Il governo Monti aumenta di un anno l'età di pensionamento dei minatori I minatori del Sulcis: "Siamo pronti a dare battaglia" Al tecnico liberista borghese Mario Monti interessa solo abbattere il debito dello Stato. Della vita dei lavoratori non gliene importa assolutamente nulla. Ne è prova la decisione assunta dal consiglio dei ministri di aumentare da 55 a 56 anni i requisiti per la pensione di vecchiaia e a 37 anni di contributi la soglia per la pensione di anzianità per i minatori. Il risparmio previsto è modesto, data l'eseguità numerica della categoria, ma il danno per i lavoratori interessati è grande. Il lavoro in miniera è molto duro e pericoloso: allungare la vita lavorativa di un anno dei minatori non può non incidere sul loro stato di salute. È una misura profondamente ingiusta e odiosa che colpisce in modo particolare la Sardegna, più esattamente il Sulcis Iglesiente dove si trova il grosso delle miniere del nostro Paese e dove nei mesi scorsi i minatori hanno condotto una battaglia durissima ed esemplare per scongiurare la chiusura dei siti minerari. Non l'hanno presa affatto bene i diretti interessati. "Stanno finendo di ammazzare i morti, ma non glielo permetteremo - ha affermato Giancarlo Sau, minatore e delegato RSU CGIL -. Se la prendono con la parte più debole del Paese, ma se pensano che tutto possa passare sopra le nostre teste in questo modo si sbagliano di grosso. Come abbiamo fatto in passato - ha aggiunto - siamo pronti a dare battaglia anche questa volta". Dire a un minatore con trent'anni di servizio e una serie di acciacchi fisici che deve lavorare ancora un anno in sottosuolo significa "costringerlo ai lavori forzati" Sandro Mereu, minatore da vent'anni e delegato FILCTEM nella RSU puntualizza da par suo: "Consideriamo questa iniziativa una mancanza di rispetto nei nostri confronti, e siamo pronti a far sentire la nostra voce e le nostre ragioni come abbiamo fatto nel recente passato". Il riferimento è all'occupazione della miniera per otto giorni consecutivi a oltre 400 metri sotto terra. Ribadisce Stefano Meletti, anch'egli protagonista dell'ultima occupazione: "non è pensabile chiedere a un uomo che ha 57 anni di continuare a lavorare sottoterra. Ne va della sua salute e dello stesso lavoro". E poi, domanda: "Ma quanto si risparmia tenendo queste persone in servizio dato che le miniere in Italia non sono certo tantissime?". Tra l'altro non va dimenticato che i minatori pagano di tasca propria le cosiddette marche pesanti. Perciò è sacrosanto che chi ha versato i contributi richiesti possa andare in pensione senza ulteriori aggravi. C'è un altro aspetto importante della questione messo in chiaro da Francesco Garal, segretario FILCTEM del Sulcis: "In organico ci sono parecchie persone che hanno maturato i requisiti per andare in pensione. Ebbene, contavamo nel turn-over per rilanciare la produzione con l'inserimento di nuove profesionalità e incrementare la produzione invece in questo modo non ci può essere sviluppo, ma solo danno economico e sociale". C'è la volontà di reagire. Nei prossimi giorni faremo "le assemblee - conclude Garal - per pianificare le azioni in difesa dei diritti dei minatori", pensione compresa. 7 novembre 2012 |