Il parlamento nero delegittima la magistratura che indaga su Mastella ministro della Giustizia Va avanti il piano della P2 per assoggettare la magistratura al governo ANM: "respingiamo le modalita' espressive e di aggressione alla magistratura che alterano gli equilibri tra i poteri dello stato" L'intervento di Mastella del 16 gennaio alla Camera si è trasformato in un processo sommario dell'intero parlamento nero alla magistratura. Senza neanche aspettare di conoscere il contenuto e la gravità dei capi di imputazione a carico della moglie del ministro della Giustizia e degli altri esponenti dell'UDEUR campana colpiti da provvedimenti cautelari, l'intera aula di Montecitorio, dai fascisti alla sinistra arcobaleno, ha fatto immediatamente quadrato intorno a Mastella, sposando incondizionatamente la sua linea difensiva consistente nello spacciarsi da colpevole a vittima di una persecuzione e nel ribaltare le accuse contro la magistratura, tacciata di essere politicizzata e fuori controllo e di minacciare la libertà e l'indipendenza del parlamento e del governo. Fin dall'inizio del suo intervento Mastella si è tenuto su questa linea di difesa-attacco, basata sulla tesi che l'arresto di sua moglie Sandra Lonardo e l'inchiesta della magistratura fossero nient'altro che una ritorsione - basata peraltro su fatti e comportamenti a suo dire inconsistenti, e comunque "tipici" dei "riti" del mondo della politica e della pubblica amministrazione - per il suo "impegno personale" nel cercare di "riformare l'ordinamento giudiziario in accordo con la magistratura e nell'interesse del Paese": "Ho provato, ho creduto, ho sperato - ha esordito infatti Mastella presentandosi subito e senza esitazioni nei panni della vittima sacrificale - che la frattura tra magistratura e politica potesse essere ricomposta attraverso la dialettica, il confronto, il dialogo e l'incontro, ma devo prendere atto che, nonostante abbia lavorato giorno e notte per dimostrare la mia credibilità e la mia buona fede di interlocutore affidabile per il mondo della giustizia, oggi mi accorgo che sono stato invece percepito da frange estremiste come un avversario da contrastare, se non addirittura come un nemico da abbattere". Gli applausi, dapprima solo dai banchi della destra, sono cominciati quasi subito, a sottolineare i passaggi più livorosi contro i magistrati, soprattutto quando Mastella, richiamandosi scopertamente al neoduce Berlusconi, ha detto che "oggi tocca a me, in precedenza è toccato ad altri, tocca ai cittadini italiani per questo potere straordinario, che un ordine, rispetto ad altri, ha stabilito per sé". Ma quando si è chiesto retoricamente perché le nomine "che fanno i politici sono illecite e quelle che fanno i magistrati sono lecite", agli applausi della Casa del fascio hanno cominciato ad unirsi anche alcuni deputati del PD. E via via che i suoi attacchi ai magistrati si facevano sempre più veementi e a tutto campo, accusandoli di "giustizialismo" e di abuso delle intercettazioni "assai spesso manipolate, a volte estrapolate ad arte, assai spesso divulgate senza alcun riguardo per la riservatezza dei cittadini e per la libertà della persona umana", fino all'annuncio delle sue dimissioni "per aprire una questione fondamentale di emergenza democratica tra la politica e la magistratura", gli applausi sono diventati corali e bipartisan, con l'intero "centro-sinistra", dal PD a Rifondazione, PdCI e SD a spellarsi le mani senza più pudore insieme a tutti i partiti della Casa del fascio. Solidarietà corale a Mastella Questo unanimismo del parlamento nero in appoggio a Mastella e di più o meno aperta ostilità verso la magistratura è proseguito anche negli interventi dei rappresentanti dei gruppi parlamentari. Tutti, senza eccezione alcuna, hanno espresso solidarietà umana e politica al ministro, anche se da parte dei rappresentanti di "centro-sinistra" si è cercato ipocritamente di stemperare i toni del gravissimo conflitto con l'ordine giudiziario. Ma tutti i partiti dell'Unione, dal PD alla sinistra radicale, oltre ad esprimergli piena solidarietà, hanno anche dichiarato di "apprezzare" il lavoro svolto da Mastella come Guardasigilli, avallando nella sostanza la sua tesi di essere stato colpito per vendetta contro la sua opera "riformatrice". Graziella Mascia (RC-SE) ha addirittura convenuto con Mastella che la magistratura "ha bisogno di riforme profonde". E dal Venezuela Bertinotti ha confermato questa linea esprimendo anche lui solidarietà a Mastella e ammettendo che con la magistratura i problemi "ci sono stati e ci sono", anche se "non bisogna generalizzare". Carlo Leoni (SD) ha chiesto al ministro di rimanere al suo posto, e Giuseppe Sgobio (PdCI) ha fatto un intervento di una ruffianeria a dir poco scandalosa nei suoi confronti, arrivando a vantarsi di aver condiviso "quasi tutti (anzi tutti) i suoi provvedimenti", compresi quindi quelli contro un magistrato scomodo come De Magistris. Solo l'IDV Donadi, pur esprimendo anche lui piena solidarietà a Mastella e apprezzamento per il suo lavoro, ha detto di non condividere alcune delle sue affermazioni sulla "giustizia ad orologeria" e su magistrati che agirebbero per abbattere "nemici politici". E