In base alla dichiarazione dei redditi del 2005 Berlusconi, Consolo (AN) e Piazza (rnp) i "paperoni" di Montecitorio Al senato Fruscio (Lega), Ghedini (FI) e Pininfarina superano il milione di euro. Lanzillotta (DS) e Santanché (AN) le deputate più ricche Mentre milioni di famiglie languono in situazioni di crescente povertà, deputati e senatori conducono una vita dorata grazie ai loro faraonici stipendi che ammontano a centinaia di migliaia di euro all'anno e in qualche caso anche di decine di milioni. Questo è quanto emerge dalle dichiarazioni dei redditi per l'anno 2005 rese pubbliche in aprile dall'ufficio stampa di Camera e Senato solo nella parte imponibile. L'imponibile medio di un parlamentare oscilla intorno ai 200 mila euro all'anno. Circa 8 volte superiore al salario medio di un operaio e molto al di sopra della media nazionale. L'incremento rispetto all'anno precedente è di gran lunga superiore al tasso di inflazione programmata. In cima a questa speciale classifica di "paperoni" spicca ancora una volta il neoduce Berlusconi con oltre 28 milioni di euro guadagnati nel 2005 contro i 3,5 del 2004. Tutto ciò, senza contare case, terreni, ville, barche, collezioni di auto di lusso e di opere d'arte e via discorrendo. Insieme a Silvio Berlusconi nella top ten dei redditi di Montecitorio i deputati milionari sono quattro. Al secondo posto c'è l'avvocato di An Giuseppe Consolo con 3.203.047 euro. Seguono: Angelo Piazza (Rosa nel pugno) con 3.195.527 e Maurizio Paniz (Fi) 1.099.518. Pochi spiccioli più in basso si piazza l'avvocato Gaetano Pecorella (Fi) con 928.247 euro, quindi Michele Vietti (Udc) 925.305; Denis Verdini (Fi) 799.968; Simeone Di Cagno Abbrescia (Fi) 686.942; Maurizio Leo (An) 684.311 e Rocco Crimi (Fi) 541.600. Come si vede Forza Italia gioca la parte del leone: sette dei dieci deputati più ricchi appartengono infatti al partito di Berlusconi, due sono di An e uno è della Rosa nel pugno (Rnp). Tra i leader di partito, a parte Berlusconi, il più ricco risulta Francesco Nucara (PRI) con 289.255 euro di imponibile. Tallonato dal boss dell'UDC Pier Ferdinando Casini a quota 214.787. Seguono il caporione fascista Gianfranco Fini con 200.677 e il leghista Roberto Maroni con 195.701. Poco sotto il capobastone dell'UDC Lorenzo Cesa con 192.453 e il falso moralizzatore Antonio Di Pietro con 187.716. All'ottavo posto troviamo il presidente della Camera Fausto Bertinotti che all'epoca da semplice parlamentare si metteva in tasca 187.650 euro l'anno di stipendio e guadagnava circa 15 mila euro in più del suo ex collega sindacalista e ora capo di Palazzo Madama, Franco Marini, fermo a quota 171.235.000 euro. Alle loro spalle troviamo il rinnegato Massimo D'Alema a quota 174.078 e il boss dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio con 168.780. Seguono il revisionista Oliviero Diliberto 138.437, il liquidatore dei DS Piero Fassino 135.104, il segretario dello SDI Enrico Boselli 134.040, il baciapile Francesco Rutelli 132.500, il leader del PRC Franco Giordano 129.569 e, ultimo, il dittatore democristiano Romano Prodi con appena 89.514 euro l'anno. Un po' poco per uno che, se nel 2005 non era ancora deputato né presidente del Consiglio, va ricordato che è stato presidente dell'Iri e della Commissione Ue e che quindi i vitalizi e le consulenze certo non gli mancano. Stando ai dati Prodi avrebbe guadagnato molto meno del suo portavoce Silvio Sircana, che per lo stesso anno aveva un imponibile di 254.575 euro. Tra i ministri la spunta Giuliano Amato con 420.792 euro, seguito dal responsabile delle Politiche agricole Paolo De Castro, con 346.369 euro e la diessina Linda Lanzillotta con 312.638 euro. Quest'ultima, insieme alla fascista di An Daniela Santanchè (269.559 euro) risulta la deputata più ricca. Seguono: Luigi Nicolais con 373.571, Tommaso Padoa-Schioppa con 312.728 e Mastella con 304.402 