschwitz ma attacca Stalin e il comunismo Ratzinger non cita mai Hitler e il nazismo Un discorso, si dice, preparato con cura da papa Ratzinger quello da tenere nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau il 28 maggio e per questo significativo, per le cose non dette e per quelle dette. Benedetto XVI affermava che lo scopo della sua visita a uno dei più tristemente famosi lager nazisti era quello di "implorare la grazia della riconciliazione", una riconciliazione impossibile fra vittime e carnefici, ma che gli è servita per predicarla ancora oggi fra gli oppressi che evidentemente non dovrebbero ribellarsi all'oppressore. Forse è in nome della "riconciliazione" che nel suo discorso si "dimenticava" parole quali antisemitismo e razzismo, i sei milioni di ebrei trucidati dai nazisti nei campi di sterminio, le benedizioni dei prelati alle armate nazifasciste, il silenzio complice della Chiesa sullo sterminio degli ebrei. Soprattutto non citava mai Hitler e il nazismo. L'attenta "ripulitura" del suo discorso lo portava a citare "un gruppo di criminali", "quei criminali violenti", i "potentati del Terzo Reich", pur di non pronunciare il nome di Hitler che certo non fu l'unico responsabile; quanto al nazismo lo citava con l'espressione meno usata di nazionalsocialismo, nell'ambito non a caso di un passaggio dove attaccava Stalin e il comunismo. Nel furore di sottolineare l'ignobile equazione imperialista comunismo uguale nazismo, invece di salutare l'esercito sovietico come il liberatore di Auschwitz Ratzinger manifestava tutto il suo anticomunismo nel passaggio dove rendeva omaggio alle lapidi che ricordano le vittime del lager. "Poi c'è la lapide in russo - sottolineava Benedetto XVI - che evoca l'immenso numero delle vite sacrificate tra i soldati russi nello scontro con il regime nazionalsocialista; al contempo però ci fa riflettere sul tragico duplice significato della loro missione: hanno liberato i popoli da una dittatura ma sottomettendo gli stessi popoli ad una nuova dittatura, quella di Stalin e dell'ideologia comunista". Come dire che sarebbero morti invano. D'altra parte nel puntiglioso elenco delle vittime del nazismo, che comprendeva giustamente anche i Sinti e i Rom, non compaiono mai i comunisti a cominciare da quelli tedeschi, i primi a cadere sotto l'ascesa del nazismo. In seguito alle proteste per le sue "dimenticanze" papa Ratzinger il 31 maggio, nell'udienza del mercoledì in Piazza San Pietro, recuperava denunciando che "Hitler fece sterminare oltre sei milioni di ebrei", bollava il "regime nazista" e "l'odio razziale che è all'origine delle peggiori forme di antisemitismo". Un recupero tardivo e che comunque non toccava la parte dell'attacco ignobile a Stalin e al comunismo, riconfermate. 7 giugno 2006 |