questa posizione del gruppo di Di Pietro, del tutto strumentale e che lascia il tempo che trova, è il massimo del dissenso che si è espresso tra le fila della maggioranza. Ancor più significativo è stato il comportamento dell'"opposizione". La casa del fascio avrebbe potuto infatti cogliere l'occasione per sparare a zero contro il ministro inquisito e il governo, e invece ha fatto quadrato intorno a Mastella e ha fatto blocco con la maggioranza sotto il segno comune dell'attacco alla magistratura, relegando in second'ordine la questione della caduta del governo. C'è da scommettere che non sarebbe stata così indulgente nei confronti della compagine di Prodi se quest'ultima avesse preso le distanze dal discorso di Mastella e respinto gli attacchi ai magistrati, invece di contribuire attivamente al clima di caccia alle streghe scatenato dal parlamento nero. A questo proposito è assai istruttivo l'intervento svolto dal coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi. Dopo aver sottolineato che quanto accaduto a Mastella dava ragione a Berlusconi e che sarebbe stato giusto che nei suoi confronti fosse stata espressa in questi anni la stessa solidarietà dimostrata oggi al ministro dimissionario, e dopo aver lanciato un "grido d'allarme non solo sullo stato della giustizia in Italia, ma sullo stato del nostro Paese", egli ha fatto appello alla "classe politica" ad assumersi "interamente le proprie responsabilità nei conf-ronti del Paese, per aprire una fase politica nuova". Il che suona come un invito al PD di Veltroni a completare insieme la controriforma dell'ordine giudiziario già avviata, ma anche a lavorare per un "governo di emergenza nazionale" che porti il Paese nella terza repubblica. Una magistratura controllata dal potere politico Nell'intervento scritto che aveva preparato per la discussione (rinviata) sullo stato della giustizia, Bondi aveva delineato chiaramente come il partito del neoduce intende risolvere il problema della "invadenza" della magistratura nella sfera politica: denunciando con suprema faccia tosta l'esistenza di un "grande fratello" che "entra con violenza nella vita di tanti troppi cittadini" (senti chi parla di "grandi fratelli", ndr), ha chiesto di mettere drastiche limitazioni alle intercettazioni giudiziarie, lasciandole praticamente solo per i reati di terrorismo e di mafia e con sanzioni pesantissime per i trasgressori. Inoltre chiede il "divieto assoluto" di intercettazioni indirette di parlamentari e rappresentanti politici. Chiede infine di "riaffrontare il tema della separazione delle carriere" per i magistrati e una riforma del Consiglio superiore della magistratura per evitare "che il cittadino abbia l'impressione che il potere senza responsabilità di cui godono i magistrati non li faccia apparire svincolati dalle leggi". In poche parole quello che chiede il braccio destro del neoduce Berlusconi è di assoggettare completamente la magistratura al governo, esattamente come prevede il piano della P2. Ed è significativo che proponga al PD di farlo insieme: a differenza del '92, quando fu solo toccata marginalmente dal ciclone tangentopoli, oggi anche la "sinistra" borghese è immersa fino al collo nella corruzione, nell'affarismo e nel clientelismo di stampo mafioso, nelle scalate bancarie ecc., ed è interessata come e quanto il neoduce Berlusconi a mettersi al riparo in maniera definitiva dai contraccolpi giudiziari con una soluzione di tipo piduista. Vedi i recenti casi Forleo e De Magistris. La gravità di questo disegno reazionario, tanto più pericoloso quanto più totale e asfissiante è l'unanimismo mostrato su di esso dalle forze politiche, è stata ben percepita dai magistrati. Nel denunciare la "violenta polemica nei confronti della magistratura, che viene accusata di esercitare il potere giudiziario al di fuori delle regole e con finalità politiche", un comunicato del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati (ANM) "respinge fermamente tali accuse generalizzate che rischiano di alterare gli equilibri tra i poteri dello Stato e generano sconcerto nei cittadini". In un altro comunicato stampa, respingendo le "modalità espressive e di aggressione alla Magistratura che alterano gli equilibri tra i poteri dello Stato e non si giustificano in alcun modo, specie se provenienti dal Ministro della Giustizia", la Giunta esecutiva della ANM riunita a Caltanissetta per essere vicina ai magistrati "più esposti e dimenticati", rileva che "ancora una volta la politica si accorge della giustizia quando gli amministratori pubblici sono interessati da accuse di reato: non si riscontra il medesimo interesse quando si tratta di coprire gli organici, dotare gli uffici giudiziari di personale amministrativo e di beni strumentali, incrementare le forze di polizia, rendere più celere ed efficiente la giustizia nell'interesse dei cittadini". E per restare in tema di P2 citiamo infine un documento dell'ANM di "ferma condanna" delle esternazioni del senatore ed ex presidente Cossiga (nonché capo dell'esercito fascista segreto Gladio), che aveva definito l'ANM stessa una "associazione sovversiva" e i suoi componenti degli "appartenenti ad organizzazioni mafiose". 23 gennaio 2008 |