Varato il 4° esecutivo regionale guidato da Lombardo Il PD nel governo siciliano assieme ai fascisti ripuliti Una mostruosa ammucchiata tra la destra e la "sinistra" borghese Lottiamo per abbattere il governo neofascista dell'imbroglione e falso meridionalista Lombardo Dal nostro corrispondente della Sicilia Il quarto governo Lombardo in soli 2 anni di legislatura è nato il 21 settembre. La sintesi degli scontri nel "centro-destra" siciliano lascia fuori dal governo il PDL, sia quello ufficiale, legato al neoduce, che in Sicilia fa capo alla corrente Schifani-Alfano che il PDL-Sicilia, fondato dal sottosegretario Gianfranco Micciché. Mentre il PD, che appena due anni fa aveva "combattuto" l'attuale governatore definendolo spregiudicato clientelista, oggi si profonde in elogi dell'esecutivo appena nato. Gli assessori Dei 12 assessori "tecnici", 4 sono riconducibili direttamente all'MPA di Lombardo: gli ex-magistrati Massimo Russo e Caterina Chinnici, l'avvocato Gaetano Armao, contro il quale il PD qualche tempo fa aveva presentato una mozione di sfiducia per conflitto d'interesse nella vicenda miliardaria degli inceneritori. Massimo Russo dovrebbe essere riconfermato alla Sanità, il Welfare andrebbe a Caterina Chinnici, e a Gaetano Armao sarebbe assegnata la delega all'Economia. All'MPA è riconducibile anche il docente universitario Elio D'Antrassi che forse andrà all'agricoltura. Marco Venturi, Pier Carmelo Russo e Mario Centorrino, anche loro riconfermati, sono attribuibili al PD. Questi assessori dovrebbero segnare con la loro presenza l'ingresso ufficiale del PD nel governo regionale, eppure c'erano già nel Lombardo-ter (del quale, ufficialmente, il PD era oppositore) e Venturi persino nel Lombardo bis, sostenuto da una maggioranza PDL-MPA-UDC. A quest'ultimo andrebbero le attività produttive, a Pier Carmelo Russo le infrastrutture e a Centorrino l'istruzione. Il PD ha indicato anche il prefetto di Palermo Giosuè Marino, al quale potrebbe andare la delega all'energia. In quota UDC, area Casini, c'è Andrea Piraino, che potrebbe andare agli Enti locali. Vicino all'Api di Rutelli viene indicato Sebastiano Messineo, che andrebbe ai Beni culturali. Vicini a FLI di Fini gli assessori Gian Maria Sparma e Daniele Tranchida, ai quali andrebbero rispettivamente l'assessorato al Turismo e al Territorio. Il ruolo del PD e i nuovi equilibri dei partiti borghesi in Sicilia Soddisfattissimo il governatore che, dopo una trattativa durata mesi senza possibilità di sbocco della crisi, era ormai al capolinea e che grazie a una capillare opera di compravendita, allargata a tutto l'arco parlamentare siciliano è riuscito a racimolare il necessario appoggio istituzionale per continuare ad occupare la poltrona. E questa volta il Lombardo quater sembra avere i numeri per continuare indisturbato il suo disastroso mandato a danno dei siciliani: "I miei amici all'Ars sono 50", afferma il governatore, su un totale di 89 deputati. Il PD è il partito che fornisce a Lombardo l'appoggio maggiore, con i suoi 27 deputati. Giuseppe Lupo, segretario regionale del PD, giustifica in questo modo il mercimonio di voti sulla pelle dei siciliani: "Il centrodestra è stato fatto a pezzi e si è autoribaltato, ha ridotto questa regione a una condizione economica e sociale disastrosa. Questo ci spinge ad una assunzione di responsabilità. Ci spinge a provvedere alla necessità di riforme importanti con un progetto di rilancio dello sviluppo economico". Le vicende che ruotano intorno al confezionamento del nuovo governo hanno costretto alcuni noti personaggi dell'"antimafia" siciliana a gettare definitivamente la maschera e a rivelarsi per quello che sono, degli imbroglioni patentati. È il caso del senatore del PD Giuseppe Lumia "simbolo" dell'antimafia siciliana, adesso principale artefice dell'alleanza del PD con il governatore indagato per mafia. La fuorviante parola d'ordine di Lumia è "portare l'antimafia al governo della Sicilia", ma si parte male dal momento che il senatore stesso sulle domande relative all'indagine in corso su Lombardo ribattere che si tratta solo di "indiscrezioni stampa sempre negate nelle audizioni dei magistrati di Catania in Commissione antimafia di cui sono membro". Però è anche vero che su reati di mafia i magistrati possono negare l'iscrizione nel registro. In ogni caso è l'analisi politica che deve guidare, oltre le vicende giudiziarie, per comprendere da che parte stanno i governi, ed è indubbio che Lombardo ha fatto scelte politiche che hanno favorito la mafia. In ogni caso è recentissima la vicenda di Michele Cimino, ex-vicepresidente ed ex-assessore all'economia del Lombardo ter, raggiunto da