Il parlamento va avanti sull'acquisto dei caccia bombardieri da guerra F35 Il PD si spacca Mentre le masse popolari continuano a soffrire e a subire per intero gli effetti devastanti della peggiore crisi economica e finanziaria del capitalismo, il parlamento nero, calpestando la volontà di gran parte dell'opinione pubblica e infischiandosene delle manifestazioni di protesta, il 16 luglio ha dato il via libera definitivo all'acquisto dei caccia bombardieri da guerra F35. Dunque il governo Letta-Berlusconi calza l'elmetto e in perfetta continuità coi precedenti esecutivi conferma in pieno la politica di riarmo militare e le mire espansionistiche e imperialiste dell'Italia. Davvero uno scandaloso sperpero di denaro pubblico estorto ai lavoratori e alle masse popolari mentre si tagliano scuole, ospedali, assistenza sociale e milioni di giovani, donne e lavoratori languono nella povertà assoluta, in cassa integrazione, nella precarietà e nella disoccupazione. La mozione di maggioranza proposta da PD e PDL, fotocopia di quella già approvata dalla Camera, è passata in Senato con 202 voti favorevoli 55 contrari e 15 astenuti e conferma in toto la spesa di circa 14 miliardi per l'acquisto di 90 cacciabombardieri dei 131 previsti. Mentre per gli altri 41 l'acquisto è solo rinviato. Secondo una prima stima parziale, L'Italia spenderà tra i 13 e i 17 miliardi di euro nel progetto e secondo le previsioni di bilancio del 2012 della Difesa lo Stato dovrebbe spendere almeno 12,2 miliardi entro il 2047. mentre "Il Sole24Ore" fa una stima di "99 milioni di euro per un F-35A e 106,7 milioni di euro per un F-35B, a fronte dei 61 milioni di euro previsti da Lockheed Martin nel progetto iniziale". Per i promotori delle mozioni contrarie alla linea di governo, per i No F-35 o per Archivio Disarmo l'investimento sarà di almeno 14 miliardi. Una decisione di fatto imposta dal nuovo Vittorio Emanuele III Napolitano il quale, con l'avallo del governo e del Consiglio supremo di difesa, si è reso protagonista dell'ennesimo golpe istituzionale convocando il 3 luglio il Consiglio supremo di difesa e, alla presenza di mezzo governo: il presidente del consiglio, Enrico Letta; il ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino, il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, il ministro dell'Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni, il ministro della Difesa, Mario Mauro, il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, nonché il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Amm. Luigi Binelli Mantelli, ha esautorato il parlamento da ogni potere di veto in merito all'acquisto degli F35. Il comunicato stampa diffuso al termine della riunione intimava fra l'altro che "La facoltà del parlamento" riconosciuta dalla legge di riforma della difesa, la n. 244/2012, "non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell'esecutivo". Vale a dire, il parlamento non può impedire in nessun modo al governo di acquistare i caccia bombardieri e di rafforzare l'interventismo dell'imperialismo italiano. Il parlamento è stato così di nuovo umiliato, svuotato di poteri e ridotto a organo di ratifica di provvedimenti già presi dal governo che avanza a suon di decreti e voti di fiducia. È come sancire nei fatti, per l'ennesima volta, che l'Italia non è più una repubblica parlamentare ma una repubblica presidenziale a cui manca solo il sigillo costituzionale. L'atto di imperio di Napolitano non è stato stigmatizzato e respinto né dagli organi parlamentari, a cominciare dai presidenti di Camera e Senato, né dai partiti governativi. Solo qualche mugugno in casa PD alle prese con la spaccatura interna provocata dalla decisione di Felice Casson di presentare una mozione contraria a quella della maggioranza firmata da una ventina di senatori PD che, a differenza delle mozioni di Sel e del M5S che chiedevano di cancellare completamente il programma acquisti, puntavano alla sospensione del programma di riarmo per trovare una mediazione in quanto "i cacciabombardieri sono costosi, inutili, incompatibili con il modello costituzionale di difesa, estranei al progetto europeo". Opposizione resa ancora più forte dalle 387.871 firme raccolte in una sola settimana dall'organizzazione Avaaz.org, nemmeno prese in considerazione dal governo e dal parlamento, così come è stata ignorata la campagna "Taglia le ali alle armi" promossa col sostegno di 650 associazioni e di oltre 60 enti locali da Rete italiana per il Disarmo, Tavola della pace e Sbilanciamoci. La giravolta del PD è stata denunciata dallo stesso Casson che in un'intervista a "la Repubblica" del 17 luglio ha fra l'altro affermato: "Mai, in precedenza, il PD e i suoi predecessori avevano votato a favore di questo sistema d'arma, malgrado i forti contrasti interni. E nel programma c'era scritto che la priorità è il lavoro. Sulla base di questo programma ho girato il Veneto e l'Italia, in campagna elettorale, schierandomi contro gli F35, e non ho mai trovato nessuno che la pensasse diversamente". Sprezzante invece la risposta del montiano ministro della Difesa Mario Mauro secondo cui "Non ci sono alternative credibili all'F-35, che soddisfa sia le esigenze dell'aeronautica sia della marina... abbiamo il dovere di andare avanti con coerenza con le nostre scelte e sostenere la nostra industria a livello tecnologico". 31 luglio 2013 |