Per i rimborsi elettorali delle politiche 2008 I partiti del regime si spartiscono una torta da 503 milioni di euro Le fette più grosse a PDL e PD. 21 milioni all'Idv e 6,2 alla Sinistra Arcobaleno Cinque euro per ciascun iscritto nelle liste elettorali di Camera e Senato Grazie alla solita leggina (la n. 51/2006, art. 39-quaterdecies, comma 2, lettera a) proposta nel 2006 dal governo Berlusconi ma approvata all'unanimità da tutte le cosche parlamentari e condivisa dal governo Prodi, tutti partiti del regime neofascista che hanno preso parte alle elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2008, ivi compresi quelli che, pur non eleggendo nessun rappresentante né alla Camera (dove la soglia di sbarramento è al 4%) né al Senato (sbarramento all'8%), ma sono riusciti comunque a superare l'1% delle preferenze, circa 400 mila voti su base nazionale, si apprestano a prendere parte al lauto banchetto imbandito dallo Stato coi soldi rubati al popolo. Un autentico "magna-magna" messo a nudo dalla Corte dei conti nella sua relazione sui consuntivi che le segreterie dei partiti hanno presentato per le elezioni politiche del 2008. Conti che i magistrati contabili non esitano a definire "gonfiati" dai tesorieri delle cosche parlamentari che hanno dichiarato il falso soprattutto per quanto riguarda la voce "spese strumentali". Succede così che, a fronte di un monte spese dichiarate per 110 milioni di euro, i partiti parlamentari si spartiscono una bella torta di circa 503 milioni di euro. I magistrati contabili hanno verificato che per il 2008 i partiti parlamentari hanno dichiarato di avere speso circa 140 milioni di euro. In realtà secondo i giudici gli esborsi ammontano a circa 110 milioni di euro. Un buon investimento visto che da qui al 2013, divisi in cinque rate, i partiti parlamentari di euro ne riceveranno ben 503 milioni. La Corte dei conti ha calcolato che il meccanismo del rimborso elettorale (introdotto dalla vergognosa legge n. 157 del 3 giugno 1999 varata dai governi del "centro-sinistra" che, in totale spregio alla volontà popolare espressa col referendum del 1993, ha di fatto reintrodotto e triplicato l'odioso finanziamento pubblico dei partiti parlamentari, e grazie anche alla legge n. 156 varata nel 2002 dal neoduce Berlusconi che ne ha stabilito la ripartizione) dal 1994 ad oggi ha portato nelle casse dei tesorieri politici ben 2 miliardi 253 milioni 612 mila euro. Di fronte a spese accertate per soli 579 mila euro. Complessivamente, in questi ultimi 15 anni, l`onere per lo Stato si è triplicato. Ma la cosa più odiosa è che nella formazione del fondo per i rimborsi elettorali vengono conteggiati anche gli astensionisti, cioè tutti quelle elettrici ed elettori, oltre 10,5 milioni alla Camera e 9,641 milioni al Senato, che non andando a votare, annullando la scheda o lasciandola in bianco hanno espresso un forte e netto dissenso proprio nei confronti di tutti i partiti parlamentari. Infatti il fondo viene calcolato sulla base di 5 euro per ciascun iscritto nelle liste elettorali della Camera e del Senato ivi compreso gli iscritti alle liste elettorali residenti all'estero. Tradotto in soldoni, ciò significa un euro all'anno per ogni voto alla Camera e un euro per il Senato, per ogni iscritto nelle liste elettorali, anche se non vota, un costo di 10 euro a legislatura. A tutto ciò vanno ancora aggiunti i rimborsi che i partiti del palazzo continuano a riscuotere annualmente per le recenti elezioni europee e amministrative. Soldi rubati al popolo che i partiti del palazzo riscuoteranno anche in caso di scioglimento anticipato delle Camere proprio come sta succedendo con le rate residue dei finanziamenti per le elezioni politiche del 2006. La parte del leone la fa il "Popolo della libertà". Il partito di Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini aveva presentato una richiesta di rimborso di circa 69 milioni di euro. Di cui quasi 16 milioni erano "spese strumentali". La Corte dei conti ha stabilito che in effetti queste spese ammontavano a solo 652.712 mila euro. Una "cresta" di oltre 15 milioni di euro e tuttavia al Pdl andrà un finanziamento di oltre 206 milioni e 518 mila euro. Soldi che verranno divisi fra An e Forza Italia secondo un patto segreto firmato da Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, allegato all'atto costitutivo del nascente statuto del Pdl. L'accordo, firmato alle 23 del 27 febbraio del 2008, prevede che i soldi dei rimborsi elettorali devono andare al 75 per cento a quella che fu Forza Italia e il restante 25 per cento a quello che resta di Alleanza nazionale. In base a ciò, An, come spiega il tesoriere Francesco Pontone, avrà diritto a 41 milioni e 331 mila euro dei 206 milioni di euro incassati dal Pdl. Al Pd spettano 180 milioni, quantunque le spese accertate ammontino a circa 18 milioni. Non si può lamentare neppure la Lega Nord, che prenderà 41 milioni a fronte di una spesa di 2,9. Costi gonfiati di circa un milione anche dai falsi moralizzatori dell'Idv che avranno oltre 21 milioni di rimborsi. Seguono Sinistra Arcobaleno con oltre 9 milioni e La Destra con 6,2. Emblematico il caso del Partito socialista che, per un esborso dichiarato di circa un milione, riceverà un finanziamento di 2,4 milioni nonostante che i giudici contabili abbiano accertato che il Ps in realtà non ha sostenuto nessuna "spesa strumentale". 3 febbraio 2010 |