un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa. Tra coloro che si sono spesi per l'alleanza con Lombardo, il capogruppo del PD all'Ars Antonello Cracolici e l'ex segretario regionale Francantonio Genovese. Contrario il senatore Enzo Bianco, ex sindaco di Catania e acerrimo avversario elettorale del governatore, per il quale Lombardo è colonna portante del governo Berlusconi e i "suoi metodi sono gli stessi, forse solo più arroganti e monolitici, dei suoi alleati di sempre". Sullo sfondo di questo "duro" dibattito in seno ai vertici siciliani del PD le elezioni amministrative a Catania nel 2011. Pezzi del PD catanese vorrebbero candidare Bianco, ma il progetto di alleanza elettorale tra MPA e PD in Sicilia, al quale sta puntando il governatore e da lui rivelato apertamente durante la recente festa del PD a Palermo con queste chiare parole: "Insieme al PD possiamo vincere tutte le elezioni, alla Regione, al Comune di Palermo e nelle Province", rischia di fare fuori definitivamente dai giochi elettorali l'ex-sindaco del capoluogo etneo. Ma al di là dei malumori siciliani e romani di alcuni settori del PD, il governo, comunque, gode dell'appoggio dei massimi vertici del partito da Bersani ad Anna Finocchiaro. Due sono poi i voti dei rutelliani dell'API. La reazione più dura è stata quella dell'IDV siciliano Fabio Giambrone che ha dichiarato: "La posizione da parte del Partito Democratico di appoggiare il Lombardo-quater in Sicilia è la conferma del tradimento degli elettori". Il segretario regionale del PRC, Luca Cangemi, ha dichiarato: "La gran parte del PD è ormai da tempo avvolta nella ragnatela del governatore, il nuovo governo è un altro passo sulla via di una subalternità sempre più grave", chiedendo lo scioglimento dell'assemblea siciliana, cosa che, tuttavia, non appare di facile ottenimento, dal momento che il governatore ha la maggioranza assoluta in aula. Accanto a quelli del "centro-sinistra" ci sono per il governatore i sei voti raccattati tra i fascisti ripuliti, i finiani Alessandro Aricò, Carmelo Currenti, Luigi Gentile, Livio Marrocco, ai quali si aggiungono quelli di Giulia Adamo e Giovanni Greco, smarcatisi da Gianfranco Micciché. Il nuovo governo ha, dunque, scardinato i vecchi equilibri anche nel "centro-destra" siciliano. Il PDL si divide in tre: il Partito del Popolo siciliano di Micciché e il PDL che si riconosce nelle posizioni del presidente del Senato Renato Schifani e del ministro della Giustizia Alfano, entrambi all'opposizione e infine Futuro e Libertà per l'Italia di Gianfranco Fini che appoggia Lombardo. Lo scudocrociato si spacca definitivamente in due aree: ala Mannino-Cuffaro-Romano, quest'ultimo ex-segretario regionale dell'UDC, ostile al governo, e l'ala Casini-D'Alia che invece lo sostiene. I "ribelli" dell'UDC, che contano su otto deputati, formeranno in aula il gruppo Italia Domani. Il progetto antipopolare del Lombardo quater A qualsiasi aspirazione demagogica si voglia attribuire questo nuovo mostro governativo antipopolare una cosa appare evidente, quando si focalizza l'analisi sulla sua origine: il Lombardo quater è potuto nascere soltanto dal degrado della politica e delle istituzioni borghesi del regime capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista, razzista e interventista, nel quale ai rinnegati nipotini del Pci revisionista sembra normale sedere a fianco dei fascisti ripuliti. Ed è proprio sul progetto del federalismo che la vergognosa ammucchiata tra la destra e la "sinistra" borghese siciliane, di cui fanno parte MPA, PD e fascisti ripuliti si incontra. In questo senso il Lombardo quater è un governo assolutamente politico di stampo neofascista, che sembra proporsi come un laboratorio e un modello per lo stesso governo nazionale. Nel suo discorso di presentazione e in diverse interviste Lombardo lo ha detto chiaramente che tutte le riforme hanno l'obbiettivo dell'attuazione del federalismo anche in Sicilia. La prima riforma che verrà attuata sarà una "cura dimagrante" seria della Regione, con destrutturazione dell'apparato burocratico e amminstrativo, leggasi licenziamenti che colpiranno parte dei 21.000 dipendenti regionali, con l'obbiettivo del decentramento di competenze ai comuni. Lombardo non dice quali saranno le competenze che la regione intende trasferire ai comuni, ma si suppone che il decentramento non sarà supportato da un concomitante aumento dei fondi stanziati per i servizi alle masse popolari, ma si andrà piuttosto verso un'ulteriore privatizzazione e un aumento dei costi dei servizi a carico degli utenti. Il centralismo nazionale, ha spiegato il governatore non può essere abbattuto perché al suo posto si irrobustisca e