Depositati gli atti di indagine su alcuni imputati Coinvolti nel "Sistema Sesto" il vertice del PD e le Coop Si allunga la lista degli indagati. A Penati un milione e 400 mila euro di tangente per la campagna elettorale Tra le carte dell'inchiesta spuntano i nomi di Bersani e D'Alema L'avviso di chiusura indagine notificato dalla procura di Monza l'8 novembre scorso ad alcuni imputati di secondo piano coinvolti nell'inchiesta sul cosiddetto "Sistema Sesto" inerente il colossale giro di tangenti ruotato intorno alla mega speculazione immobiliare delle ex aree industriali della Falck e Ercole Marelli di Sesto San Giovanni e l'acquisizione dell'autostrada Milano-Serravalle da parte della Provincia di Milano, allunga nuove ombre sulla "corruzione gravissima" messa in atto dall'indagato principale, l'ex sindaco di Sesto San Giovanni, Filippo Penati, divenuto poi presidente della Provincia di Milano e capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani. Lo scenario politico-giudiziario che si prospetta all'orizzonte appare molto più inquietante di quanto non sia emerso finora soprattutto perché il prosieguo delle indagini chiamano direttamente in causa i vertici del PD con alla testa Bersani e coinvolgono in pieno anche la Lega delle Coop. Si tratta di "un sistema tangentizio, tuttora operante" che "dal livello comunale" arriva fino alla "direzione centrale del Partito Democratico" si legge fra l'altro in uno degli atti depositati dai Pubblici ministeri (Pm) di Monza Walter Mapelli e Franca Macchia. Le intercettazioni di una quindicina di indagati tra cui spiccano Penati, il suo braccio destro Giordano Vimercati e imprenditori del calibro di Luigi Zunino e Bruno Binasco del gruppo Gavio delineano "un quadro impressionante, per continuità ultradecennale e rilevanza delle somme promesse, di accordi, progetti e pagamenti illeciti" che, secondo la procura sono parte integrante di una vera e propria "rete parallela occulta tra politica e imprenditoria" e sono alla base di un "sistema tangentizio" che parte dal "gruppo dirigente sestese" passato nel 2004 in blocco in Provincia, dove "con l'appoggio della stessa Banca Intesa presente nella vicenda dell'area Falck", si conclude l'operazione Serravalle con Gavio-Binasco. E arriva con Penati e il "collettore Renato Sarno", fino a "imprenditori nazionali come Itinera-Gavio e Risanamento" e "alla direzione centrale Pd". Ed è proprio sul fronte della cosiddetta "autostrada dei miracoli" che il 13 dicembre gli inquirenti hanno effettuato oltre una ventina di perquisizioni con nuove ipotesi di accuse corruttive che portano a un milione e 400 mila euro la tangente destinata a finanziare la campagna elettorale di Penati. L'operazione eseguita dalla Guardia di Finanza ha portato all'iscrizione di nuovi nomi sul registro degli indagati accusati di corruzione. Tra questi spiccano il banchiere Guido Roberto Vitale, che all'epoca fu incaricato di stabilire la congruità dell'offerta fatta da Penati al gruppo Gavio per acquistare le azioni della Serravalle Autostrade Spa che vennero pagate sette volte il prezzo di mercato stabilito pochi mesi prima, in tutto 238 milioni di euro con una plusvalenza, per il gruppo Gavio, di circa 170 milioni. Mentre a Vitale la consulenza redatta nel giro di sole 12 ore gli fruttò ben 80 mila euro per l'incarico di assistenza sulla quotazione in Borsa e, dopo la conclusione dell'acquisto, altri 120 mila euro per "certificare" la congruità del prezzo delle azioni. Indagato anche l'immobiliarista Matteo Giuseppe Cabassi, accusato di concorso in corruzione, per aver venduto, grazie a una provvidenziale "soffiata", la nuova sede di Assago alla società autostradale. Dello stesso reato deve rispondere anche Paolo Colombo, presidente dell'Enel, chiamato in causa in qualità di presidente di Sintesi, una società del gruppo Cabassi, e destinatario dell'informazione riservata "concernente la ricerca dell'immobile per la nuova sede della Milano Serravalle". Una nuova informazione di garanzia infine è stata recapitata anche all'architetto Renato Sarno, considerato il collettore dei