euro. Ma ancora meglio se la passano il viceministro Roberto Pinza a quota 938.545 e ancora di più il sottosegretario Massimo Tononi con un imponibile di un milione 193 mila 778 euro. A tal proposito è bene evidenziare che la media stipendiale nella compagine governativa di "centro-sinistra" supera i cento mila euro annui e oscilla dai 129 mila di Vannino Chiti ai 191 mila di Fabio Mussi. Ossia dalle 10 alle 20 volte in più dello stipendio medio di un operaio. Tra i capogruppo il più ricco a Montecitorio è Ignazio La Russa (An): dichiara 445.202 euro di reddito. Segue il presidente dei parlamentari dell'Idv Massimo Donadi, che ha dichiarato al fisco circa 200 mila euro. Terzo in classifica il leghista Roberto Maroni con 195.701 euro. Segue di pochissimo il presidente dei deputati dell'Ulivo Dario Franceschini con poco più di 193 mila euro. Quinta posizione per il capogruppo della Rosa nel pugno Roberto Villetti con 166.734 euro che vanta anche un credito di imposta di 2.647 euro. Seguono Angelo Bonelli (Verdi), con quasi 155 mila euro; Luca Volontè (Udc) con circa 137 mila euro; Elio Vito (Fi) con poco più di 133 mila euro e Pino Sgobio (Pdci) con 132 mila euro. Il più "povero" risulta Gennaro Migliore, capogruppo Prc alla Camera, con una dichiarazione di 69.103 euro. I falsi poveri Ma a Montecitorio ci sono anche sette deputati che hanno dichiarato di non aver percepito alcun reddito nel 2005 e altri tre che hanno dichiarato di aver guadagnato meno di 5mila euro. Dei "nullatenenti", due sono del Prc (il "disobbediente" Francesco Caruso e il palestinese Ali Rashid), uno della Lega (Alberto Filippi), uno dei Verdi (Massimo Fundarò), uno di An (Maria Ida Germontani), uno dell'Ulivo (Francesco Laratta) e uno della Rosa nel pugno (Donatella Poretti). Mentre i tre "poveracci" sono Riccardo Merlo (Misto) con solo 156 euro di reddito; Mariza Bafile (Ulivo) con 2.763 e Gino Capotosti (Popolari-Udeur) con 3.674. Dichiarazioni a dir poco sospette dal momento che per arrivare nella stanza dei bottoni bisogna come minimo fare una graduale gavetta nelle amministrazioni locali, enti o aziende pubbliche. Incarichi che come minimo garantiscono una bella diaria o un lauto gettone di presenza. Allora, com'è possibile che ad esempio Caruso risulti "nullatenente" pur essendo un noto latifondista e autore di tre libri dal 2003 al 2005? Com'è possibile che Fundarò, primo deputato verde siciliano, membro dell'esecutivo nazionale nel 2005 e grosso imprenditore agricolo biologico ad Alcamo risulti un "morto di fame"? E che dire della Germontani che nel 2005 era: coordinatrice nazionale delle Politiche femminili di An, "garante per le quote rosa" nelle liste elettorali, coordinatrice delle Commissione Interministeriale "Comunicazione e ruolo delle Donne", consulente politico dell'ex ministro Stefania Prestigiacomo e che contemporaneamente svolgeva attività di consulenza e pubblicistica in materia di società fiduciarie, diritto commerciale e societario e dal 1996 tiene settimanalmente su "Il Secolo d'Italia" la rubrica di commenti e costume "Il Flash"? O del "povero" Laratta (Ulivo) che dal 21 febbraio 2004 è vicesegretario regionale vicario della Margherita e, per lo stesso partito, membro del dipartimento Mezzogiorno, settore patti territoriali; dal 9/11/05 è stato nominato dal sindaco di San Giovanni in Fiore, Nicoletti, assessore con delega alla Sanità e Politiche sociali; con decreto n. 248 del 10 ottobre 2005 del presidente della giunta Regionale, Agazio Loiero, lo ha nominato presidente della Commissione regionale per l'emersione del lavoro non regolare; collaboratore alla Gazzetta del Sud con oltre 2.000 articoli apparsi su (il Crotonese, la Gazzetta del Sud, e altri periodici); che dal 1985 in poi ha recensito i dischi di Mina per diverse testate giornalistiche e ha scritto 5 volumi di attualità e cultura calabrese? 12 settembre 2007 |