rinasca il centralismo regionale: "Al decentramento federale deve seguire - afferma Lombardo - il decentramento regionale". In sostanza il completamento a livello regionale della destrutturazione dell'apparato amministrativo dello Stato unitario. Il primo passo sarà il seguente: alla scadenza del mandato le province saranno sostituite dai consorzi dei comuni, che hanno il compito di "razionalizzare e risparmiare". Ci possiamo aspettare con tutta ragionevolezza che nelle strutture semplificate dei consorzi, sulle quali, tuttavia nulla ancora il governo dice, si inseriranno società private di gestione? Forse società in mano alle lobbies dei settori dei servizi o addirittura in mano alle cosche mafiose? Da diverse dichiarazioni del governatore si comprende che il problema principale della borghesia federalista e filomafiosa di cui è espressione il Lombardo quater è quello di premere sul governo nazionale perché le regioni del Sud abbiano le stesse competenze che la Lega pretende per le regioni del Nord "che si autogovernano in tante materie - afferma Lombardo - avranno molti benefici, mentre per le regioni del sud queste competenze continuano a restare in mano al governo centrale". Lombardo esprime chiaramente la preoccupazione, ad esempio, che i soldi per il Sud non siano governati dalle Regioni meridionali, ma dal governo nazionale a trazione leghista. Però di soldi ne sono arrivati tanti in Sicilia negli ultimi dieci anni. Otto miliardi e mezzo di euro: in lire, per avere un'idea, sarebbero stati sedicimila miliardi. Questa impressionante quantità di denaro è stata spesa, sulla carta, per modernizzare i trasporti ferroviari, rendere efficiente l'assistenza sanitaria, completare la rete idrica, promuovere le energie rinnovabili e rilanciare il turismo. Nei fatti è servita solo ad ingrassare le lobbies che gestiscono i fondi pubblici in ogni settore dell'isola e non è stata certo gestita a favore delle masse popolari. E ancora in programma la "riforma" delle aree industriali e agricole con "alleggerimento" amministrativo degli innumerevoli enti, riducendone il personale. Il rilancio del progetto del Ponte sullo Stretto sul quale il governatore chiede un'accelerazione da parte del governo centrale. Guarda caso, la stessa bandiera neofascista e federalista oggi agitata dall'inedita ammucchiata tra destra e "sinistra" borghese siciliane targata Lombardo-Lumia è stata sventolata da un pezzo della neo-opposizione, quella facente capo a Micciché. Quest'ultimo per non farsi scavalcare dall'asse PD-MPA è definitivamente costretto a venire allo scoperto con il progetto di un Partito del Sud: "È arrivato il momento di rendere concreto il nostro lavoro degli ultimi due anni. Abbiamo il dovere - sostiene Micciché - di fare qualcosa per la nostra Sicilia e per tutto il Sud Italia". Il progetto deve anche superare lo Stretto: "Dopo quello siciliano devono nascere il Partito del popolo calabrese, quello campano, e così via. Poi si fa un'assemblea costituente per il 'vero partito del Sud'". I compiti del PMLI in Sicilia Si aprono per il PMLI in Sicilia spazi di manovra politica molto importanti. Sul piano propagandistico dobbiamo denunciare senza sconti per nessuno a livello regionale e locale le ripercussioni sulle masse lavoratrici e popolari dei provvedimenti di questo governo che risponde solo agli interessi delle varie correnti della destra e della "sinistra" borghese. Dobbiamo fare la nostra opera di convincimento soprattutto sulla base sensibile del PD, sulla base del PRC, del SEL, del PDCI, dell'IDV ecc. Il nostro obbiettivo è quello di riunire intorno alla parola d'ordine "lottiamo per abbattere il governo neofascisita dell'imbroglione e falso meridionalista Lombardo", il massimo consenso tra le masse lavoratrici, pensionati, disoccupati, precari, studenti, i sindacati e i movimenti, le forze politiche, sociali, culturali, religiose antifasciste, antimafiose, democratiche e progressiste, indipendentemente dalle loro posizioni ideologiche e sociali, per una mobilitazione di massa popolare con l'obbiettivo di mandarlo a casa. Nelle città e nei luoghi di lavoro, di studio, di vita dove siamo presenti dobbiamo occuparci seriamente e con continuità dei problemi concreti delle masse a cominciare dal lavoro, la sanità, l'acqua, la scuola, la battaglia contro il Ponte sullo Stretto. Il PMLI in Sicilia deve emergere come il più strenuo difensore degli interessi immediati e a lungo termine delle masse popolari e nemico inconciliabile dei governi locali, regionali e centrale, del capitalismo e delle istituzioni borghesi, come il partito del cambiamento sociale e dell'Italia unita, rossa e socialista. 29 settembre 2010 |