finanziamenti a Penati. Anche Sarno, come Massimo Di Marco, ex amministratore delegato della Milano Serravalle e attuale amministratore delle Tangenziali milanesi, ha usufruito, secondo gli inquirenti, dell'affare sull'autostrada, il primo grazie a ben remunerate consulenze, il secondo attravero una ristrutturazione gratuita dell'appartamento. Uno scenario confermato anche dalle testimonianze rese dal boss del trasporto locale Piero Di Caterina e dal costruttore Giuseppe Pasini: i due imprenditori ex alleati e sostenitori di Penati che ad un certo punto non potendo più fare fronte alle continue richieste di tangenti hanno deciso di denunciare tutto alla magistratura trasformandosi nei principali accusatori di Penati e della sua banda. Nel giugno 2010, Di Caterina, interrogato dal procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, rivela nuovi particolari inerenti il losco rapporto d'affari che lega Penati al gruppo Gavio. "Io - ricorda Di Caterina - sono stato anche a Tortona, dove c'era Marcellino Gavio, perché dovevo recuperare questi soldi prima che morisse" e inoltre "Ho incontrato Gavio da Penati". Circostanza che conferma in pieno l'ipotesi investigativa secondo cui Piero Di Caterina, che doveva avere dei soldi da Penati, fu indirizzato dallo stesso ex sindaco di Sesto da Bruno Binasco, manager del gruppo Gavio, che in effettì saldò il conto come se fosse in debito con Penati. Tant'è che quando il Pm Greco chiede a Di Caterina perché: "questi signori, che sono degli imprenditori, si devono preoccupare del benessere di Penati?". La risposta è quasi scontata: "Perché loro - ha confermato l'imprenditore - hanno fatto l'operazione Serravalle". Marcellino Gavio, ora defunto, riuscì a vendere alla Provincia di Milano (presidente Penati) le sue azioni dell'autostrada Milano-Serravalle a un prezzo di gran lunga superiore al loro valore reale e pochi giorni dopo impiegò parte della faronica plusvalenza per finanziare la scalata della Unipol di Giovanni Consorte alla Banca Nazionale del Lavoro. Circostanza comprovata da prove e testimonianze inoppugnabili che inducono gli inquirenti a ipotizzare un collegamento tra il "sistema Penati" e i vertici dei DS prima e del PD poi. Non solo. In mano agli inquirenti ci sono elementi concreti che chiamano in causa Bersani fino a ipotizzare che fu proprio il segretario del PD, circa un anno prima dell'operazione Serravalle, a mettere in contatto Gavio e Penati. Dalle carte emerge anche il pesante coinvolgimento della Lega delle Coop e in un verbale di interrogatorio in particolare viene tirato fuori anche il nome dell'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema. Dalle intercettazioni effettuate nel giugno 2011, sottolinea la procura, emerge anche "la spregiudicatezza delle Coop e di Omer Degli Esposti (vicepresindente delle Ccc, ndr.) nell'acquisizione di lavori" a Sesto. Si parla di "affari condotti in modo sospetto come l'aggiudicazione dei lavori per la Brebemi" ossia il collegamento autostradale Brescia - Bergamo - Milano che rappresenta uno dei più ricchi appalti del nord Italia e che è alla base di un nuovo filone di indagine. Illuminante in tal senso è la testimonianza di Giuseppe Pasini, il costruttore sestese, ex proprietario della gigantesca area Falck ma anche titolare di una cospicua serie di operazioni sul territorio della città. Pasini parla degli emissari dei DS-PD e delle Coop e dice: "Era gente che arrivava tutta insieme e si attaccava all'osso perché era un osso abbastanza grosso che volevano rosicchiare... Non so come si dividessero i soldi, per me era un blocco di gente tutta uguale". Sul ruolo di Francesco Agnello e Gianpaolo Salami, i due "consulenti" legati alle Coop a cui dovette versare tangenti, Pasini ha precisato che: "non li ho certo scelti per la particolare esperienza nella commercializzazione di aree industriali dismesse... Tutte le fatture si riferiscono a prestazioni fasulle... in sostanza il contratto è falso: ho pagato questi qui perché le cooperative se ne andassero fuori dai piedi o comunque riducessero le loro pretese nell'affare". 18 gennaio 2012 |